290 morti e oltre 550 feriti causati da alcune esplosioni che il giorno di Pasqua, lo scorso 21 aprile, hanno colpito chiese e alberghi. Otto esplosioni in tutto, sei di esse avvenute simultaneamente. Siamo nello Sri Lanka, a sud dell’India, tra il mare delle Laccadive e il Golfo del Bengala, nell’oceano indiano, appunto. Le sei esplosioni avvenute alle 9,30 del mattino, come hanno riportato le cronache, sarebbero stati attacchi suicidi contro edifici civili. In particolare tre gli obiettivi colpiti: il santuario di S. Antonio a Colombo e le chiese di Batticaloa e San Sebastiano di Negombo. 35 turisti tra le vittime. Un’ora dopo, alle 10,30, c’è stata la settima esplosione in un albergo della zona di Dehiwala a causa della quale sarebbero morte almeno due persone. L’ottava, sempre a Colombo, nel sobborgo di Dematagoda. Molto probabilmente si è trattato di attacchi kamikaze.
Successivamente è stata scoperta, e disinnescata, una bomba vicino all’aeroporto internazionale di Bandarayake. Dopo un coprifuoco imposto per 12 ore e dopo l’oscuramento dei social, sono state fermate 13 persone, presumibilmente implicate negli attentati.
“Non daremo alcuna possibilità a questi gruppi estremisti - ha detto il ministro della difesa Ruwan Wijewardane - di agire e fare ciò che hanno fatto negli ultimi giorni, prenderemo tutte le misure necessarie. Li perseguiremo, qualsiasi estremismo religioso seguano”. Una speciale commissione d’inchiesta poi è stata nominata dal presidente Maithripale Sirisena per indagare sulle cause dei tragici avvenimenti.
Sembrerebbe si tratti, dunque, di attentati di matrice religiosa. Che luoghi di culto e di preghiera possano diventare o siano già diventati obiettivo di attacchi terroristici purtroppo, ormai, non è più una novità. Tra il 2005 e il 2007 l’Iraq è stato il luogo dove maggiormente si è concentrata l’attività terroristica: solo nel 2005 sono morti oltre otto mila iracheni a causa di attentati.
Ha scritto l’I.S.P.I., Istituto per gli Studi di Politica Internazionale: “un fenomeno antico, che ha caratterizzato ampiamente la variabile terroristica di matrice religiosa sino a tempi recenti, con particolare riferimento al continente africano ed asiatico. Oltre 110 attacchi terroristici di matrice radicale islamista e compiuti in chiese cristiane nel mondo dal 2001 al 2016 sono registrati in un database originale di recente creazione. L’attacco in Sri Lanka si aggiunge quindi a questa lunga sequenza. Un esame di questo database può fornire informazioni utili sugli elementi di unicità ed i tratti comuni dell’attentato di Pasqua.
In questo studio, un’analisi comparata verte sui soli attentati. Attacchi terroristici che implicano un certo livello di coordinamento tra attentatori per colpire gli stessi o diversi luoghi di culto non costituiscono una novità nel panorama mondiale, in particolare con riferimento al continente asiatico.
Di sicuro una svolta decisiva nel terrorismo internazionale di matrice islamica c’è stato l’11 settembre 2001: quegli attacchi al cuore pulsante dell’Occidente non hanno soltanto sfigurato lo skyline della Grande Mela. Non hanno solo cancellato quel profilo che indicava downtown a tutti quelli che guardavano la città da Upper Mahattan e che cercavano un punto di riferimento visibile da qualunque angolazione per orientarsi. Hanno modificato per sempre la percezione del pericolo in ognuno di noi, alterando, forse inevitabilmente, l’idea di sicurezza in ognuno di noi. Cambiando, in ognuno di noi, in modo irreversibile l’idea del rapporto tra privacy e sicurezza: minor privacy individuale a favore di una maggiore sicurezza collettiva.
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