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Aprile-Maggio/2019 - Libri
Pubblicazioni
Libri sullo scaffale - Le nostre proposte
di

Giovanni Merloni
Roma città persa
Edizioni dell’oleandro, 2000,
pp. 301, € 12,91

“Italo Cottanello ha rinunciato ad andare in ufficio in macchina. La mattina si alza molto presto. Le giornate sono limpide e raramente piovose. Non c’è bisogno di inforcare gli occhiali per leggere oltre il pino e i giardini dei seminterrati la scritta rossa che registra i gradi centigradi. E poi con il rosso non si legge bene. E chissà, quel termometro messo lì, per far scena, vicino alla scritta della Rolobanca, potrebbe essere impreciso e rotto…”
Roma città eterna, Roma città aperta ma anche Roma città persa, come suggerisce il titolo del libro: un romanzo - scandito da tre capitoli L’utopia, La memoria, La vita - che racconta, attraverso alcuni personaggi - Italo Cottanello, Tito Garbuglia, Orazio Valenziani - i quartieri più conociuti e gli angoli più nascosti di una città un po’ distratta, alle prese con i problemi di sempre.
“Italo pensava a quel suo lunghissimo tragitto quotidiano, dalla Balduina all’Eur, a quel territorio trascurato e misconosciuto, infelicemente inzeppato di caseggiati senza nome, dove non ci sono più strade ma soltanto cunicoli tra le automobili in sosta azzardata…Per reazione sognava un balzo impossibile: un tunnel buio come la notte costellata di lumini fiochi, scavato finalmente sotto il Vaticano....” (F.N.)
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Sergio D’Angelo
Dicembre 1943, si cominicia
da Monte Lungo
F. Ciolfi ed., 2015, pp. 125, € 13

E’ il racconto appassionato e avvincente fatto da Sergio D’Angelo della sua esperienza durante la seconda Guerra Mondiale. Ventenne fu chiamato alle armi e, meno di un anno dopo, trovandosi in Puglia fin dal crollo dell’Italia mussoliniana, si unì ai primi reparti italiani che combatterono a fianco delle grandi forze alleate, risalendo la Penisola dal Molise fino al confine settentrionale delle Marche. Redattore di Rinascita e poi direttore dell’omonima libreria di via delle Botteghe Oscure, Sergio D’Angelo fu destinato a Radio Mosca. Si traferì in Urss all’inizio del 1956 e vi rimase per due anni, Finì per ripudiare l’ideologia comunista ma ebbe anche l’occasione e la fortuna di stringere amicizia con uno dei maggiori dissidenti dell’Est, lo scrittore Boris Pasternak, da cui ebbe il manoscritto del Dottor Zivago, con l’intesa di passarlo a Giangiacomo Feltrinelli che ne divenne il primo editore, ottenendone una fama mondiale.
“Nel raccontare la mia esperienza di soldato ... ho voluto, più che fare un’autobiografia, rendere l’idea di come tanti miei compagni d’armi, arrivati nel sud della penisola all’inizio del 1943, sentirono avvicinarsi e poi vissero giorno per giorno, cominciando dall’estate, gli eventi che avrebbero impresso una svolta decisiva alla nostra storia nazionale…” (F.N.)

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Claudio Madricardo
Democrazia indivisa, il ’68
del Movimento Finanzieri
Democratici
(Prefazione di Giuseppe Giulietti
Ytali. Editore, 2019, pp. 165, € 15,29
Democrazia indivisa ma anche democrazia in divisa. La storia delle uniformi della Guardia di Finanza è molto lunga, a volte luminosa - per la difesa delle istituzioni - come durante la Resistenza, a volte inquietante per le ombre e per gli scandali che hanno coinvolto il Corpo in alcuni episodi di corruzione e per la vicenda della loggia P2. Sicuramente la storia del Movimento dei finanzieri democratici raccontata da Claudio Madricardo nel volume DEMOCRAZIA INDIVISA, il ’68 del Movimento dei Finanzieri Democratici (prefazione di Giuseppe Giulietti, Ytali. editore, pag.165) appartiene alla prima categoria, quella motivo di orgoglio per il lavoro svolto dagli uomini delle Fiamme Gialle.
Due le date da non dimenticare: 16 aprile 1976. A Venezia, lungo le calli percorse in genere dai militari del Corpo per andare nelle rispettive caserme, compare un volantino di protesta che esprime profondo malessere e che avanza alcune rivendicazioni, segnando così la nascita dei Finanzieri Democratici come parte di un unico grande movimento generato dalla rivolta del ’68 e dal suo messaggio libertario, destinato a intaccare le immutabili basi su cui poggiava la gerarchia militare. L’altra data da non dimenticare è quella del 16 marzo del 1978, giorno in cui fu rapito Aldo Moro, un evento che ha segnato il passaggio da una stagione politica di speranza nel cambiamento alla successiva epoca di chiusura e riflusso. Un racconto preciso e dettagliato di quei due anni di lotte e di speranze e dei successivi sviluppi.
Tra queste due date si situa la parabola del Movimento dei Finanzieri Democratici, dagli esordi veneziani fino all’acquisizione di una chiara coscienza di quale fosse la vera posta in gioco che superava largamente ogni mera difesa corporativa per affrontare il problema della modernizzazione dello Stato italiano. (F. N.)
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Costantino Di Sante
Criminali del campo
di concentramento di Bolzano
Edition Raetia, 2019, pp. 320, € 24

