Fari puntati sulle consorterie malavitose di origine albanese,
cinese, russofona, rumena e sudamericana. Il terreno
d’incontro privilegiato con le nostre mafie rimane
il mercato della droga. Ecco cosa dicono Dia e Intelligence
nei loro ultimi report
Nel nostro Paese si sono insediate organizzazioni criminali straniere che svolgono sempre meno un ruolo sussidiario ai clan italiani e cercano sempre più una indipendenza operativa. Varie operazioni di Polizia hanno documentato che le associazioni delinquenziali di origine estera interagiscono con le nostre mafie con maggiore frequenza rispetto al passato. Tali contatti presentano caratteristiche differenti a seconda del tipo di business criminale e del territorio nel quale quest’ultimo si concretizza. In molti casi, si tratta di cellule operative distaccate, in collegamento con il proprio Paese d’origine e con cartelli multinazionali del crimine. Mentre in regioni del sud come Calabria, Campania e Sicilia, i gruppi stranieri agiscono con l’approvazione preliminare delle mafie italiane (ad esempio, la Black Axe, formata da criminali nigeriani, ha realizzato una propria base a Palermo con il benestare di Cosa nostra); nel resto d’Italia sono più autonomi, al punto che spesso operano in collaborazione pressoché paritaria. Questi sono alcuni degli aspetti principali che, sull’argomento in questione, affiorano dalle ultime tre relazioni semestrali della Direzione investigativa Antimafia (Dia), riferite al 2016 e al 2017.
I traffici illeciti dai quali queste consorterie traggono profitto sono quelli che riguardano stupefacenti, rifiuti, armi e merci contraffatte. Una funzione di basso profilo sarebbe riservata dalla ’ndrangheta – proprio per la potenza criminale e la capacità militare di quest’ultima – ai sodalizi stranieri. In Puglia, le realtà non autoctone del crimine organizzato più pericolose sono quelle albanesi. Soggetti di questa nazionalità vengono inseriti nella delinquenza locale e considerati referenti per attività come i traffici di stupefacenti e di armi. In Campania, a Caserta, agirebbero organizzazioni collegabili all’Africa centrale e all’est balcanico. In ogni caso, il punto d’incontro tra le mafie italiane e le compagini criminali estere è rappresentato sempre dal mercato della droga ovvero dal traffico e dallo spaccio di stupefacenti. Nelle città del centro-nord Italia, in questo settore, i clan stranieri avrebbero conquistato grandi quote di mercato perché in grado di amministrare tutta la relativa filiera, dall’importazione da altri Paesi al deposito fino alla commercializzazione. ... [continua]
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