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Luglio-Agosto/2017 - Analisi
Sicurezza/Lettera
La difesa in casa propria
di Lettera firmata

Gentile Direttore, mio marito ed io abbiamo “scoperto” casualmente la sua rivista e ne abbiamo apprezzato lo stile e i contenuti.
Ci rivolgiamo quindi a Lei e ai suoi esperti per tentare di trovare risposta a una domanda che, pur avendola rivolta a diversi “autorevoli” personaggi, ancora non ha trovato una fattiva risposta.
Abitiamo in un paese della cintura bolognese dove le persone si conoscono tra di loro sempre meno a causa del massiccio ingresso di nuovi abitanti. Accade che alcune persone vaghino per il paese (e non solo) con macchine di grossa cilindrata, pur apparentemente nullafacenti: ma prima di concedere le residenze (con rispettivi affitto, contratti utenze, scuole dei minori, esenzioni, diritti, ecc.) è possibile verificare la congruenza tra beni posseduti, consumi (anche voluttuari) e reddito?
Accade che furti e danni ai beni siano abbastanza (sempre più) frequenti, quali effrazioni, furto di auto e di loro parti, di biciclette, di rame e perfino di cibo..., episodi ai quali ormai siamo perlopiù rassegnati e questo la dice lunga circa il ripetersi e i mancati interventi.
Essendo delle persone non più giovani, le confesso che ci ritroviamo a fare considerazioni delle quali a volte ci vergogniamo pure.
Ma la domanda alla quale vorremmo trovare più di tutte una risposta è questa: perché si parla tanto di “diritto” all’uso delle armi per difesa personale e non si pubblicizzano o perseguono i tanti modi (anche a basso costo) per impedire l’accesso indesiderato in proprietà, case ed appartamenti in particolare?
Mi riferisco alla legalizzazione e incoraggiamento dei cosiddetti “offendicula” che potrebbero, almeno in parte, scoraggiare l’intrusione nella proprietà privata e limitare l’autodifesa più o meno armata.
Solo per citarne alcuni: raggiere acute, filo spinato, cocci di vetro sui muri di cinta, inferriate a punta viva o comunque non scavalcabili, lieve elettrificazione, e quale ultimo baluardo lo spray urticante e “segnante” al peperoncino. Molti di questi apparati dissuasivi erano largamente impiegati ai tempi dei nostri genitori e nonni, tanti lo sono anche oggigiorno per difendere caserme e abitazioni di militari o similari (non mi riferisco a installazioni militari contenenti armi e munizioni), altri sono impiegati per tenere lontani dalle case volatili o per recintare pascoli....
Ma allora, perché si vieta l’uso dello spray (ad es. a Ravenna) e le raggiere sulle tubature dell’acqua piovana (San Lazzaro di Savena) e in generale non si pubblicizzano questi mezzi di difesa “passiva”, mentre si disquisisce se sia lecito sparare o meno a un individuo già entrato nella nostra proprietà senza la possibilità di cercare di fermarlo prima con dissuasori (ben visibili e non a rischio per i bambini!)? Un tacito invito ad armarsi?
Un cordiale saluto

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