C’era da aspettarselo che intorno al problema delle cosiddette ronde si creasse una confusione estrema, sopratutto in un periodo dove oguno cerca di acquistare visibilità cavalcando ogni situazione sentita dall’opinione pubblica. Come sindacato di Polizia, il più rappresentativo in provincia, ribadiamo in merito la nostra netta contrarietà, sia al provvedimento del governo che di fatto istituisce le ronde, sia al progetto n. 8, ossia, nell’ambito nel progetto finanziato anche dalla Regione Lazio nel quale sono coinvolte diverse associazioni, il progetto Gruppo comunale Volontari di Protezione Civile “Amico mio”.
Il testo afferente al progetto de quo rappresenta, di fatto, il superamento delle stesse incondivisibili ronde, visto che prevede addirittura attività di raccolta informazioni, di immagini da utilizzare in attività repressiva attraverso personale volontario e del Comune, precipuamente preparati. In tale programma c’è la sostituzione delle Forze di polizia con privati cittadini, in un quadro di assoluta, pericolosa, illegale confusione. Non si tratta, quindi, di sicurezza partecipata, ma di qualcos’altro di molto pericoloso.
Siamo favorevoli all’insieme del progetto che vede impegnate molte associazioni e riteniamo che tali iniziative debbano essere incrementate per coinvolgere il più possibile la cittadinanza nell’ambito della legalità partecipata, ma riteniamo deleterio l’inserimento, all’interno di queste iniziative, di progetti che, come fine, hanno quello di creare un’attività preventiva e magari repressiva sul territorio, alternativa a quella dello Stato.
Non va assolutamente dimenticato che il concetto di sicurezza, da solo, non dice nulla, visto che può essere garantita anche dalla criminalità pagando il “pizzo”, ma assume un valore positivo soltanto se associata al concetto di legalità e, in questo caso, soltanto lo Stato può garantirla.
Prendiamo atto delle istanze che promanano dalle associazioni di categoria, dai semplici cittadini, ma ci pare più costruttivo chiedere con forza al Prefetto e al questore un impegno finalizzato ad ottenere un maggiore e più efficace coordinamento tra le Forze di polizia che attualmente non funziona; un impegno teso a recuperare tutte le risorse umane disponibili per effettuare attività di prevenzione sul territorio, magari togliendo gli operatori di Polizia da quegli uffici che dovrebbero essere appannaggio esclusivo del personale tecnico, non impiegabile sul territorio. Non sarebbero richieste peregrine, ma potrebbero essere subito accolte dando così effetti immediati.
Se tutte le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato hanno detto no alle ronde, scrivendo persino al Capo dello Stato, così come gli stessi organi di rappresentanza militare hanno detto no al governo su questo tema, qualcosa dovrebbe pur dire.
Auspichiamo, pertanto, che l’insieme del progetto, finanziato anche dalla Regione - nel quale in modo straordinariamente positivo sono impegnate diverse associazioni e che ha come scopo quello di promuovere la legalità e una maggiore partecipazione della gente in attività socialmente ed eticamente utili - non subisca gli effetti negativi di un solo progetto “sbagliato”, il n. 8, ma attraverso interventi, anche in autotutela, possa andare avanti per sviluppare tutte le potenzialità positive che potrebbe esprimere.
Le associazioni rappresentano un patrimonio virtuoso che va sfruttato ed incoraggiato nell’ambito di una crescita culturale, morale e legale di questo territorio afflitto da problemi enormi, a partire da una devastante crisi economica e dalla presenza ingombrante della criminalità organizzata. Sfruttare tutto ciò per progetti “alla moda”, quelli della rassicurazione anziché della sicurezza, ci pare un calcolo assolutamente errato che non deve inficiare l’eccezionale ruolo svolto da tante associazioni di volontari nel campo dell’assistenza, della crescita culturale, sociale e legale di questa provincia.
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