Paolo Miggiano
L’altro Casalese, Domenico
Noviello, i dovere della denuncia
Di Girolamo ed., 2019, pp. 178, € 16
In Italia se fai semplicemente il tuo dovere può finire che muori ammazzato. In alcune zone del nostro Paese, se fai il tuo dovere di cittadino finisce che diventi prima un problema e poi un eroe. Un eroe inconsapevole.
“Tutti lo chiamavano Mimmo e insegnava a guidare le auto ai ragazzi. Era un imprenditore ma la sua scuola guida l’aveva voluta a Castel Volturno, dove lo Stato per molti anni non c’è stato: al suo posto il clan di camorra”. Domenico Noviello fu uno di quegli uomini che non si piegò al potere della camorra e, con la schiena dritta, fece la cosa giusta: denunciare i suoi estorsori. Fu ucciso sette anni dopo aver fatto arrestare, nel 2001, chi voleva piegarlo, chi gli voleva far abbassare la testa”.
Una storia incredibile e assurda, eppure vera, di quanto accaduto a una persona perbene, ad un uomo integro, che non voleva subire l’arroganza dei malavitosi: Domenico Noviello era un Casalese. Un “altro” Casalese. Un vero Casalese. Non un componente del “clan dei casalesi” ma un cittadino onesto di San Cipriano d’Aversa, poco distante da Casal di Principe. Onesto come la maggior parte delle persone che vivono in quel territorio ma che a volte, per paura e per timore, subiscono la violenza del clan. Lui no, non ha voluto subirla. Paolo Miggiano ne ripercorre l’impegno antiracket ricostruendone la rettitudine morale.
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Giuseppe Varone
Delle cose più belle
Sampognaro e pupi ed., 2019, pp. 148, € 10
Il tema dei temi, uno degli argomenti centrali e addirittura decisivi nella vita di qualunque uomo: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, il racconto di un’educazione sentimentale, che è poi iniziazione alla vita, di un ragazzino di diciassette anni, Gianluigi, che ha i sogni, gli spasimi e gli sbattimenti che hanno tutti a quell’età. Un’età difficile e complicata, anche ambigua, persino. Un’età difficile perché non sei più un bambino e ti ritrovi a fare i conti con i grandi interrogativi della vita, con le grandi questioni esistenziali a cui però, ancora non riesci a dare una risposta definitiva. Un’età complicata perché cominci a sviluppare un senso critico che ti crea insofferenza. Un’età ambigua persino perché pur sentendoti già adulto non sai ancora niente della vita, non hai gli strumenti che solo l’esperienza ti può offrire, non conosci ancora le delusioni cocenti e non hai ancora assaporato l’amarezza di illusioni tradite e di sogni infranti. E allora quel ragazzino di cui parla Giuseppe Varone che ha diciassette anni e tutta la vita davanti in realtà siamo tutti noi, con le nostre debolezze, con le nostre esitazioni, con le nostre insufficienze perché tutti noi abbiamo avuto diciassette anni esattamente come Gianluigi che non è più un ragazzino ma non è ancora un uomo maturo e si trova ad attraversare quel territorio impervio “del non più e del non ancora”.
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Raffaele Cantone
Operazione Penelope
Mondadori, 2012, pp. 165, € 12.
“Verso le 11,30 mi chiamò il maggiore dei carabinieri del nucleo operativo di Napoli..alle “case celesti” di Secondigliano, un complesso di edilizia popolare, c’era stato un omicidio…Il cadavere era in sella a uno scooter… nuovo fiammante. Seppi poi che non era rubato… Poiché si vedeva il lato che non aveva urtato a terra, notai l’assoluta assenza di graffi. Ma a colpirmi furono soprattutto gli abiti di quel ragazzo: ai piedi aveva un paio di Hogan Interactive nuovissime…le avevo viste in un negozio poco tempo prima, mi erano piaciute ma di fronte al prezzo di oltre 200 euro avevo pensato che forse non erano così indispensabili. Anche i jeans erano di marca così come la t-shirt stampata che avevo visto più volte pubblicizzata su un noto settimanale…”
Nel libro Operazione Penelope Raffaele Cantone racconta come la camorra, sia cambiata e si sia lentamente trasformata: da organizzazione di strada fatta spesso da gang urbane a mafia imprenditrice, accantonando in parte le tradizionali attività criminali come usura, spaccio, contrabbando e specializzandosi in attività molto più redditizie: edilizia e distribuzione del latte Parmalat nel caso del clan Zagaria.
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Pino Arlacchi
La vita di Tommaso Buscetta ADDIO COSA NOSTRA
Chiarelettere, 2019, pp. 276, € 16
Il boss dei due mondi, un uomo d’onore, un mafioso ma anche un traditore, il traditore, la prima gola profonda della Cosa Nostra siciliana, colui che decise non di pentirsi ma di collaborare con lo Stato quando lo Stato aveva il volto del dottor Giovanni Falcone, il testimone implacabile che nell’aula di giustizia del maxi processo punta il dito platealmente contro Pippo Calò, suo vecchio amico e sodale all’interno dell’organizzazione mafiosa, che non regge il confronto perché lui, Don Masino Buscetta che all’interno della Cosa Nostra è sempre stato un soldato semplice, si presenta davanti ai giudici e alle gabbie con tutto il carisma di un vero capo: la vita di Tommaso Buscetta è diventato un libro, ADDIO COSA NOSTRA in cui l’autore, il sociologo, Pino Arlacchi, considerato una delle massime autorità in tema di sicurezza al mondo, racconta in modo preciso e dettagliato la vita di colui che per la prima volta ha svelato i segreti e la struttura di Cosa Nostra.
27 capitoli da leggere tutti d’un fiato. Dalla prima pagina che si apre con un frase molto chiara: “Non sono un pentito. E non sono una spia né un informatore,,,” fino all’ultima: “Non conosco la paura. Questo sentimento mi è estraneo…”
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