È il far west. La parola data, le norme, gli accordi sottoscritti possono essere sparecchiati a piacimento. Vale per le pensioni d’oro come per le concessioni autostradali. Servono soldi? Presto fatto, mi reco al bancomat pensionistico e piglio quel che occorre incurante delle norme che hanno guidato quei trattamenti. Giuste o sbagliate che fossero erano regole di condotta che uno stato di diritto ha l’obbligo di onorare. Più semplice parlare agli strazi intestinali del Paese, a quelli che si sentono persequitati dalla sfortuna, a chi ritiene di coprire un ruolo non adeguato alle proprie capacità, ai rompiscatole cui non va mai bene niente ma che attendono dagli altri opere pie salvo poi bocciarle in un post.
Genova, una tragedia davanti cui abbassare il capo in nome della pietà umana. Senza attendere che un’indagine o una Commissione d’inchiesta stabiliscano cause e responsabilità, la politica decide colpevoli e commina condanne. Si avviano le procedure per revocare la convenzione con la Società Autostrade incurante delle conseguenze che una simile azione, non suffragata da prove, può causare anche ai piccoli investitori. Sono previste dall’accordo con lo Stato penali per una rescissione anticipata? Me ne frego, non paghiamo nulla, ce lo impongono le decine e decine di vittime.
E così salta tutto, nessuno si senta più sicuro dei diritti acquisiti, delle certezze che regolano i rapporti tra Stato e individui in una società occidentale.
Naturalmente, le responsabilità sono anche dell’opposizione: sta lasciando i cittadini nel buio totale, un po’ come fa il navigatore del telefono quando, chissà perché, smette di dare indicazioni, di parlare. Magari in prossimità di una rotonda.
A scanso di equivoci, né questo giornale né il suo direttore ricevono finanziamenti o emolumenti dai Benetton, dalla Società Autostrade o da qualsivoglia partito politico.
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