Presenti in Italia fin dagli anni Ottanta, i clan centroafricani
operano alla pari con le mafie storiche e gestiscono reti transnazionali
specializzate nel traffico di stupefacenti e di esseri umani,
soprattutto donne
«La mafia nigeriana è una delle mafie transnazionali più pericolose, più aggressive, più pervasive del mondo che ha presenze e radicamenti non solo in Italia ma in moltissimi Paesi europei ed extraeuropei. Perfino in Stati Uniti, Russia e Brasile». Sono parole di Franco Roberti, l’ex Procuratore nazionale Antimafia, successive all’omicidio di Pamela Mastropietro, la giovane romana che, secondo l’accusa sarebbe stata uccisa a Macerata lo scorso mese di febbraio da Innocent Osegale, un 29enne nigeriano che poi l’avrebbe fatta a pezzi. Un delitto raccapricciante che ha fatto pensare a un possibile omicidio rituale voodoo, riconducibile alla mafia nigeriana. A «escludere assolutamente» tale circostanza e il possibile coinvolgimento mafioso ha però provveduto il Procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio. Mentre Roberti, dal salotto televisivo di Bruno Vespa, ha spiegato che quella nigeriana «è una mafia velocissima che, come è stato anche affermato qui in Italia in sentenze definitive, adotta un metodo mafioso tipico che le è proprio e che si rafforza anche attraverso metodi e riti sacrificali. Loro li chiamano Secret cults, culti segreti, che sono appunto la componente principale del metodo mafioso nigeriano. I riti sacrificali si rifanno alla ritualità voodoo, passano attraverso riti magici e possono comportare, come a volte è accaduto, lesioni o addirittura omicidio in danno delle vittime».
Presenti in Italia fin dagli anni Ottanta, le organizzazioni mafiose nigeriane, «storicamente attive in Piemonte, Veneto e Campania – si legge nell’ultima relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) al Parlamento – hanno progressivamente esteso la loro presenza criminale anche in altre aree del territorio nazionale, quali le regioni adriatiche (in particolare Marche e Abruzzo), la Capitale e le due isole maggiori. Sovente strutturate su base etnico-tribale e organizzate in cellule, operano prevalentemente nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nella tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Accanto al narcotraffico, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è il dato più allarmante registrato con riferimento all’immigrazione clandestina, in quanto le ragazze nigeriane sono, di fatto, ridotte in schiavitù, anche mediante rituali magico-tribali», come il voodoo e lo juju . ... [continua]
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