“Sottocopertura 2” è lo sceneggiato che la Rai ha mandato in onda sulla rete ammiraglia in quattro puntate, la prima il 16 ottobre scorso, le restanti ognuna il lunedì successivo per la regia di Giulio Manfredonia. Con un cast di tutto rispetto: Antonio Preziosi nei panni di don Michele Zagaria, Claudio Gioe’ nel ruolo di Vittorio Pisani, ex capo della Squadra Mobile di Napoli e Bianca Guaccero nelle vesti di Rosaria Massa, moglie di Vincenzo Inquieto ‘o tubista, l’uomo che mise a disposizione la propria abitazione di Casapesenna per nascondere la latitanza di Zagaria.
“Anche se ispirate a fatti realmente accaduti - si legge, ma bisogna farci veramente molta attenzione perché i caratteri sono molto piccoli, nei titoli finali di ogni segmento trasmesso in prima serata - le storie e i dialoghi narrati sono frutto della fantasia degli autori. Il ruolo dei personaggi, delle società, nonché delle organizzazioni esistenti, dunque, è stato liberamente rielaborato e romanzato così come la loro partecipazione alle vicende immaginarie dei personaggi inventati dagli autori. Qualsiasi collegamento e similitudine, riferimento o identificazione con persone vissute o viventi, nomi o luoghi reali, è pertanto puramente casuale e non intenzionale.”
Per la verità nel 2012 era uscito un volume, l’unico in Italia che approfondiva questa vicenda, dal titolo L’ultimo bunker, la vera storia della cattura di Michele Zagaria il più potente e più feroce boss dei Casalesi. Un libro pubblicato da uno dei grandi editori italiani, un editore addirittura “istituzionale” potremmo dire, come Garzanti che racconta tutta la vicenda con particolari inediti che se fossero stati presi in considerazione per la produzione di una fiction non ci sarebbe stato bisogno forse di introdurre elementi inventati, dal momento che talvolta la realtà davvero ha superato la fantasia. Un libro che racconta “dall’interno” l’indagine condotta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, il dottor Catello Maresca, che è stato colui che ha impostato le strategie per la cattura e che ha elaborato le tecniche per la caccia al capo del clan dei Casalesi (un intero capitolo del volume citato è intitolato “Tecniche di caccia”) che poi hanno condotto all’arresto di Michele Zagaria il 7 dicembre 2011, dopo 16 anni di latitanza.
Nella fiction trasmessa dalla Rai forse c’è qualche concessione di troppo alla sensibilità di don Michele per le belle donne: il boss dei Casalesi, durante l’udienza del 15 novembre - e qui si tratta della realtà non della fiction - ristretto al 41 bis nel carcere di Opera ha messo in scena un goffo tentativo di suicidio per protestare contro la fiction della Rai, chiedendo, tramite i suoi legali, un risarcimento di 100mila euro per i danni di immagine cha la produzione televisiva gli avrebbe arrecato.
Purtroppo però nella fiction televisiva non è stato riservato - come forse meritava - molto spazio alla figura di un uomo intelligente e tenace come il dottor Catello Maresca, la mente di tutta l’indagine, che invece è stato rappresentato, perlopiù nelle scene finali dell’ultimo episodio, in modo molto superficiale come un uomo un po’ goffo e scialbo, come un comprimario del commissario Romano (alias Pisani). Peccato perché ciò fa torto all’arguzia del dottor Maresca e ai suoi tanti sacrifici per arrivare al risultato finale. Peccato perché ciò tradisce, almeno in parte, la realtà dei fatti.
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