Più rispetto reciproco per l’ambiente in cui viviamo e maggiori opportunità per tutti.
ono tante le cose accadute in questi ultimi mesi e che lasceranno il segno nella nostra società, in tutti i sensi ed in ogni direzione: in quella politica, sociale, economica ed anche culturale. Spero fortemente che tutte le considerazioni che si faranno e le relative scelte da compiersi vadano nella direzione di ristabilire un modello più equo di società, piu equilibrato, teso a contrastare diseguaglianze inaccettabili, caratterizzato da maggiore solidarietà ed opportunità per tutti, nel rispetto reciproco e di quello fondamentale dell’ambiente in cui viviamo per noi e per i nostri figli. Ecco perché auspicavo e tuttora auspico che tutte le forze politiche trovino il massimo delle convergenze nell’ambito delle decisioni volte a realizzare non solo le misure di contrasto alla pandemia, ma soprattutto quelle fondamentali di rilancio dell’economia. Cosa assai ardua, ma che dovremmo tutti sforzarci a fare.
Gli obiettivi che si dovrebbero proporre oggi e nella prospettiva, devono avere per quanto ci riguarda due presupposti fondamentali: il primo, prioritario, è la sconfitta del virus ed una convivenza sociale caratterizzata, fino al suo debellamento totale, al più alto grado di sicurezza; quindi operare per aperture controllate e verificate, accompagnate inoltre da grande responsabilità individuale e collettiva. Azione che, fino ad ora, anche se anche con qualche smagliatura, ha funzionato piuttosto bene; lo dicono i numeri statitistici dell’andamento dell’epidemia e gli stessi apprezzamenti della comunità internazionale.
La seconda questione è quella di non abbandonare nessuno, ma proprio nessuno, cittadini, famiglie, imprese dal punto di vista della sopravvivenza economica e del suo immediato rilancio. E tutto ciò con il pieno coinvolgimento della Comunità Europea, considerando l’enorme sforzo finanziario in gioco e la condizione economica specifica del nostro Paese, che non solo non ha smaltito l’onda lunga della crisi del 2008 ma ha continuato a mantenere un altissimo debito pubblico da rimborsare, sia agli operatori stanieri che nazionali, i cui interessi deprimono inevitabilmente la nostra capacità di investimento. Abbiamo perciò apprezzato le norme che i vari decreti che sono stati messi in campo, proprio perché indirizzati a quegli obiettivi, sopra citati. Ma pur considerando la positività degli interventi decisi e le difficoltà e le complessità relative, ne abbiamo criticato anche duramente tempestività e tempi di attuazione. Ci auguriamo, e questa è la prima e grande questione che un Paese moderno deve saper affrontare e risolvere, come evitare gli intoppi burocratici e come effettuare una seria semplificazione delle procedure, che nel dare chiarezza e trasparenza alle attuazioni, ne accorcino tempi e passaggi. L’altra grande questione è “riconsiderare la gestione e il rapporto che il Paese deve avere con il“Servizio Pubblico”. Qui ne parlo, avendo a riferimento solo due particolari servizi, poiché in termini generali tale questione è assai complessa e condizionata dalle diverse ideologie e da differenti orientamenti politici. “I Servizi Pubblici”, i cui lavoratori coinvolti oggi sono osannati giustamente come eroi, perché ci stanno accudendo negli ospedali pubblici per salvarci la vita lottando contro il Virus, e dall’altro chi ogni giorno ci mette l’anima per mettere in sicurezza il territorio e la cittadinanza, quali le forze di Polizia e quelle preposte a compiti simili. Per quanto riguarda questi delicati servizi, facciamo troppo in fretta ad osannare il loro compito e sempre troppo in fretta poi, dimenticarci di riempire il vuoto degli organici, il vuoto dei rinnovi contrattuali sino al vuoto, paradossale, dei serbatoi delle macchine di servizio. Ma ancor peggio, per la sua valenza, per il Servizio Sanitario, dove si è voluto scientamente intervenire più che altro per depauperarlo a favore della Sanità Privata con tutte le ricadute negative che ciò ha comportato per i cittadini e per l’intero Paese. Ecco cosa intendo per “riconsiderare”: significa rivedere le categorie di intervento e di obiettivi specifici, che non possono esaurirsi semplicemente con un “bravi e grazie” ma per converso con importanti interventi di rilancio tramite sempre e comunque di investimenti concreti.
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