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Marzo/2020 - Articoli e Inchieste
Criminalità organizzata al Nord
La ‘ndrangheta nella Lombardia sudorientale
di Marco Scipolo

In questi anni, anche nelle province di Mantova e di Cremona la ‘ndrina calabrese Grandi Aracri di Cutro (Kr), attiva pure in Emilia-Romagna e in Veneto, ha esercitato la propria influenza e fatto affari, insinuandosi con minacce, incendi ed estorsioni nel tessuto economico-imprenditoriale del territorio, specialmente nel settore edile. La base della propaggine lombarda del gruppo ‘ndranghetista crotonese era un capannone situato a Pietole di Virgilio (Mn), dove i componenti del sodalizio malavitoso si incontravano per decidere programmi e strategie. Del 2015 è il blitz con gli arresti dell’Operazione Pesci, frutto delle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Mantova coordinate dai magistrati della Dda (Direzione distrettuale antimafia) bresciana. Poi il processo, dove è stato condannato per mafia – in primo e in secondo grado – anche il boss Nicolino Grande Aracri. Sull’indagine e sul processo Pesci e sulle proiezioni della cosca Grande Aracri nella Lombardia sudorientale, abbiamo intervistato la collega Rossella Canadè, giornalista della Gazzetta di Mantova e autrice del libro Fuoco criminale. La ‘ndrangheta nelle terre del Po: l’inchiesta (Imprimatur ed., 2017). Per il suo volume, nel 2018, ha ricevuto il premio speciale della giuria della sezione narrativa-saggistica del Premio letterario Casentino. Canadè ha firmato numerosi articoli d’inchiesta sulla ‘ndrangheta nel Mantovano, sull’indagine Pesci e sui suoi sviluppi. Originaria di Parma, in passato ha lavorato anche per l’Unità.

Canadè, cosa ha fatto scattare le inchieste sulla ‘ndrangheta nel Mantovano e nel Cremonese? Sono stati compiuti anche qui i cosiddetti “reati-spia” che hanno attivato le investigazioni?
Le indagini sono nate proprio dall’analisi dei “reati-spia”, in particolare degli incendi che sono il metodo classico della ‘ndrangheta per minacciare, intimorire, o per dare anche delle “lezioni” o dei “suggerimenti”. A Mantova, nel Mantovano, proprio intorno alla città, nell’hinterland, nel 2011 c’era stata una serie di incendi di veicoli, di furgoni e pure di macchine, che venivano sempre classificati come autocombustioni. Ce ne sono stati sei-sette. Venivano definiti autocombustioni in quanto gli stessi proprietari dei veicoli li definivano così, perché spaventati. Loro sapevano benissimo chi aveva ordinato di appiccare il fuoco. Gli investigatori non hanno subito messo in collegamento questi episodi. A farli mettere in collegamento è stato un particolare: questi proprietari di macchine erano imprenditori o piccoli imprenditori, muratori, che lavoravano nel settore edile ed erano calabresi, cutresi in particolare, oppure avevano rapporti con aziende gestite da cutresi. Gli inquirenti hanno cominciato ad indagare su queste autocombustioni un po’ strane. E ho iniziato anch’io, che mi occupo soprattutto di cronaca nera, a lavorarci su perché – nel consueto giro di telefonate alle forze dell’ordine e agli ospedali per sapere se fosse accaduto qualcosa di interessare per il giornale – una mattina un vigile del fuoco mi ha messo sulla buona strada.

Può illustrarci in quale modo?
Gli avevo chiesto cosa era successo durante la notte e lui mi ha risposto: «La solita autocombustione…», e si è messo a ridere. Io non capivo. Al giornale non interessa un’autocombustione. Lui ha aggiunto: «Ma secondo te, sono tutte casuali queste autocombustioni?». E continuava, insisteva. Finché, per fortuna, si è indispettito e mi ha detto: «Adesso ti mando un foglio con quelle che tu chiami autocombustioni, prova a indagare e poi mi dirai se sono ancora autocombustioni». Quindi, con un fax mi ha spedito gli elenchi degli interventi di incendi delle macchine degli ultimi sei mesi, evidenziandomi quelle che secondo lui non erano autocombustioni. Credevo fosse matto, ma ho cominciato a cercare di capire se tra questi incendi vi fossero dei collegamenti. Non sapevo che i carabinieri, a 500 metri dal mio giornale, stavano facendo la stessa cosa. Quindi, ho iniziato a lavorare su questo, e ho capito che il collegamento c’era. Quel vigile del fuoco mi aveva messo veramente sulla buona strada. Era l’estate-autunno 2011.

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