Emanuele Notarbartolo, Marcello Torre, Giancarlo Siani, Silvia Ruotolo, Valentina Terracciano, Annalisa Durante, Gelsomina Verde, Domenico Noviello, Gianluca Cimminiello, Teresa Buonocore, Pasquale Romano, Angelo Vassallo…un elenco lungo e drammatico di vittime innocenti. Ventotto uomini e donne, completamente estranei al sistema e alla logica del malaffare, uccisi per sbaglio dalla criminalità organizzata. Si, perché a certe latitudini del nostro Paese si può essere uccisi per sbaglio, da una pallottola vagante o perché scambiati per un’altra persona. Come è accaduto, per esempio, nel caso di Simonetta Lamberti o di Antonio Landieri, altre due fra le vittime innocenti e inconsapevoli ricordate nel volume, bello e necessario, UN GIORNO PER LA MEMORIA, a cura di Anna Copertino, Homo Scrivens edizioni, pagg 204, 15 euro.
29 maggio 1982: una bambina, Simonetta Lamberti, viene uccisa per errore da un killer della camorra. L’obiettivo dell’agguato era il giudice di Cava de’ Tirreni Alfonso Lamberti che, come procuratore di Sala Consilina in provincia di Salerno, aveva lavorato, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del ‘900, a numerosi processi contro alcuni esponenti della camorra e, in particolare, si era occupato con metodi ferrei degli omicidi di alcuni giuristi salernitani.
Aveva undici anni Simonetta Lamberti quando, per sbaglio, una delle pallottole vaganti esplose contro il padre la colpì alla testa mentre dormiva in macchina al ritorno da una gita al mare col papà.
“Petali rossi, frammenti di vita, gocce di sangue e di gioia sull’abitino a quadretti bianco e celeste. Un attimo, uno scoppio, un sussulto e tutto quello che era non è più e sarà vivo solo per sempre negli attimi infiniti del tempo che resta…per chi resta.
Una calda mattina di fine maggio, una bambina cerca tra il pietrisco sulla spiaggia la gemma preziosa da portare alla sua mamma, quella conchiglia con cui farle ascoltare il mare che canta la gioia di poter trascorrere, infine, alcune ore con il suo papà.
La via del ritorno è breve, Simonetta si lascia dondolare dal rumore del motore della macchina e si addormenta…
Petali rossi, frammenti di vita, gocce di sangue, sogni inespressi, sorrisi mai stanchi, promesse sofferte ma mantenute a quella nuvola lassù che si perde nel cielo e si ritrova nel cuore”.
6 novembre 2004. Pochi ricordano il suo nome. Pochissimi la sua storia. Antonio Landieri è stato il primo disabile ucciso dalla camorra.
Sei amici si ritrovano in strada per giocare, per scherzare e per passare un po’ di tempo. Come, talvolta, accade nei rioni di periferia, nelle zone lontane dal centro, nei quartieri in cui manca la movida a vivacizzare la vita delle persone e il “muretto” diventa il punto di ritrovo, un luogo anonimo e che, però, tutti nel quartiere conoscono in cui darsi appuntamento e incontrarsi per stare un po’ in compagnia e poi, magari, andare a bere qualcosa. Quel giorno d’autunno sei amici, tra cui Antonio Landieri, si incontrano in strada. Siamo in una periferia difficile, complicata e tragica: Scampia, rione “sette palazzi”. Considerata la più grande piazza di spaccio d’Europa. E la più fiorente d’Italia in cui viene smerciata cocaina, eroina, ecstasy e kobrett…
“Quella sera era una sera come tante. Ci facciamo una pizza?, eravamo noi gli amici di sempre, una risata, e poche frasi rapide. Si, dai, stiamo un po’ insieme, così mi dici di Anna…le parole di Gennarino si fanno strada aprendo dentro la voglia di raccontarci, di stare insieme, di goderci a spizzichi e bocconi…”
Un libro dedicato a tutte le vittime di criminalità dal 1983 a oggi e a tutte quelle che ancora non si conoscono. Un libro importante perché, come ha scritto Raffaele Cantone nell’introduzione, “l’unica cosa che le mafie proprio non tollerano è la memoria perché mina il consenso sociale, demistifica la vulgata buonista e, al pari di una cicatrice, non consente di cancellare la ferita inferta.
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