È l’opinione del presidente della Corte d’Appello
di Palermo Matteo Frasca. Intanto proseguono le manovre
per un maggior ricorso alle misure alternative
alla detenzione
Le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario sono l’occasione per accedere ad alcune informazioni e analisi che la magistratura non potrebbe esternare in altro modo. Sono informazioni che in genere non offrono un quadro generale e non si avventurano in analisi sociologiche, ma quest’anno, nella relazione della Corte d’Appello di Palermo stilata dal presidente Matteo Frasca, ci sono importanti passaggi da non sottovalutare, soprattutto uno: “sarebbero sufficienti un paio di anni di ‘minore attenzione’ nei confronti del fenomeno in esame da parte dello Stato per consentire all’associazione medesima di ripristinare l’inaudita forza criminale manifestata sino agli anni ’90, con la consapevolezza che, sebbene non siano mancati e non manchino, nell’ambito del sodalizio, atteggiamenti di fastidio o, addirittura, di rifiuto nei confronti di una ‘politica’ di aggressione esplicita agli organi dello Stato, non sarebbe, in tal caso, possibile escludere una nuova stagione di inaudita violenza”.
L’affermazione è nero su bianco nella relazione pubblicata nel sito web della Corte ed è stata citata dal Procuratore generale Roberto Scarpinato durante la cerimonia di quest’anno. Trae origine da altre considerazioni che Matteo Frasca ha raccolto nella sua relazione derivanti da una “elevata resilienza” manifestata da Cosa nostra e soprattutto dal superamento della fase emergenziale dell’associazione costituita dal ritorno in libertà, dopo un congruo numero di anni passati in carcere, di figure storiche o, in ogni caso, di sicuro prestigio criminale nell’ambito associativo.
L’allarme è fondato su “concreti e solidi elementi che comprovano la piena e costante operatività dell’organizzazione ‘Cosa nostra’ nell’ambito dei settori illeciti che appartengono alla sua tradizionale e sedimentata attività criminale: le estorsioni, il traffico di sostanze stupefacenti, il condizionamento degli appalti, nonché l’attività di impresa fino allo svolgimento, diretto e occulto, di attività economiche di per sé lecite, ma con la sempre più frequente creazione di vere e proprie ‘società occulte’ con imprenditori disponibili anche se formalmente estranei alla struttura dell’organizzazione criminale”.... [continua]
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