Un terzo dei decessi che avvengono
ogni anno nel mondo per ictus,
cancro ai polmoni e malattie
cardiache è dovuto
all’inquinamento atmosferico
“L’inferno è una città assai simile a Londra, una popolosa e fumosa città”. Gli occhi del poeta Percy Bysshe Shelley non erano affatto romantici quando guardavano la sua terra. A sua volta, il suo amico Robert Southey, nel 1808, descriveva la capitale inglese come un “concentrato di nebbia stagnante, fumo di ciminiere, particelle di caligine, sterco di cavallo polverizzato”. Quando, dopo il 1870, il carbone divenne il combustile per eccellenza della Rivoluzione industriale, nuvole inquinate si diffusero nei cieli di tutta l’Inghilterra. Le Midlands inglesi vennero rinominate “Paese Nero”, la lavorazione del rame era responsabile di piogge acide con effetti devastanti su vegetazione e persone. Nella Gran Bretagna vittoriana, circa un quarto dei decessi era imputabile a patologie polmonari, perlopiù bronchiti e tubercolosi, aggravate spesso dalle condizioni dell’aria. “In epoca vittoriana - viene riportato in European Historical Statistics da B. R. Mitchell -, l’inquinamento dell’aria uccideva i sudditi di sua maestà a un tasso che, molto approssimativamente, si può calcolare tra le quattro e le sette volte superiore a quello degli anni Novanta relativo alla popolazione mondiale”.
Secondo il rapporto di Air quality in Europe 2018, un terzo dei decessi che ogni anno avvengono nel mondo per ictus, cancro ai polmoni e malattie cardiache è dovuto all’inquinamento atmosferico.
Abbiamo certo ridotto i fumi nocivi, almeno in occidente, ma li abbiamo sostituiti con altro. Oggi è partito un movimento planetario contro la plastica, a mio avviso in ritardo e ancora poco incisivo.
[...continua...]
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