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Maggio-Giugno/2018 - Articoli e Inchieste
I dimenticati
Storie di vittime innocenti
di Francesco Neri

Simonetta Lamberti è stata uccisa il 29 maggio 1982
dalla camorra. Per errore. L’obiettivo era suo padre
Alfonso Lamberti, allora Procuratore di Sala Consilina,
che aveva lavorato a numerosi processi
contro la malavita organizzata

Sabato 29 maggio 1982: una bambina, Simonetta Lamberti, viene uccisa per errore da un killer della camorra. L’obiettivo dell’agguato era il giudice di Cava de’ Tirreni Alfonso Lamberti che, come procuratore di Sala Consilina in provincia di Salerno, aveva lavorato, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, a numerosi processi contro alcuni esponenti della camorra e, in particolare, si era occupato, con metodi ferrei, degli omicidi di alcuni giuristi salernitani.
Aveva undici anni Simonetta Lamberti quando, per sbaglio, una delle pallottole vaganti esplose contro il padre la colpì alla testa mentre dormiva in macchina al ritorno da una gita al mare col papà.
I primi due colpi raggiunsero il dr Lamberti ferendolo gravemente, uno alla testa, il secondo alla spalla. Il terzo fu fatale per Simonetta che stava riposando accanto al padre. Aveva gli occhi chiusi Simonetta però sorrideva. E da quel momento non si è più svegliata. Morì avendo ancora disegnata sul viso l’espressione di gioia che in genere hanno tutti i bambini contenti di aver passato alcune ore spensierate col proprio papà. Quel giorno la piccola Simonetta aveva trascorso alcune ore serene e felici a Vietri sul mare al posto del fratello un po’ più grande, Francesco. Che in genere il papà, il dr Lamberti, si portava appresso quando usciva qualche volta per distrarsi dal lavoro.
Aveva giocato sulla spiaggia, Simonetta quel giorno, facendo castelli di sabbia e aveva scherzato col papà mangiando un gelato.
Da Cava de’ Tirreni a Vietri sul mare sono solo cinque chilometri e, con la macchina, ci si impiega al massimo un quarto d’ora perché, in genere, la strada è libera e non s’incontra nessuno. E’ il primo pomeriggio e il sole è ancora caldo: Simonetta, dopo un paio d’ore passate sulla spiaggia, chiede al papà di tornare a casa perché ha un appuntamento con una sua compagna di scuola. Il giudice Lamberti, che all’epoca dei fatti aveva quarantacinque anni ed era anche docente di Diritto penale all’Università di Salerno, sale in macchina con la figlioletta per il rientro.
Stanca e affaticata dal pomeriggio in spiaggia Simonetta aveva sùbito chiuso gli occhi non appena era salita in macchina, appisolandosi sul sedile. Dopo aver trascorso il pomeriggio al mare, il magistrato sta rincasando con la figlia quando, superato l’ospedale di Cava, all’incrocio tra via Libertà e via della Repubblica, nei pressi di Corso Principe Amedeo, un’Audi di colore scuro blocca davanti la BMW nera del magistrato che viene affiancata, poi, da una 127 bianca, presumibilmente fornita ai killer da Giovanni Gaudio, dalla quale arrivano otto pallottole, sparate da una P38. Sono circa le 15,30 quando un commando sulla strada statale 18 di Cava accerchia l’auto del dr Lamberti e comincia a sparare. Il magistrato abbassa il finestrino e, all’improvviso, sente un boato enorme, allucinante. E’ il primo colpo che ferisce il giudice che, in un primo momento, non aveva pensato a un agguato ma all’esplosione del condizionatore d’aria della macchina. Poi, colpito ancora una seconda volta, si risveglierà alcune ore dopo nell’ospedale di Cava de’ Tirreni in cui era stato ricoverato chiedendo della sua bambina. I medici però, in un primo momento, esitarono a rispondere a quella domanda. Solo il giorno dopo fu detto al dr Lamberti che la piccola Simonetta non c’era più.
Dopo l’attentato delle Brigate Rosse nel 1980 che provocò la morte del procuratore di Salerno Nicola Giacumbi, era stata assegnata al dr Alfonso Lamberti una Giulietta blindata che, però, quel sabato non aveva usato perché non è consentito ai magistrati andare al mare con la macchina di servizio.
A questo punto comincia una vicenda giudiziaria lunga e complicata, fatta di rinvii e assoluzioni, di ricorsi e di nuove condanne: le indagini si sono concentrate molto presto sulla professione di magistrato del padre di Simonetta, inscrivendo l’omicidio nel quadro delle attività camorristiche.
Una di queste pallottole, rimbalzando, colpisce mortalmente alla tempia sinistra Simonetta. Che non si accorge di nulla. Viene trasportata all’ospedale Cardarelli di Napoli e operata d’urgenza al cervello. Ma la situazione è gravissima e la bambina morirà, poco dopo, in ambulanza mentre la stanno riportando all’ospedale di Cava. E’ la prima minorenne, vittima innocente, della criminalità organizzata in Campania.
