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Giugno-Luglio/2019 - Interviste
Giustizia
Vicenda Cucchi: parla l’avvocato Fabio Anselmo
di a cura di Benedetta Casaretti

Sarebbe ipocrita dire che la legge è uguale per tutti. Se fosse uguale
per tutti non staremmo a discutere di queste cose

Sono passati dieci anni da quel 22 ottobre del 2009, il giorno della morte del geometra romano Stefano Cucchi. Dieci anni di battaglie giudiziarie da parte della famiglia del giovane per far emergere la verità dietro un tentativo di insabbiamento, fatto di omertà e depistaggi. Ora però qualcosa sta cambiando. Lo scorso ottobre Francesco Tedesco, il carabiniere testimone della violenza che venne compiuta quella notte ai danni del giovane Cucchi, aveva accusato due dei suoi colleghi. L’11 marzo Ilaria Cucchi riceve una lettera da parte del generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri, nella quale quest’ultimo chiede al Presidente del Consiglio che l’Arma possa costituirsi parte civile nel processo che vede indagati quegli otto ufficiali che si adoperarono a vario titolo per coprire la verità sul pestaggio di Stefano Cucchi.
Abbiamo chiesto cosa stia succedendo in questi ultimi mesi all’avvocato Fabio Anselmo che da sempre segue la famiglia del ragazzo.

Avvocato cosa è successo da ottobre (confessione di Francesco Tedesco) ad oggi (lettera di Nistri - L’Arma si costituisce parte civile) nella vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi?
Quello che è successo dalla confessione di Tedesco ad oggi è importantissimo perché fa capire il contesto nel quale si sono svolte le prime indagini e poi quelle successive. La prova della responsabilità degli imputati però era evidente fin dall’inizio. Quando c’è stato il rinvio a giudizio c’erano fiumi di intercettazioni ambientali e telefoniche, le deposizioni di Casamassima e Rosati, i due carabinieri che per primi si sono decisi a testimoniare, fummo noi a portarle in Procura. Questa è stata la prima grande svolta nell’inchiesta. Le intercettazioni per prime, poi quando Musarò e Pignatone si sono addentrati nei meandri di questa vicenda, si sono convinti che per 7 anni abbiamo combattuto la Procura di Roma, la Corte D’Assise e i Tribunali non perché eravamo matti, ma perché avevamo ragione. Questo è stato un processo costellato da interferenze pesanti, proprio durante la deposizione di testimoni. Sono emerse le annotazioni di Sano e Colicchio falsificate, altre annotazioni falsificate, altre ingerenze e pressioni su testimoni. Quindi quando è arrivata la confessione di Tedesco c’era già un compendio documentale di un depistaggio importante. Tedesco ha squarciato il velo decidendosi a parlare, riempiendo quel vuoto che è evidenziato anche nel film Sulla mia pelle e che esisteva tra il momento nel quale Stefano entra nella sala del fotosegnalamento, dove secondo gli atti ufficiali della vecchia inchiesta non era neanche entrato, e quando esce pestato di botte. Poi con Tedesco sono emersi altri depistaggi che io avevo sempre sostenuto, ovvero quelli medico-legali. Perizie importanti, come quelle di Cattaneo e Albarello, non erano veritiere ma sbagliate e assurde. Si sosteneva che Stefano fosse morto di fame e di sete e che a nulla fossero valse le lesioni riportate durante il pestaggio che lo aveva costretto al ricovero in ospedale. Noi ostinatamente abbiamo provato che Stefano era sano. Negli ultimi giorni di vita, dopo un’intera giornata di lavoro, andava in palestra. E poi dopo 5 giorni muore? Di fame e di sete, obiettivamente è ridicolo, fa ridere. Tante polemiche estenuanti e alla fine è venuto fuori dalle carte ufficiali del generale Tomasone e del generale Casarsa che la conclusione della perizia medico legale era già stata scritta prima ancora che iniziasse la seconda autopsia. O è una straordinaria coincidenza, ma ce ne sono troppe, oppure hanno dettato loro le conclusioni ai medici. Tutte tesi tra l’altro che escludevano il nesso causale tra la morte e le botte. Il depistaggio più devastante è stato questo perché poi è stato accompagnato al fatto che sono stati indagati e poi processati anche agenti di polizia penitenziaria che a quel pestaggio non avevano assolutamente preso parte.
... [continua]

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