Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale e la tragedia della Shoah, l’assemblea generale delle Nazioni Unite il 29/11/1947, attraverso la risoluzione 181, approvò il piano di partizione della Palestina che prevedeva la costituzione di due Stati indipendenti, uno ebraico e uno palestinese. Alla scadenza del mandato britannico il moderno Stato d'Israele fu quindi proclamato da David Ben Gurion il 14 maggio 1948.
Se la comunità internazionale ha in un certo senso rimediato alla sua ignavia verso l’Olocausto attraverso la costituzione dello Stato di Israele, molti gerarchi del partito nazista sfuggirono inizialmente alla giustizia che ebbe luogo nell’assise del processo di Norimberga. La vendetta per eccellenza del popolo di Gerusalemme nei confronti dell’ideologia criminale nazista è stata senza alcun dubbio la cattura in Argentina di Adolf Eichmann, uno degli ideatori della soluzione finale.
Eichmann fu catturato dal Mossad con un operazione da manuale e esfiltrato a Gerusalemme con un piano audace. Fu drogato e costretto ad indossare l’uniforme da steward della compagnia di bandiera israeliana El-Al. In merito a questa leggendaria operazione di intelligence la pubblicistica è sterminata. Tuttavia, riguardo al processo Eichmann , recentemente la casa editrice Einaudi ha pubblicato un magnifico saggio intitolato:”Il Processo Eichmann” , magistralmente scritto da Deborah E. Lipstadt, professoressa universitaria che insegna Storia Ebraica moderna presso la Emory University.
Generalmente, la saggistica è decisamente più impegnativa di un romanzo. Tuttavia ogni regola ha la sua eccezione. Per una volta non anticiperò nulla al lettore, perché questo libro si legge come se a scriverlo sia stato Ken Follet.

Deborah E. Lipstadt
Il Processo Eichmann
Einaudi ed.
2018 pp. 240, € 18