Ogni carcerato riceve tre pasti per i quali
l’Amministrazione spende
poco meno di 4 euro al giorno. Per integrare
le proprie razioni, i reclusi
sono costretti a ricorrere al “sopravvitto”.
Ma con quali soldi?
Dopo le elezioni politiche che hanno visto il successo della coalizione di centro-destra e del Movimento Cinque Stelle, sono state pubblicate le più svariate analisi politiche nel tentativo di spiegare/rsi i motivi di questo exploit elettorale. Soprattutto per quanto riguarda il sorpasso della Lega nei confronti di Forza Italia, tutti sono concordi nel sottolineare come gli argomenti “immigrazione” e “sicurezza” siano state le due leve principali sulle quali la Lega ha posto il maggiore impegno durante la campagna elettorale. E se c’è un luogo in cui i due concetti trovano la sintesi più evidente, questo è il carcere.
Nelle carceri italiane ci sono 19.765 detenuti stranieri il che equivale al 34% delle 58.163 persone ristrette in totale (dati aggiornati al 28 febbraio 2018), una percentuale praticamente stabile da anni.
La maggior parte dei detenuti stranieri appartiene a quattro nazionalità: Marocco 18,6% del totale degli stranieri, Albania 13,1%, Romania 13,1%, Tunisia 10,7% seguite poi dalla Nigeria 6%, Egitto 3,3%, Senegal 2,5%, Algeria 2,3%, Gambia 1,9%, Ucraina 1,3%.
Tuttavia, la distribuzione dei detenuti stranieri non è omogenea nelle Regioni italiane. Il 19,5% del totale dei detenuti stranieri è ristretto in Lombardia e costituiscono il 45,1% del totale delle persone detenute nelle carceri lombarde. Segue il Lazio con il 13,2% del totale degli stranieri in Italia che corrispondono al 52,7% dei detenuti nelle carceri laziali. Piemonte: 9,4% / 44,5%. Emilia Romagna: 8,9% / 50,8%. Toscana: 8,2% / 49,1%. Queste quattro Regioni ospitano il 59,2% di tutti gli stranieri ristretti in Italia. Ma oltre ai dati assoluti, ci sono anche eccezioni significative in termini percentuali, per esempio il Trentino Alto Adige pur ospitando solo l’1,5% del totale dei detenuti stranieri, questi rappresentano il 71,1% del totale dei detenuti nella Regione, oppure la Liguria con il 3,8% del totale dei detenuti stranieri che però rappresentano il 52,7% del totale dei detenuti delle carceri liguri. A queste differenze di nazionalità e di percentuali di distribuzione, vanno poi aggiunti i problemi delle diverse religioni professate, la carenza di mediatori culturali nelle carceri e il regime di “celle aperte” introdotto da qualche anno e che consiste nel permettere ai detenuti di aggirarsi per una sezione del carcere per larga parte della giornata e per di più, praticamente senza controllo, stante la carenza d’organico del personale di Polizia Penitenziaria. ... [continua]
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