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Novembre-Dicembre/2017 - Editoriale
direttore@poliziaedemocrazia.it
Vent’anni dopo
di Cesare Vanzella

Cari lettori, questo numero del giornale segna una discontinuità con il nostro tradizionale modo di fare informazione. Lasciamo per una volta quasi interamente la parola agli uomini e alle donne del Siulp, il sindacato di Polizia maggiormente rappresentativo.
Perché questa scelta?
E’ un omaggio che vogliamo rendere a Franco Fedeli, fondatore e direttore di Polizia e Democrazia, che proprio 20 anni fa, era il 1997, ci ha lasciato. Senza il suo folgorante lavoro di giornalista d’altri tempi, che riuscì a coinvolgere tanti poliziotti e a spegnere le esitazioni di sindacati e forze politiche, non ci sarebbe stata né la Riforma di Polizia del 1981 né, a cascata, sarebbe nato il Siulp.
Dunque un numero della rivista nel nome di Fedeli che si apre con un’intervista del nostro Lorenzo Baldarelli al segretario del Siulp Felice Romano che plana con occhio curioso e critico su legalità e sicurezza, sulla strategia italiana in Libia nonché sui temi legati al salario e al riordino delle carriere.

La seconda parte della rivista offre un palcoscenico al Premio Fedeli per la narrativa poliziesca nato 18 anni fa su iniziativa del Siulp di Bologna, con questo giornale da “supporter”, per ricordare il Direttore da poco scomparso.
Anche quest’anno la giuria ha scelto, tra decine di proposte, i tre libri finalisti da cui uscirà il vincitore.
Orizzonti cittadini milanesi, sguardi affacciati sulla nebbia della provincia emiliana. Protagonisti delle indagini sono il soprintendente Carella e il vicesoprintendente Ghezzi nel noir di Robecchi "Torto marcio", il commissario Soneri nel libro di Varesi e il viceispettore Aurora Scalviati nel romanzo di Barbara Baraldi. Tre stili diversi per svolgere le indagini e arrivare a individuare il colpevole: lavoro di squadra per Ghezzi e Carella, il fiuto sopraffino del commissario Soneri, la testardaggine insubordinata della Scalviati.
Tre buoni libri figli di questi anni. Il libro della Baraldi possiede più ritmo, tiene il lettore appiccicato alle pagine con continui colpi di scena pur presentando talora dei piccoli errori tra le funzioni professionali di psichiatri e psicologi. "Sοneri e la legge del Corano" si confronta invece con l'immigrazione finalmente con toni che vanno al di là dell'accoglienza spicciola ma che si fermano ad analizzare anche le ricadute di queste migrazioni sul tessuto sociale di una cittadina come Parma. Infine, il "Torto marcio" di Robecchi che mette insieme mafie, immigrati affaristi e giovani dei comitati per la casa.
Gli autori dei tre libri non lesinano neppure riferimenti alla musica d'autore: Leonard Cohen per la Baraldi, Bob Dylan per Robecchi. Il commissario Soneri si affida invece a Woody Allen e a un buon bicchiere di Bonarda per mettersi in contatto con il Coro degli Angeli.

Ma c'è un quarto libro su cui val la pena spendere qualche parola. Non fa parte dei finalisti del Premio Fedeli né potrebbe (è uscito da poche settimane) ma merita attenzione perché esce da schemi consolidati. Creato da Roberto Costantini, il personaggio del commissario Michele Balistreri si stacca dal format ricorrente. Non è un funzionario con trascorsi di sinistra, non ama torturarsi con la solidarietà, l'accoglienza, i giusti diritti di immigrati e rom. Udite, udite, il commissario Balistreri in giovinezza aveva fatto parte di Ordine Nuovo e con quella realtà, che ogni tanto riemerge, è costretto a fare i conti. In questo romanzo si trova a indagare sugli omicidi di alcuni camerati, amici dei tempi che furono. Il tutto condito dai soliti burattinai che manovrano nell'ombra inconsapevoli burattini.

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