Caro Direttore,
auspicavamo tutti, o almeno gli addetti ai lavori, che la Legge Madia tenesse fede ai suoi princìpi ispiratori che si prefiggevano, almeno per quanto concerne la riorganizzazione delle competenze dei Corpi di Polizia, il riordino delle funzioni in materia di Polizia ambientale, l’eliminazione delle sovrapposizioni tra gli organismi deputati a tali funzioni e ovviamente, il risparmio che avrebbe comportato tale riforma. I suddetti principi, però, non sono stati rispettati del tutto dal decreto legislativo 177/2016, attuativo della Legge Madia.
Il personale del Cfs, infatti, non è stato assorbito in una sola Forza di polizia, come indicato in prima istanza nella Legge Madia, ma distribuito la maggior parte nell’Arma dei Carabinieri, e solo residualmente nella Guardia di Finanza, nella Polizia di Stato, nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e in qualche Ministero. Stessa sorte più o meno, è stata riservata a una parte dei beni di proprietà del Cfs, come gli elicotteri, automezzi antincendio, ecc.
Ma ciò che in particolare la Legge Madia non è stata in grado di attuare, è la completa riorganizzazione delle funzioni in materia di Polizia ambientale e la eliminazione delle sovrapposizioni. Infatti in Italia, il Cfs operava puntualmente nelle Regioni a statuto ordinario, mentre nelle Regioni e Province autonome, il Corpo Forestale dello Stato veniva sostituito per la maggior parte dei compiti, soprattutto per quelli di Polizia ambientale, dai relativi Corpi Forestali regionali tutt’ora presenti. Ora ci si aspettava, che in una completa, opportuna e sensata riorganizzazione delle strutture che si occupavano di Polizia ambientale, si procedesse alla riunificazione dei Corpi Forestali regionali con il Cfs, e delle componenti dell’Arma dei Carabinieri, che si occupano degli stessi compiti, come i Noe, i Nas e i Nac, le Polizie Provinciali ed eventuali altre strutture ministeriali. Così facendo si sarebbe creata una vera e propria Polizia statale ambientale presente su tutto il territorio nazionale.
Quali sono invece le conseguenze per non aver proceduto in tal senso?
Una vera e propria sovrapposizione di funzioni e compiti in materia di Polizia ambientale nelle Regioni e Province autonome, dove operano i Corpi Forestali regionali, che dal primo gennaio di quest’anno, si trovano per l’appunto a doversi confrontare con il “Comando Unità Tutela Forestale ambientale e agroalimentare” dei Carabinieri.
Ma questo sarebbe il problema minore. Infatti, se consideriamo che il d.lgs. 177/16 ha delegato formalmente ed esplicitamente come unica Forza di polizia ambientale, forestale e agroalimentare il Cutfaa dei Carabinieri, ciò potrebbe aver di fatto dal 1° gennaio 2017 condotto a una delegittimazione dei Corpi Forestali regionali nello svolgere compiti di Polizia ambientale, a maggior ragione se pensiamo che, con la soppressione del Cfs, vengono a cadere quelle motivazioni e necessità, che giustificavano il ruolo dei Cfr che sostituivano il Corpo Forestale dello Stato, unico riferimento per i Forestali regionali fino al 31 dicembre 2016.
A questo punto, onde evitare situazioni conflittuali e di imbarazzo istituzionale tra l’Arma dei Carabinieri e i Cfr, situazioni che a lungo andare produrrebbero conseguenze negative sul territorio, sarebbe quanto mai necessario e opportuno che il governo intervenisse con un dispositivo legislativo specifico, affermando in modo inequivocabile e definitivo la legittimità del ruolo svolto dai Corpi Forestali regionali in materia di Polizia ambientale, apportando anche una modifica all’art. 57 del C.p.p.. affinché ci sia un riferimento preciso e non interpretabile tra le qualifiche di Pg. e di Ps., e il personale dei suddetti Corpi Forestali.
In alternativa sarebbe ipotizzabile che fosse consentito, tramite accordi da definire in sede di Conferenza Stato-Regioni, ad alcune aliquote del personale appartenente ai Corpi Forestali regionali, di intraprendere il percorso del Cfs, mediante il transito su base volontaria, nel Cutfaa dei Carabinieri.
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