L’odissea della nave ‘Diciotti’ della Guardia Costiera
ha riportato l’attenzione sul centro di prima accoglienza ‘Gasparro’
di Bisconte. Scoperti negli archivi del Comune documenti
incomprensibilmente secretati
Una vera e propria baraccopoli superaffollata con decine di container di lamiere di zinco accatastate, tendostrutture, recinzioni e cancellate divisorie; pochi bagni fatiscenti e tre saloni con centinaia di letti a castello, uno attaccato all’altro, invadenti, soffocanti. Un moderno e infame lager per le politiche di “contenimento” e controllo dell’immigrazione dell’Unione europea e di tutti i governi succedutisi alla guida del Paese dall’agosto 2014, quando è stato aperto il Centro di prima accoglienza presso l’ex caserma “Gasparro” di Bisconte, Messina, ampliato l’estate 2017 con un’area zoo-hotspot per le procedure di identificazione, detenzione ed espulsione dei migranti “indesiderati”, in ossequio alle campagne elettoral-sicuritarie di Minniti-pd prima e di Salvini e pentastellati oggi.
Condizioni di vita insostenibili, disumane; per tanti, troppi, temporalmente sconfinati, mesi e mesi in attesa di un trasferimento in un centro degno e vivibile o per conoscere l’esito della propria richiesta di asilo. Un inferno invisibile, ben protetto dagli occhi della città da invalicabili mura. Ignoto ai potenti della Messina che conta, volutamente dimenticato da amministratori, politici, gruppi consiliari. Si è dovuto attendere l’epilogo della vergognosa odissea dei migranti sequestrati sulla nave Diciotti della Guardia Costiera perché l’esistenza del centro-hotspot di Bisconte ottenesse un po’ di attenzione mediatica. La nuova Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Cateno De Luca, ha così potuto “scoprire” l’hotel “Gasparro” per chiederne l’immediata chiusura e il trasferimento coatto degli “ospiti” nelle innumerevoli baracche che popolano le periferie peloritane. Nella sua smisurata foga demagogica, il sindaco De Luca un merito l’ha però avuto. Quello di scoprire negli archivi del Comune un documento sino ad oggi incomprensibilmente secretato, che proverebbe però l’insanabile abusivismo della zincobaraccopoli realizzata un anno fa a Messina. ... [continua]
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