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Fabbraio-Marzo/2009 - Laboratorio
“Tagli” necessari ma in tutti i settori
di Mauro De Marchi

Per una persona come me, che da oltre 33 anni si occupa di sicurezza, questo periodo storico appare assai preoccupante.
Innanzitutto stiamo assistendo al proliferare di “esperti” che trattano la materia in tutte le occasioni e affrontano le tematiche relative con molta approssimazione e improvvisazione, attraverso convegni, tavole rotonde, comitati spontanei e chi più ne ha più ne metta! A ciò va aggiunto che i nostri governati, a livello centrale, hanno individuato nelle politiche di taglio alla spesa pubblica l’unica ricetta per diminuire l’enorme debito pubblico. E così, Sanità, Scuola, Sicurezza, Enti locali ecc. sono destinatari di una incredibile operazione di ridimensionamento delle spese, operata da “creativi” che poco o nulla sanno dell’effettivo funzionamento degli apparati, e si limitano a “sforbiciare” i fondi messi a disposizione dei singoli settori.
Aggiungo che i signori dei tagli e gli esperti che affrontano questi temi, il più delle volte, sono le stesse persone.
Partendo da un approccio che non vuole e non deve essere ideologico, mi preme osservare che le politiche degli ultimi anni (almeno una decina se non di più!) stanno causando la perdita di enormi potenzialità a tutti i livelli e in tutto il settore degli apparati pubblici, soprattutto nell’ambito in cui mi reputo “conoscitore” (non “esperto”) della materia.
Gli spot degli ultimi tempi, inoltre, fanno entrare nello sconforto anche coloro, come il sottoscritto, che cercano di continuare a svolgere i propri compiti istituzionali... malgrado tutto. Alcuni esempi: “Metteremo 30mila soldati nelle strade italiane, contro la criminalità”; “Sarà proibito manifestare in prossimità di monumenti più significativi e di pregio dei luoghi di culto e di preghiera”...
Provo ad interpretare queste “boutades” ma faccio realmente molta fatica a non pensare che, di questo passo, per uscire dalla propria abitazione, con la scusa della salvaguardia della sicurezza, dovremo essere autorizzati da un’autorità superiore, e sarà anche molto difficile manifestare il proprio dissenso fuori dagli spazi consentiti.
Non vorrei, a questo punto, infilarmi nel cul de sac degli argomenti relativi alle politiche riguardanti l’immigrazione, alle scelte circa le problematiche dell’integrazione e neppure su come l’informazione stia gestendo questo settore. Mi sento però di lanciare una provocazione e garantisco il mio personale impegno a chiunque volesse far tesoro di quanto sto per proporre e si rendesse indispensabile ad affrontare l’argomento.
Parto dal presupposto che sono assolutamente convinto che sia necessario operare tagli a tutti gli sprechi (tanti) di denaro pubblico. Aggiungo che nel nostro Paese esistono strutture, in quasi tutti i settori, che sono doppioni l’una dell’altra e quindi “carrozzoni” che costano tanto, producono molto poco e servono soltanto a dare lustro e stipendi a più persone (in molti casi si tratta di “ricettacoli” di un vecchio retaggio culturale legato alle dinamiche politico-elettorali).
Nel settore sicurezza, comunque, credo sia giunto il tempo di scelte epocali, coraggiose, pragmatiche e... possibili, ma soltanto se chi decide di intervenire riesce ad andare oltre gli steccati ideologici e fa convergere le energie sul progetto.
Siamo nel Paese delle Polizie, sempre più numerose e frammentate. Vogliamo finalmente arrivare ad una sola Polizia dello Stato con tutte le attribuzioni diverse tra specialisti dei vari settori (penale, tributario, amministrativo, ecc.) e che sia un Corpo civile in tutti i sensi. A questo organismo andiamo ad aggiungere le Polizie locali, armonizzate da una legge Quadro nazionale che stabilisca i paletti in cui operare e lasci alle Amministrazioni locali la possibilità di organizzare tali Enti come meglio credono, assegnando dotazioni di mezzi, uomini e risorse commisurate alle effettive esigenze locali e particolari dei vari territori. Si aggiunga la presenza dei sindaci ai Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, si cerchi di conformare le leggi dello Stato all’esigenza di ottenere una rapida e sicura applicazione delle norme, certezza della pena in primis.
Diamo, infine, un taglio diverso all’informazione, cercando di favorire l’integrazione, magari evitando i titoli ad effetto quando l’autore di comportamenti illeciti è persona straniera. L’enfatizzazione di tali situazioni porta ad aumentare la paura e la percezione erronea di una situazione di per sé già pesante, e pesante come quella rappresentata dalla condizione di immigrato.
Concludo con una riflessione ispirata da uno scrittore inglese che dice più o meno così: “Deve essere ben ricco un Paese che si permette di avere metà della popolazione composta da poliziotti e l’altra metà in prigione”. Speriamo possa restare una semplice citazione.

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