Grazie allo studio di fonti inedite (testimonianze, verbali, foto, fascicoli), provenienti in particolare dagli Stati Uniti e dall’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito di Roma, l’Autore ha ricostruito le biografie dei principali responsabili dei crimini avvenuti nel lager di Bolzano, allestito e gestito dalle SS dall’estate del 1944 fino alla primavera del 1945. Oggetto di una vera e propria rimozione fin dalla liberazione, fu il processo a Michael Seifert innanzi al Tribunale Militare di Verona a riaccendere l’interesse su quanto avvenne in uno dei principali luoghi di tortura nazista in Italia. La ricerca – arricchita nel volume da foto, immagini e stampati realizzati nella tipografia del campo – ha fatto luce anche sulle dinamiche che hanno portato all’arresto e all’omicidio dei principali esponenti della resistenza bolzanina.
Costantino Di Sante, autore di numerose ricerche storiche, collabora con l’Università di Teramo e di Roma Tre. Attualmente è direttore dell’Istituto storico provinciale di Ascoli Piceno e fa parte del Consiglio scientifico dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. (M. T.)
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Salvatore Lupo
LA MAFIA. Centosessant’anni
di storia tra Sicilia e America
Donzelli Editore, 2018, pp. 402, € 30

“Sarà forse utile partire da una definizione del concetto di mafia… Citiamo l’articolo 416 bis del codice penale italiano, la legge varata nel 1982 e comunemente detta Rognoni-La Torre. L’associazione ‘di tipo mafioso’ è quella che usa la ‘forza di intimidazione’, garantita ai suoi affiliati dal ‘vincolo associativo’ al fine di 1) ‘commettere delitti’ 2) controllare ‘attività economiche’ 3) ‘ostacolare il libero esercizio del voto’…”
Così si apre il nuovo saggio di Salvatore Lupo, professore di storia contemporanea all’università di Palermo.
Il volume, che arriva fino al racconto di Falcone e di Capaci, ripercorre l’evoluzione della mafia, quella siciliana e quella americana, da quando compare per la prima volta il termine “maffia”, nel 1863, dopo che fu abbattuto il regime borbonico, con la commedia dialettale
I mafiusi di La Vicaria di Giuseppe Rizzotto e Gaspare Mosca, ambientata nel 1864, protagonisti alcuni “camorristi” palermitani che in carcere venivano invitati da un detenuto politico ‘incognito’ a formare una società di mutuo soccorso per difendere legalmente i loro interessi. (F.N.)
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Arianna Zottarel
La mafia del Brenta
Melampo Editore, 2018, pp. 182, € 15

“Quella che viene qui raccontata è una storia che evoca non solo fatti criminosi. Ma anche stati culturali e psicologie di massa: presunzioni di verginità, rimozioni e momenti di autentica rivelazione”: così Nando dalla Chiesa introduce il prezioso lavoro di ricerca di Arianna Zottarel. Della Mala del Brenta tutti conoscono il boss indiscusso Felice Maniero; meno si parla invece del potere feroce imposto nel Veneto per vent’anni. In questo libro sono analizzate le origini e l’evoluzione di un’organizzazione criminale speciale, dedicando particolare attenzione alle ragioni culturali, sociali e politiche che hanno permesso a una nuova organizzazione mafiosa di adattarsi e radicarsi in Veneto.
Il modello è stato quello di una mafia autonoma e autoctona, nel suo codice, nella sua vocazione criminale, nelle sue attività, nella sua composizione; una mafia che ha emulato i fenomeni già esistenti, acquisendone il metodo mafioso ma comunque influenzata dal contesto e dalle circostanze da cui è nata, distinguendosi proprio per la sua organizzazione a rete, struttura che le ha consentito di evolversi rapidamente. (M.T.)
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Salvo Ognibene
Un uomo perbene
Edizioni Dehoniane Bologna, 2018, pp. 118, € 12

“La vendemmia è terminata da qualche giorno e come di consueto la famiglia Giacomelli si è trasferita nella casa di campagna, a Locogrande. Una giornata come tante: zù Betto esce di casa come ogni mattina e, a bordo della sua Fiat Panda si immette nella via Falconara diretto verso la strada statale 115. Tre spari. Il suo corpo viene ritrovato al centro dell’asfalto. La sua vita è interrotta da due proiettili che lo colpiscono alla testa e all’addome”.
Uomo mite, moderato, gran lavoratore, sempre disponibile: questo era il giudice Alberto Giacomelli, ucciso vigliaccamente dalla mafia, a Trapani, la mattina del 14 settembre 1988. Da presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale, aveva assestato duri colpi ai patrimoni degli uomini “d’onore”, arrivando a disporre la confisca di un bene del fratello di Totò Riina. “Un delitto ‘senza’. Senza clamore. Senza assassini (mai trovati), senza movente per lungo tempo, senza lapidi e celebrazioni per ricordare l’uomo e il magistrato, un delitto senza niente e senza tutto. Un giudice dimenticato un attimo dopo la sua morte violenta. Inghiottito da maldicenze e depistaggi, dall’omertà, dall’ignoranza” (dalla Prefazione di Attilio Bolzoni) (M. T.)



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