Il Tribunale di Padova ha condannato in primo grado
Debora e Freddy Sorgato a 30 anni di detenzione. Sedici anni
e 10 mesi a Manuela Cacco. Nell’analisi del grafologo
sulle lettere che i tre si sono scambiati in carcere
prima della sentenza emerge chiaramente la loro personalità
Ci sono storie che si travestono di amore, passione, ossessione ma in realtà sono, banalmente, tragedie legate ai soldi, agli interessi, ai traffici illeciti.
Una di queste è la storia di Isabella Noventa: un omicidio, tre colpevoli in primo grado e una vittima; un storia apparentemente chiara ma monca di tanti tasselli.
Manca un corpo, un’arma del delitto, non si sa chi abbia materialmente commesso il delitto, né dove.
E poi ci sono loro, i tre accusati, fratello e sorella, Freddy e Debora Sorgato, e la “terza”, Manuela Cacco, terza in tutto, amante di Freddy, amica di Debora, persecutrice di Isabella.
Loro che danno tre versioni opposte dei fatti, tre diverse storie che raccontano un’unica notte, quella del 15 gennaio 2016.
Freddy racconta che Isabella è morta tra le sue braccia durante un gioco erotico, mentre con una corda le stringeva il collo; preso dal panico l’avrebbe presa e gettata nel fiume.
Manuela stravolge lo scenario: Debora ha ucciso Isabella, in cucina, con un martello. Poi i fratelli si sono liberati del corpo ma non sa come.
E, infine, Debora. Lei è estranea a tutto: non c’era, non sa, non ha idea di cosa possa essere successo.
Dal carcere i tre comunicano mediante lettere: è l’unico mezzo che hanno per accordarsi sulla linea da tenere, ma anche per scaricare responsabilità l’uno sull’altro.
Manuela Cacco scrive a Freddy: “Ciao amore della mia vita, meravigliosa creatura”. Parole d'amore che non le hanno impedito di accusare dell'omicidio l’amato, anche se in un ruolo secondario. Per la Cacco il più grande dei mali è Debora: “Ma Debora una coscienza non c'è l'ha? Ti giuro che fosse dura lo immaginavo che avesse i suoi problemi lo sapevo ma ho cominciato a realizzare realmente quello che ha fatto. Ho solo in mente il tuo viso sotto schock – stranito”. Non solo accusa la Sorgato, ma cerca anche di limitare le proprie responsabilità “non mi sono resa conto subito di cosa accadeva” e quelle di Freddy che lei definisce “sotto schock”.
Freddy Sorgato apparentemente rinnova le dichiarazioni d'amore alla Cacco: “Mi raccomando tieni duro e fatti forza che il fe c'è sempre,capito Gioia?”.
In realtà sembra più preoccupato di un eventuale crollo della donna e soprattutto di difendere la sorella, suggerendole una strategia difensiva: “Debora sono stato io ad uccidere Isabella, per giunta tu quella sera non c'eri perché eri al lavoro. Ti ricordi?”
Tanto amore, tanta tutela, ma poi i fratelli non esitano a chiamare la Cacco “la matta”.
Nelle sue lettere, inviate a trasmissioni televisive, Debora Sorgato cerca di minimizzare le proprie responsabilità: “A me invece hanno parlato di ergastolo, non so su quali basi, penso perché ti ho prestato la macchina per andare al locale a ballare con Isa senza che Manu ti vedesse”. L'uso stesso dei diminutivi sembra voler dimostrare mancanza di conflittualità sia con la Noventa che la Cacco. Contemporaneamente, però, getta dubbi sull’amica, ventilando una possibile reazione violenta alla vista degli amanti.
Successivamente la Sorgato diventa più esplicita “Niente da dire, non posso raccontare fatti a cui non ho partecipato. Vedo che nessuno crede alla mia innocenza”, “dite a tutta l'Italia che non ho ucciso Isabella. Che la verità la sanno solo Freddy e Manuela”.
E’evidente che chi scrive è consapevole che sarà letto da altri; tutto è pesato e tutto calibrato. Quello che è scritto non combacia però con il come.
Troviamo infatti, grafologicamente, tre personalità ben definite.
L’istrione, Freddy, con la sua ampia firma piena di ricci, con una grande capacità di strumentalizzare le persone, di tirare fuori il coniglio dal cappello, gonfiando il petto per farsi notare.
L’omissiva Manuela, quella che sa nascondere, apparire vittima ma allo stesso tempo ha, nei suoi intrecci grafici, un elevato istinto di sopravvivenza, la voglia di salvarsi la pelle.
La manovratrice, Debora: quella che più di tutti sa tenere e mantenere il controllo, tenere anche le distanze fisiche e emotive, così come rovescia la scrittura indietro, quella che più di tutti sembra bisognosa di protezione ma che in realtà basta a se stessa e si tutela anche a scapito degli altri.
Tre personalità diverse ma con un comune denominatore ovvero quello di essere tre abili mentitori, tenaci nel tempo.
Sono spesso parole d’amore che si scambiano i tre, i due fratelli si chiamano addirittura “can” e “can Arf”: in realtà la Cacco parla d'amore, “sei la mia meravigliosa creatura, la mia ottava meraviglia”, ma poi coinvolge Freddy, come Michele Misseri che giura amore per la figlia Sabrina e poi l'accusa di omicidio. Freddy Sorgato sembra unicamente interessato a evitare che le due donne possano aggravare la sua posizione, preso nei suoi calcoli, “da premeditato a colposo, sarebbero 7-10 anni”. Debora Sorgato non esita a rinnegare il fratello, “non c’ero, non so, non posso raccontare cose che non so”. Gli scritti ci mostrano tre solisti sul drammatico palcoscenico di un omicidio.
*Grafologa
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