Professor Battaglia, lei è un chimico-fisico. Tuttavia ha scritto un capitolo molto interessante nel libro intitolato «Clima, basta catastofismi» pubblicato dall’Editore 21mo Secolo. Secondo alcuni suoi detrattori lei non è competente in materia di climatologia e quel che dice in proposito non è attendibile. Cosa risponde?
Per dire quel che io dico non bisogna essere climatologi. Io semplicemente osservo che non hanno provato la loro asserzione i climatologi che asseriscono di aver provato che la causa dell’attuale riscaldamento globale sono le emissioni antropiche di CO2. Questa asserzione è fondata su risultati di modelli climatici che, purtroppo, si sono rivelati errati: quei modelli non ricostruiscono correttamente la temperatura globale del passato. Inoltre, hanno fallito quando, circa vent’anni fa, avanzarono previsioni sull’evoluzione della temperatura globale dei decenni successivi: le temperature effettive misurate negli ultimi vent’anni sono di circa mezzo grado inferiori a quelle previste dai modelli.
Su cosa si fonda allora la convinzione che l’attuale riscaldamento globale sarebbe causato dalla CO2 antropica?
Si fonda sul fatto che i modelli, quando contengono tutte le possibili cause naturali, calcolano una evoluzione della temperatura del periodo 1950-2000 che è inferiore alle misure reali. Asseriscono allora i modellisti che la differenza tra realtà e modello è dovuta alle emissioni antropiche di gas-serra. Questa conclusione sarebbe corretta se ci fosse la certezza che i modelli siano corretti, ma non lo sono, come detto sopra: di tutta evidenza nei modelli non sono inclusi tutti i forzanti naturali.
Ma non si rendono conto i modellisti della discrepanza?
Certo che se ne rendono conto! Infatti quando quelli come me li sfida ad un confronto pubblico, essi si rifiutano. Hanno recentemente agito così i climatologi dell’Accademia dei Lincei: per il novembre 2019 avevano organizzato un convegno sul tema, e quando alcuni miei colleghi e io chiedemmo d’intervenire con una piccola relazione, hanno preferito cancellare il convegno.
Lei ha tradotto in italiano un libro del Prof. Fred Singer, grande fisico dell’atmosfera statunitense, il Prof. Fred Singer, dal titolo «La natura non l’attività dell’uomo, governa il clima». Può spiegarci perché, secondo lei, il clima non è governato dalle attività umane?
Le ragioni sono moltissime. Intanto, le uniche attività umane che potrebbero aver avuto influenza sul clima sono quelle degli ultimi settant’anni. Prima di allora, l’uomo immetteva in atmosfera gas-serra in quantità nulle o insignificanti. Ma prima di allora, il clima cambiava. Dodicimila anni fa il pianeta era immerso in un’era glaciale, dalla quale cominciò a uscirne fino a raggiungere nel corso di circa un paio di millenni, temperature dell’ordine della decina di gradi superiore, e livello dei mari di oltre 100 metri più elevato, fino a stabilizzarsi, entrambi, ai valori circa uguali agli odierni. È chiaro che questo cambiamento climatico fu d’origine naturale. Anche quella che ho chiamato stabilizzazione, in realtà non era tale, ma vi sono state oscillazioni millenarie, secolari, e decennali. D’origine certamente naturale sono stati i periodi caldi olocenico, romano, e medievale; e anche la piccola era glaciale, un periodo di 2-3 secoli di clima freddo, con minimo ai primi del 1700. È chiaro quindi che il clima cambia,, che è la Natura a governarlo, e pretendere, oggi, un clima stabile è una pretesa senza fondamento. Ci si chiede, tuttavia, se per caso almeno il clima di questi ultimi 70 anni è stato governato dall’uomo. La risposta è: certamente no! Perché mentre le emissioni di CO2 sono aumentate senza sosta a cominciare dall’inizio dell’era industriale, il clima s’è comportato diversamente: a volte si scaldava e a volte si rinfrescava. Ad es., rinfrescava negli anni 1940-75, in pieno boom industriale, demografico e di emissioni; e negli ultimi vent’anni le temperature globali medie non sono aumentate come aumentarono nel periodo 1980-2000, sebbene le emissioni non siano diminuite (anzi sono aumentate).
Si parla tanto dell’anidride carbonica (CO2) come un gas-serra, ma si omette di dire che il gas-serra più importante è il vapore acqueo. Tra l’altro l’anidride carbonica è il cibo delle piante. Sbaglio?
Effettivamente, la concentrazione preindustriale di CO2 era di 300 ppm (parti per milione) e oggi è di 400 ppm, cioè è aumentata del 30%. Ma la CO2 contribuisce solo per 10% all’effetto serra, per cui le immissioni antropiche hanno aumentato la concentrazione di gas-serra di appena il 3%. Infine, ha detto bene: la CO2 non è un inquinante. Noi la respiriamo e, ogni volta che espiriamo ne emettiamo una notevole quantità. Inoltre la CO2 partecipa alla fotosintesi clorofilliana, una reazione in cui CO2, acqua ed energia solare producono ossigeno e tessuto vegetale: le piante sono fatte di CO2, che può così definirsi il loro cibo.
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