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Gennaio/2018 - Interviste
Militarizzazioni
L'infarto operativo procurato ai Forestali
di a cura di Michele Turazza

Il bilancio di un ex Dirigente del Cfs
diventato carabiniere e ora in pensione

Trent’anni in prima linea. Il suo ufficio sono stati i boschi e le foreste d’Italia. Là, dove ogni forestale ha scelto di andare. Là, dove ha lasciato il cuore dopo essere stato militarizzato. Dopo una breve esperienza lavorativa nel privato, ha preferito mettersi al servizio della collettività, indossando la divisa grigio-verde e il berretto con l’aquila.
Ora è in pensione, con un grado onorifico militare che non gli appartiene e la fiamma al posto dell’aquila. E spiega a “Polizia e Democrazia” l’inutilità e la pericolosità di una riforma che ha dimostrato evidenti lacune nell’organizzazione della difesa del territorio. Un territorio, un ecosistema, un ambiente sempre più abbandonati da una politica miope, che non trova di meglio che spuntare le armi e togliere diritti a chi, quei boschi, li ha sempre protetti.
Dott. Cattoi, dopo 30 anni nel Corpo Forestale dello Stato con la divisa grigio-verde e l’aquila sul berretto, lo scorso mese di ottobre ha lasciato il servizio con una giacca nera e il grado onorifico di Generale di Brigata. All’inizio della sua carriera, l’avrebbe mai immaginato che sarebbe andato in pensione da militare?

Trent’anni fa le prospettive di un giovane laureato in Scienze Forestali con esperienze professionali nel settore privato portavano sì lontano nell’immaginarsi a servizio della montagna e della tutela delle foreste, ma neanche per scherzo si poteva immaginare una simile conclusione! E nemmeno che un governo e una maggioranza parlamentare, per giunta di sinistra, avrebbero sconfessato così platealmente un’esigenza di trasparenza e di democrazia nella trattazione di un problema vitale per il Paese come la sicurezza civile e ambientale.
Eravamo proprio a ridosso dell’epoca storica della smilitarizzazione della Polizia di Stato e della legge 121 del 1981 che rivoluzionò l’assetto giuridico delle Forze di polizia, risanato da scorie militaristiche, ben presenti ancora negli anni ’70. La militarizzazione delle funzioni “civili” e del personale “civile” della Forestale, con lo scempio di inefficienze conseguenti, a parere mio e di tutti i forestali ricorrenti al Tar e ora alla Corte Costituzionale, è un orrendo salto nella preistoria della coscienza democratica italiana, sostenuto peraltro da un parere “sui generis” del Consiglio di Stato redatto da un ex generale dei Carabinieri e da un componente del Comitato scientifico della Rivista giuridica dell’Arma.

Ora è tempo di bilanci. Trent’anni al servizio di boschi e foreste, e dei cittadini: com’è cambiato il Corpo Forestale nel corso del tempo? A un aumento della sensibilità nei confronti della tutela dell’ecosistema è corrisposto un adeguamento della normativa?

Sono entrato nella Forestale a metà degli ’80, nella fase in cui questa struttura statale era ancora perfettamente efficiente nelle funzioni di controllo ambientale e nelle capacità tecniche di gestione di processi amministrativi a servizio delle popolazioni montane. Erano evidenti le difficoltà di relazione e le contrapposizioni, spesso personalistiche, con gli organi delle Regioni subentrate nelle competenze primarie già proprie del glorioso ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, un colosso istituzionale sbranato dalle istanze federaliste, ma della cui mancanza oggi si sente il peso in termini di coordinamento e di capacità di competizione con il mercato mondiale. ... [continua]

LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA:
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per informazioni chiama il numero verde 800 483 328
oppure il numero 06 66158189
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NELLA FOTO: Maurizio Cattoi si laurea a Padova in Scienze Forestali e svolge la libera professione nel settore forestale e dell’agricoltura biologica negli anni ’80.
Nel Corpo Forestale dello Stato dal 1987, riveste per 20 anni il ruolo di Responsabile del Nucleo investigativo di Polizia Forestale e Ambientale di Pesaro e Urbino, oltre ad incarichi di rilevanza nazionale nel settore dell’antincendio boschivo e delle tecnologie informatiche per lo studio e le gestione di dati territoriali.
Primo Dirigente e Comandante Provinciale del CfS, lascia il servizio nel 2017 con il grado a titolo onorifico di Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri.

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