“I ferri del mestiere” nel racconto di alcuni grandi reporter
La montagna, il trekking, i rifugi, le malghe e poi una serie di incontri con autori e giornalisti di grande interesse, tutti con storie insolite e significative da raccontare e che vale decisamente la pena conoscere. Tutto questo, e anche di più, è Geografie sul Pasubio, una scuola estiva di reportage che ogni anno si svolge a metà luglio circa, appunto sul Pasubio, nei luoghi conosciuti dalla storia, quelli della Grande Guerra, quelli dove passa la famosa strada delle 52 gallerie, tra la Val Terragnolo, Vallarsa e la Val Posina, il passo della Borcola e il Pian delle Fugazze.
Alcuni tra gli ospiti di quest’anno, per narrare i luoghi e i popoli: Simone Marchesi, professore associato di Letteratura Italiana all’Università di Princeton, in New Jersey. È l’attuale Presidente dell’American Boccaccio Association e dirige la rivista on line Dante Notes, uno degli organi della Dante Society of America, di cui è stato anche Consigliere.
Ha pubblicato saggi e due monografie su Dante, Boccaccio e Petrarca. Di recente ha curato l’edizione della traduzione italiana del monumentale commento di Robert Hollander alla Divina Commedia e successivamente la sua riduzione per le scuole superiori italiane.
In collaborazione con la moglie classicista, Ilaria Marchesi, ha pubblicato con Laterza Live in Pompei, un saggio di autobiofiction dedicato al ruolo che progetti pedagogici d’incontro con il mondo antico possono avere per il futuro delle discipline umanistiche.
Insomma un italianista che insegna negli Stati Uniti, il cui intervento aveva un titolo allusivo che non lascia dubbi: Dante reporter di guerra.
Prima di essere uomo politico e poeta e prima di essere un uomo politico e scrittore in esilio, Dante è stato un soldato, anzi un cavaliere. Nel giugno del 1289 ha preso parte, come uno dei feditori a cavallo dell’esercito guelfo, alla battaglia di Campaldino e si è trovato poi, nell’agosto dello stesso anno, all’assedio della rocca di Caprona. Quello della “vita militare” di Dante è un aspetto della sua biografia al quale non pensiamo spesso ma è forse importante tenerlo presente. Specialmente quando leggiamo l’Inferno, in cui non solo trovano spazio i ricordi delle battaglie in cui si era trovato Dante ma che racconta, esso stesso, un viaggio costellato di scontri, giostre, scaramucce, assedi, tutti momenti nei quali l’immaginazione del poeta costruisce finzioni che ricordano ai lettori la realtà della guerra. E questa è una realtà sempre amara per Dante, vista con gli occhi non di un vincitore, ma con quelli di un reduce. Con gli occhi di chi sa adottare – empatia rara – il punto di vista dei vinti.
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