Nell’imminenza dell’udienza della Corte costituzionale sulla soppressione del Corpo Forestale dello Stato, anche il Tribunale Amministrativo Regionale del Molise (dopo quelli di Abruzzo e Veneto), ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della cd. Legge “Madia”, nella parte in cui ha delegato il Governo a prevedere con decreto legislativo la riorganizzazione del Corpo Forestale e il suo eventuale assorbimento in altra Forza di polizia previo “parere”, anziché previa “intesa”, in sede di Conferenza unificata. Secondo i giudici amministrativi, infatti, il semplice parere sarebbe insufficiente: solamente l’intesa con le Regioni sarebbe stata idonea a consentire un loro adeguato coinvolgimento nel processo decisionale. La soppressione del Corpo Forestale, incidendo in maniera lesiva su importanti competenze regionali, ha menomato anche la loro effettiva possibilità di esercitare al meglio le funzioni assegnate in materia di agricoltura e tutela del patrimonio forestale. Secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale, richiamata dal Tar Molise, risulterebbe evidente “la natura ‘bifronte’ o co-funzionale del Corpo Forestale, inquadrato nell’ambito dello Stato ma impiegato nell’esercizio di funzioni regionali e posto alle dipendenze delle Regioni”; una natura particolare che implica il rispetto del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, mediante lo strumento dell’intesa tra i due Enti, in ordine all’impiego del personale del Corpo stesso, pena la compromissione del buon andamento dell’azione amministrativa. La necessità di un’intesa quale modalità concreta per garantire il principio di leale collaborazione è confermata e rafforzata inoltre nel contesto del nuovo Titolo V della Costituzione, nel quale non c’è dubbio che la materia ‘agricoltura e foreste’ sia rimasta di competenza legislativa regionale.
[Oltre ai profili di incostituzionalità sulla Legge “Madia”, individuati dalle ordinanze dei vari Tar (di cui si è dato ampiamente conto negli scorsi numeri di questa Rivista, ndr), un’approfondita analisi degli effetti amministrativi, economici e giuridici determinati dallo scioglimento del Corpo Forestale è stata condotta dalla Fe.R.F.A. (Federazione Rinascita Forestale Ambientale), che ha predisposto una relazione consegnata alla Ministra della Difesa]. Con la soppressione del Corpo e la inopportuna devoluzione delle sue complesse competenze ad altre amministrazioni – secondo lo studio della Fe.R.F.A. – è stata realizzata una vera e propria frammentazione di ogni sua dotazione professionale e strumentale e, per l’effetto, un vero e proprio “spezzettamento funzionale” che, tradendo gli originari propositi riformatori, ha dato origine a una sostanziale dispersione di professionalità acquisite, all’irrazionale distribuzione di risorse umane e di beni fra le amministrazioni destinatarie delle funzioni svolte dall’ex CFS, all’aumento vertiginoso dei relativi costi per le casse dello Stato, al sostanziale black-out nell’erogazione dei servizi complessi con evidenti effetti negativi in ambito amministrativo, a una diminuzione del controllo sul territorio e a una considerevole perdita di efficacia e rapidità negli interventi finalizzati ad affrontare le innumerevoli criticità ambientali. La Fe.R.F.A., dopo aver analiticamente esposto disservizi e criticità dovuti alla soppressione del Corpo Forestale, auspica un immediato intervento politico finalizzato ad un suo pronto ripristino, quale corpo unitario ed autonomo di polizia ad ordinamento civile, operativo sul territorio nazionale ed esercente tutte le funzioni svolte fino all’anno 2016 [nel momento in cui si scrive, è stata assegnata in sede referente alle Commissioni riunite Difesa e Agricoltura della Camera, la proposta di legge ordinaria n. 1057, avente ad oggetto “Ricostituzione del Corpo forestale dello Stato”, ndr].
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