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Gennaio-Febbraio/2019 - Articoli e Inchieste
Massacrata di botte
Mai più violenza contro le donne
di Mario Bruno Piras - ex sovrintendente capo della Polizia di Stato

La forza della cultura per vincere
la cultura della forza

La ferocia bestiale di un uomo di Sàdali, paese dell’entroterra sardo, si è abbattuta ancora una volta su una donna.
Qualche giorno fa nel paese sardo di Sàdali è stata inaugurata la nuova scuola elementare-media, bella, coloratissima, funzionale, adeguata ai nuovi tempi tecnologici. Avevo saputo che il plesso sarebbe stato intitolato alla poliziotta Emanuela Loi, che avevo conosciuto all’ufficio scorte insieme a tanti altri colleghi nella caserma Lungaro di Palermo, dove hanno sede anche altri settori della Polizia di Stato. Emanuela Loi l’ho incontrata quattro o cinque volte, era straordinaria, energica, bella e bionda, una ragazza sempre sorridente, solare e pronta alla battuta. In mezzo a tanti uomini e per la delicatezza del lavoro che faceva, agente di scorta del giudice Paolo Borsellino, era diventata più matura degli anni che aveva e che non dimostrava.
La sera, dopo l’attentato mafioso di via D’Amelio, avvenuto il 19 luglio 1992, in cui morì Emanuela Loi con altri agenti che proteggevano il dr Borsellino, parlavo con alcuni colleghi della caserma Lungaro. Rimasi impietrito, mi veniva da piangere vedendo le vittime di quell’agguato: “a settant’anni dovrei contenermi per aver visto i corpi degli agenti di scorta ridotti in quel modo ”. Si perché dopo quella tragedia alcuni agenti dell’ufficio scorte mi prelevarono facendomi sedere su un’auto blindata e dicendomi: “vieni con noi, ti facciamo vedere. Era notte, forse le 22.30 o le 23.00. Dietro di noi un’altra auto. Partimmo velocemente e, dopo circa venti minuti arrivammo in un posto dove c’erano altri poliziotti in servizio di vigilanza. Gli agenti che mi avevano accompagnato lì chiesero agli altri in servizio di vigilanza di aprire una porta. Dopo un po’ di esitazione e una breve discussione la aprirono e accesero le luci: in quel luogo c’erano le bare e dentro i corpi dei poliziotti uccisi nella strage di via D’Amelio. Uno di loro mi prese per un braccio e mi portò dove c’era Emanuela. “Guarda, guarda come ci riducono per un misero stipendio, per difendere una democrazia che fa acqua da tutte le parti”. Di morti ne avevo visti ma così no. Mai. Era orrendo e per qualche minuto restai impietrito e poi giù lacrime davanti a quel corpo immobile di Emanuela che avevo conosciuto circa due mesi prima”. ... [continua]

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