A colloquio con Nando dalla Chiesa, ideatore di Cross,
l’Osservatorio sulla criminalità organizzata
dell’Università degli studi di Milano
Istituito formalmente soltanto qualche anno fa, l’Osservatorio Cross della Statale di Milano si è distinto fin da subito come centro universitario di eccellenza in tema di lotta alla criminalità organizzata. E prima ancora, di studio e conoscenza. Sì, perché per combattere efficacemente le mafie, bisogna prima conoscerle. E studiarle. Indignazione e impegno civile possono contribuire a creare le condizioni per uno studio proficuo, ma servono anche costanza, dedizione, metodo. Ed è proprio ciò che si propone Cross, nato da un’idea del professor Nando dalla Chiesa, che attualmente lo dirige, e che vede tra i propri collaboratori giovani ricercatori animati da entusiasmo e passione. Innumerevoli le ricerche condotte, in particolare sulla presenza delle organizzazioni mafiose al nord Italia, destinate alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso; sui beni dei mafiosi, confiscati in Lombardia; sulla criminalità organizzata in Messico, in Brasile e nei Balcani; sulle infiltrazioni negli appalti delle grandi opere pubbliche.
Cross è anche catalizzatore di una miriade di iniziative e attività collegate. Oltre agli insegnamenti di Sociologia della criminalità organizzata, Sociologia e metodi dell’educazione alla legalità e Organizzazioni criminali globali, gli studenti possono, ormai da qualche anno, scegliere il curriculum “Legalità e criminalità organizzata” nell’ambito della Laurea magistrale in Amministrazioni e Politiche pubbliche. E in più occasioni, le tesi prodotte dai laureati hanno persino anticipato i contenuti di inchieste della magistratura sulle infiltrazioni criminali nelle Amministrazioni locali, a dimostrazione della qualità delle ricerche condotte.
Per quanto riguarda la formazione post lauream, nell’anno accademico 2016/17 è stato avviato il primo ciclo del Dottorato di ricerca in “Studi sulla criminalità organizzata”, mentre il Dipartimento di Scienze sociali e politiche ha attivato il Corso di perfezionamento in “Scenari internazionali della criminalità organizzata”. Da ultimo, appuntamento fisso del mese di settembre ormai dal 2011, la Summer School in “Organized Crime”, che vede confrontarsi i maggiori studiosi nazionali in tema di mafia, e svariati laboratori di approfondimento (Giornalismo antimafioso), siti (Stampo Antimafioso e wikiMafia) e associazioni studentesche (Unilibera). Il tutto entro una fitta rete di collaborazioni, sia sul piano nazionale che internazionale, che vedono Cross affiancarsi ad esperienze formative e di ricerca di altri Atenei. L’eco delle attività dell’Osservatorio e dell’impegno dei ricercatori e del direttore è giunto fino all’Onu: l’Agenzia per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, con sede a Vienna, ha infatti nominato il professor Dalla Chiesa consulente per un progetto sull’insegnamento di materie relative alla criminalità organizzata nelle scuole e nelle Università. “Polizia e Democrazia” l’ha incontrato.
Professor Dalla Chiesa, che varie forme di criminalità organizzata siano presenti anche nelle cosiddette “aree non tradizionali” è un dato ormai incontrovertibile. Quali fattori hanno permesso alle mafie di espandersi e di attecchire anche nel nord Italia?
Molteplici fattori. Vi sono stati un’ondata migratoria e i soggiorni obbligati al nord che assieme, nonostante siano avvenuti con tempistiche leggermente sfasate, hanno generato condizioni di radicamento e di sviluppo. Attorno ai boss più importanti inviati al soggiorno obbligato si raccoglievano parenti, amici, venendosi a costituire così dei nuclei di società mafiosa che hanno progressivamente conquistato spazio. Amicizie, compaesanità, condivisione di biografie hanno nel tempo alimentato catene migratorie, di network, di sistemi di relazione che hanno funzionato collegando gruppi di paesi diversi in queste Regioni.
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