Caro Direttore,
un nostro famoso comandante, direttore della storica scuola del Corpo Forestale dello Stato di Cittaducale teneva molto a che, durante le visite d’istruzione nell’arboreto, oltre a riconoscere le varie essenze forestali, passasse in noi allievi il concetto del “diritto al nome di ogni specie vivente”. Questo pensiero mi rimase impresso, sin dai primi anni di servizio, andando a rafforzare quel senso di appartenenza che, senza retorica alcuna, rendeva lieve la fatica di ogni giorno, in ogni stagione, tra i boschi e le campagne, al servizio dei cittadini, a difesa dell’ambiente.
Molti anni dopo, durante un’intervista televisiva, mi capitò di udire un invito ai Forestali che in sintesi esortava “a non lamentarsi della soppressione del Corpo, perché li si mandava – si diceva – in altra prestigiosa Amministrazione, ma non li si licenziava mica”.
Mai avrei immaginato di passare nella mia vita lavorativa, da ricordi, connotati da forte dimensione valoriale che mi accompagnano ancora, a una costante sensazione di sgomento che sta condizionando la mia persona. E’ incredibile come le parole, in un caso proferite da un maestro, nell’altro da un giovane,“riformatore” possano avere avuto ricadute così importanti su di me; le une sulla coscienza, le altre sulla sfera pubblica del riconoscimento sociale, della permanenza dei miei diritti di lavoratore, ma anche sull’identità profonda e sul benessere psicofisico.
Oggi i nuovi vertici registrano un forte calo dell’attività operativa e sperano che con nuove, pressanti richieste di statistica le curve di produttività possano risalire. Il dato potrebbe prestarsi ad una semplice interpretazione in termini numerici (con la riforma, il Cfs è stato decimato di duemila unità da subito, con il transito in altre Forze di polizia, nei Vigili del Fuoco e nella volontaria ricollocazione farsa, in altre Pubbliche amministrazioni). Dietro i numeri, però, qualcuno forse ha scordato che ci sono le persone. Dei restanti settemila, più di tremila si sono rivolti ai Tribunali di tutta Italia, contro la militarizzazione, altri sono evidentemente contenti, altri ancora cercano di sopravvivere. Cosa vi aspettavate da uomini e donne di cui è in corso una sottile, ma altrettanto spietata damnatio memoriae, degna delle campagne di occupazione militare preunitarie che evidentemente non abbisognano in questi tempi di metodi brutali, visto che possono condursi a suon di norme, tra le peggiori mai licenziate in Italia da governanti, in danno dei lavoratori? Subdole nei presupposti e negli obbiettivi, prive di fondamento costituzionale. Cosa vi aspettavate, che saremmo stati contenti, che ci saremmo messi in fila sorridenti, con i nuovi colori sociali? In nome di quale risparmio, di quale efficienza tutto ciò? Forse quella che qualcuno sappia prima di un magistrato che qualche solerte servitore dello Stato ha intrapreso un’indagine che potrebbe turbare il sonno di qualche potente di turno?
Duole moltissimo che una simile sciagurata decisione sia stata presa da giovani che hanno tolto i sogni ad altri giovani. La Forestale nell’ambito lavorativo e nell’immaginario etico della popolazione in cerca di occupazione era una meta ambitissima. Operativamente era una struttura agile, versatile capace di risultati impensabili per un Corpo così numericamente ridotto. Le prime pagine dei quotidiani esteri, durante l’ultimo terremoto in Umbria lo hanno testimoniato a tutto il mondo, come pure hanno mostrato i nostri elicotteri fermi, perché impegnati in difficoltose attività di “sbianchettamento” che forse ci hanno impedito di conoscere tempestivamente cosa stesse accadendo veramente all’Hotel “Rigopiano”. Oggi siamo diventati una “Specialità” che, non possiamo dimenticare, era nata come Corpo tecnico con funzioni Polizia. Ci hanno accorpati in un’altra Forza di polizia, fondata a suo tempo per altre esigenze e scopi, allineati a quest’ultima, secondo logiche di impiego, appesantite da farraginose circolari attergate in ogni dove, lontane da quella che è la visione e, soprattutto, la materia oggetto del lavoro dei Forestali. I fabbri non potranno sostituire i falegnami solo perché entrambi a volte usano il martello. Può sembrare banale l’accostamento, ma è così. Noi facciamo un altro mestiere ed altri non possono prendersi anche il nostro, solo perché fare tutto e male in questo nostro Paese, ormai è la regola, anche noi abbiamo sofferto di questa aberrazione, ma siamo stati gli unici ad essere sacrificati in nome di una ipocrita operazione di spending review. La nuova legge sui reati ambientali d.lvo 68/2015 che qualcuno si vanta di aver varato, diventerà uno splendido gioiello impolverato, con la soppressione di quella Polizia di prossimità, specializzata in materia ambientale che ne avrebbe garantito l’applicazione: i maligni come me non possono non vederci qualcosa di combinato in tutto ciò.
Negli anni Venti del secolo scorso, un altro riformatore pensò fosse cosa buona sciogliere il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, le proteste dei poliziotti dell’epoca furono soffocate nel sangue; pochi anni dopo qualcuno si rese conto, e quel Corpo fu rifondato, portandosi nei suoi ranghi, anche parte di quegli altri militari che erano stati costretti a sparare sui propri commilitoni. Un Paese democratico non ha bisogno di indicibili retromarce nel campo dei diritti civili degli operatori di Polizia, faticosamente raggiunti con l’impegno sindacale e consacrati a partire dalla legge 121/81. Questa nostra vicenda è un errore storico, fatto passare per efficientismo e capacità politica, senza calcolare che gran parte di noi è abbastanza intelligente da capire che non è solo questione di un vestito nuovo addosso, per cui tra l’altro hanno fatto pagare ancora altri soldi agli italiani, facendo loro credere che avrebbero risparmiato. Né può far onore in questa società che un cittadino lavoratore, nei modi giusti e corretti, oggi debba essere costretto a scrivere in forma anonima il suo pensiero, perché il nuovo status non glielo consiglia, o addirittura permette.
Concludo con la speranza che qualcuno colga questo dolore, restituendo dignità e diritti ai Forestali ed al patrimonio ambientale della Nazione che non ha bisogno di una Forza armata per conservarlo, ma di uomini e donne dello Stato, liberi di servirlo, per il bene delle generazioni future. Infine grazie a tutti i singoli, attuali colleghi che, umanamente consapevoli di questa scellerata decisione, ma usi obbedir tacendo, fanno di tutto per accoglierci e lenire questa sofferenza.
E grazie a voi di Polizia e Democrazia che ci avete dato la possibilità di esprimerci.
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