Un cittadino che per qualunque motivo finisce nelle mani delle Forze
dell’ordine non deve mai perdere i propri diritti, anzi deve essere
protetto da chi lo ha in custodia. Ripercorriamo insieme il caso Cucchi
fino agli ultimi risvolti giudiziari
Federico Aldrovandi, 18 anni, muore la notte del 25 settembre 2005 in seguito ai colpi ricevuti durante un controllo di Polizia.
Giuseppe Uva, 43 anni, entrato vivo in caserma e uscito in ambulanza per poi morire il 14 giugno del 2008.
Manuel Eliantonio, 22 anni, morto il 25 luglio 2008, nel carcere Marassi di Genova, coperto di lividi e di segni di violenze.
E poi: Aldo Bianzino, 44 anni; Giuliano Dragutinovic, 24 anni; Riccardo Boccaletti, 38 anni; Franco Mastrogiovanni, 58 anni.
La stessa sorte tocca a Marcello Lonzi 29 anni; Michele Ferrulli 51 anni, Carmelo Castro 19 anni; Simone La Penna 22 anni; Cristian de Cupis 36 anni… un elenco lungo e drammatico che ci riporta indietro nel tempo, al 16 dicembre 1969 quando Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico, vola giù da una finestra della Questura di Milano.
E siamo a oggi. Un ragazzo, Stefano Cucchi, che ha commesso sì alcuni errori ma che, tuttavia, dovrebbe essere protetto da chi indossa una divisa, perde la vita proprio mentre si trova nelle mani dello Stato o di chi lo Stato rappresenta. La vicenda di Stefano Cucchi, forse, è la più nota tra quelle che riguardano presunti abusi di alcuni esponenti delle Forze dell’ordine. Una storia venuta alla luce proprio grazie alla battaglia che la sorella, Ilaria, sta portando avanti da alcuni anni con tenacia, fermezza e determinazione.
Alcune domande meriterebbero una risposta chiara:
- Perché a Stefano fu assegnato un avvocato d’ufficio e non gli fu consentito di interpellare il proprio avvocato durante tutta la sua vicenda?
- E’ possibile che il giudice che convalidò il fermo dopo l’arresto non abbia mai alzato la testa dalle sue carte per guardare in faccia l’imputato?
- E’ possibile che nessuno, ma proprio nessuno, dall’ultimo degli infermieri al primo dei medici che videro Stefano nei due ospedali, il Fatebenefratelli prima e il Pertini poi, guardando il suo volto gli abbia chiesto semplicemente “ma cosa ti è successo?”
- Come è potuto esserci uno scaricabarile di responsabilità, come è potuto accadere che chi doveva proteggere Stefano abbia, invece - stando alle cronache e alle ricostruzioni fatte nelle aule di giustizia - causato la sua morte?
- Come è possibile che alcuni uomini che dovrebbero proteggere la sicurezza dei cittadini, proprio perché indossano una divisa e ricoprono un ruolo preciso rappresentando lo Stato, si trasformino invece in carnefici ?
Stefano Cucchi è un geometra romano. Ha 31 anni. Muore il 22 ottobre 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per detenzione di stupefacenti. Fermato dai Carabinieri viene perquisito e trovato in possesso di 12 confezioni di hashish, per un totale di 21 grammi, tre confezioni di cocaina e una pasticca di un medicinale per curare l’epilessia di cui soffriva. Viene portato alla Stazione dei Carabinieri e messo in stato di custodia cautelare. Il giorno dopo viene processato con rito direttissimo. ... [continua]
LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO:
ABBONATI A POLIZIA E DEMOCRAZIA
per informazioni chiama il numero verde 800 483 328
oppure il numero 06 58331846
|