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Maggio-Giugno/2018 - Articoli e Inchieste
Controllo Digirale
I computer travolgeranno l'umanità?
di Lorenzo Baldarelli

Stiamo insegnando alle macchine a pensare al posto nostro,
forse siamo stanchi di farlo; per ora siamo agli inizi
ma in informatica il tempo scorre molto più rapidamente.
Intanto in Cina s’avanza la Polizia del pensiero.
In Occidente? Si prevede che nei prossimi dieci anni
scomparirà il 5% delle attuali occupazioni.
Ma una contrazione del numero dei lavoratori non dovrà
portare con sé una diminuzione delle vendite. Ecco perché
si è iniziato a parlare, anche qui nella periferia
dell’impero, di reddito di cittadinanza


Un giorno, non molto lontano da oggi, lavoreranno per noi, combatteranno per noi e forse penseranno anche per noi. Le intelligenze artificiali, ma sarebbe più giusto definirle machine learning: macchine che riescono a modellare il loro comportamento basandosi sui dati che hanno a disposizione, che gli forniamo noi, o come già accade, da altre macchine.
Il termine 'intelligenza artificiale', utilizzato per la prima volta nel 1956 da John McCarthy, dovrebbe significare progettare macchine che fanno cose intelligenti. Ma non è proprio così, non siamo ancora in un film di fantascienza, le macchine non utilizzano i nostri processi mentali ma gli algoritmi e, almeno per ora, non riescono ad imparare dai loro errori. Ma che cos’è un algoritmo?

Le nostre vite: spezzettate e semplificate

All’Università, i professori di informatica ripetono: “Se c’è un errore nel lavoro la colpa è la tua, i computer sono stupidi e non pensano”. Infatti le macchine pensano in modo differente, usano gli algoritmi. Un algoritmo è semplicemente una procedura composta da un numero di passi elementari svolti in un determinato tempo; delle istruzioni basate su principi elementari. Questo è un algoritmo, il ragionamento delle intelligenze artificiali che ci circondano. Un semplice procedimento che in informatica permette la risoluzione di specifici problemi mediante l’applicazione di una sequenza finita di precise istruzioni in un preciso ordine.
Finché gli algoritmi ci permettevano di andare nello spazio, costruire sempre più automobili o regolare i parcheggi sotterranei non interessavano a molti. Oggi questi linguaggi oscuri sono entrati nell’intimità delle nostre vite e con «l’internet delle cose» ci aiuteranno a fare tutto, dalla spesa al lavoro, almeno per chi riuscirà ad averne ancora uno. Con la maggior interazione dei nostri oggetti con noi stessi le cose si complicano e non poco.
Nell’ultimo anno anche tra gli 'esperti' comincia a serpeggiare un certo sospetto sulle reali potenzialità di queste tecnologie. Sergey Brin, cofondatore di Google con Larry Page e presidente di Alphabet, nella lettera annuale agli azionisti, descrive la rivoluzione che stiamo vivendo come fautrice di «nuovi problemi e nuove responsabilità» e invita tutti all’«umiltà». Parafrasando 'Storia delle Due città' di Charles Dickens, Brin frena l’ottimismo e descrive l’epoca attuale: «È stato il migliore dei tempi, è stato il peggiore dei tempi». «La nuova primavera dell’intelligenza artificiale - continua Brin - è lo sviluppo più significativo dell’informatica a cui ho potuto assistere nel corso della mia vita». «Siamo davvero in una fase di rinascita della tecnologia, un momento emozionante in cui possiamo vedere le applicazioni in quasi ogni segmento della società moderna». Tuttavia ci sono anche dei rischi: «Come influenzeranno l’occupazione nei diversi settori? Come possiamo capire cosa stanno facendo sotto il cofano? Che dire delle misure di equità? Come si possono manipolare le persone? Sono al sicuro?».
L’intelligenza artificiale e il machine learning stanno trasformando il panorama tecnologico. Tutto quello che prima si pensava fosse fantascienza sta diventando realtà. I cosiddetti chip neuromorfici, ad esempio, faranno fare un salto alle capacità di calcolo dei computer, spalancando un’infinità di possibilità scientifiche e commerciali. ... [continua]

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Il paradosso delle graffette

Un’intelligenza artificiale evoluta potrebbe distruggere il mondo? Il filosofo svedese Nick Bostrom pensa di sì e nel 2003 immaginò una teoria: il mondo potrebbe finire per colpa delle graffette.
La razza umana riesce finalmente a costruire un cervello sintetico con capacità ad oggi inimmaginabili, riesce infatti a essere totalmente autonomo e in grado di evolversi. A questo super-computer gli si dà un solo ordine: produci graffette. Grazie alle sue capacità il super-computer ottimizzerà risorse, materiali e tempo sfruttando ogni piccola possibilità, senza pause e tentennamenti. Il mondo stesso diventerà uno strumento per produrre graffette. La vita stessa potrebbe finire per colpa del super-computer.
Ecco il paradosso.

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