All’indomani dell’agguato, in un bosco a Materdomini di Nocera Superiore, viene rinvenuto lo scheletro di un’Audi bruciata, con ogni probabilità quella utilizzata dai killer. I quali sapevano che a bordo dell’auto del magistrato viaggiava la bambina. Eppure non esitarono a sparare.
La morte di Simonetta Lamberti, naturalmente, ha segnato nel profondo la vita dei suoi genitori: sopravvivere a un figlio, a una figlia morta in quel modo è una cosa terribile, la cosa più innaturale del mondo. Da quel momento tra loro qualcosa si spezzò, il loro rapporto divenne conflittuale e svanì l’intesa che c’era sempre stata, determinando un divorzio, un divorzio complicato e tuttavia inevitabile: la moglie del giudice Lamberti a quel punto, separatasi dal marito, tornò a vivere con i suoi due figli maschi, Stefano e Francesco, a Napoli nella casa paterna, lasciando Cava dove, pùre, prima della tragedia, era riuscita ad ambientarsi.
Ovviamente è rimasta segnata profondamente anche la vita della sorella di Simonetta, Simonetta Serena, venuta al mondo 360 giorni dopo quell’agguato mortale, il 24 maggio del 1983: un compleanno mai festeggiato perché troppo vicino a una data da dimenticare: quella della tragica ricorrenza del 29 maggio del 1982.
Nata in un contesto che non era già più una famiglia ma un cumulo di macerie. Come quando un terremoto fortissimo distrugge tutto, le case e tutto quello che si è costruito. E’ cresciuta con un forte senso di colpa Simonetta Serena: determinato dalla convinzione, sbagliata, di vivere una vita che non era la sua e che non le apparteneva.
Perdipiù con un nome, quello della sorellina Simonetta accanto al nome Serena, difficile da portare dopo quel gravissimo lutto. Una vita strappata alla sorellina morta tragicamente: in vita Serena perché morta Simonetta. L’assurda convinzione di essere un clone sbagliato di quella bimba che sarebbe dovuta crescere, diventare grande e fare cose importanti. Magari costruirsi una famiglia e diventare una brava professionista.
A Simonetta Lamberti, una bimba innocente, inconsapevole e indifesa, un fiore spezzato prematuramente, è stato dedicato a Cava de’ Tirreni un monumento: un cippo marmoreo spezzato, realizzato grazie ad una sottoscrizione spontanea della cittadinanza. Successivamente le è stata intitolata la biblioteca dell’istituto nautico Duca degli Abruzzi di Bagnoli Museo del Mare, l’aula magna dell’istituto “Vicinanza” di Salerno e, il 2 aprile 1983, lo stadio comunale di Cava de’ Tirreni.
Il 29 maggio 1984 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, in visita a Cava de' Tirreni, ha scoperto una targa in ricordo della bambina nella biblioteca della sua scuola. A lei è stata dedicata anche una piazza del Comune di Cautano, un paese della provincia di Benevento. Simonetta Lamberti è ricordata inoltre ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, voluta, fondata e animata da don Luigi Ciotti che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia.
Dopo quella tragica vicenda sia Serena, la sorella di Simonetta, che la mamma, Angela Procaccini, hanno passato la loro vita cercando di mantenere sempre viva la memoria della bimba dai capelli biondi, parlando di lei nelle associazioni, nelle scuole e nel carcere minorile di Nisida ai tanti ragazzi che, per qualche scelta avventata e per la mancanza di una giusta guida, hanno preso la strada sbagliata.
Alcuni libri della mamma di Simonetta, la preside Angela Procaccini, sono ispirati al dramma che ha segnato la sua vita: Angeli senza ali, Nebbie, Sguardi e D con la prefazione di Bianca Berlinguer.
Per una volta forse, dopo tante fiction che hanno raccontato i camorristi, i boss e i capi dei capi, vale la pena ricordare le vittime invece dei carnefici, vale la pena ricordare una bambina e la sua storia, vera, troppo spesso dimenticata: Simonetta Lamberti, una bimba che amava giocare a fare la maestra oppure la sarta, una piccola innocente uccisa dalla camorra, per evitare che ci siano vittime di serie A, che tutti conoscono e tutti ricordano e vittime di serie B, che nessuno conosce o che in pochi ricordano.
Perché non è vera la favola secondo cui la camorra, la mafia, la criminalità non tocca i bambini. Anche per questo, forse, vale la pena ricordare Simonetta, una delle tante vittime innocenti della criminalità organizzata: e, per concludere, vale la pena ricordare che, dal secolo scorso ad oggi, sono state oltre mille le vittime innocenti della criminalità organizzata. Solo tra i minorenni se ne contano più di cento.

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