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Giugno/2017 - Articoli e Inchieste
Istituti penitenziari
In carcere celle aperte e sorveglianza dinamica
di Federico Olivo - Ispettore Capo Polizia Penitenziaria

Termina con questa puntata
la nostra inchiesta sull’affollamento
delle prigioni italiane.
Su poliziaedemocrazia.it l’intero servizio
che raccoglie i provvedimenti
approvati nell’ultimo decennio

Il 2015 inizia con l’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (il 31 gennaio) e in molti si chiedono quali indicazioni vorrà fornire su amnistia e indulto, considerato il fatto che anche lui votò in Parlamento l’indulto del 2006.

Decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati lievi
Il 12 marzo, il Cdm presieduto dal premier Matteo Renzi vara in via definitiva il decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati lievi, ovvero le nuove norme di "non punibilità per particolare tenuità del fatto". Il nuovo decreto del governo Renzi recepisce alcune proposte formulate dalla commissione ministeriale Palazzo in materia di modifiche al sistema penale e sanzionatorio, attua la legge delega 67/2014 sulle pene alternative al carcere e dà risposte alle indicazioni espresse dalle Commissioni parlamentari.
Il principio alla base delle nuove norme introdotte dal decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati è che nei casi in cui l'offesa sia tenue e non abituale, lo Stato possa rimettere alla sede civile la relativa tutela.
I criteri su cui dovrà essere incardinato il giudizio di "particolare tenuità del fatto" sono due: la particolare tenuità dell'offesa, che prevede la valutazione del comportamento dell'autore del reato e l'esiguità dei danni o dei pericoli provocati, oppure la non abitualità della condotta, quindi le nuove norme non vengono applicate ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza o che abbiano già commesso reati della stessa natura.

Marzo 2015: Papa Francesco annuncia il Giubileo straordinario della Misericordia
Un Giubileo straordinario, un Anno Santo della Misericordia: è l’annuncio che Papa Francesco fa il 13 marzo, nella Basilica Vaticana, durante l’omelia della celebrazione penitenziale.
Questo Anno Santo inizierà l’8 dicembre nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016.
L’annuncio è l’inizio di numerose attenzioni del Pontefice nei confronti del “pianeta carcere”:
21 marzo - Papa Francesco visita il carcere di Poggioreale: “Nella vita non bisogna mai spaventarsi delle cadute, l'importante è sapersi sempre rialzare. Dio dimentica e cancella sempre i nostri peccati”.
2 aprile - Papa Francesco durante la messa del Giovedì Santo al carcere di Rebibbia, si è chinato a lavare, asciugare e baciare i piedi a dodici detenuti: “Anche io ho bisogno di essere lavato dal Signore: e per questo pregate, durante questa messa, perché il Signore lavi le mie sporcizie, perché io diventi più schiavo di voi, più schiavo nel servizio alla gente, come è stato Gesù”.
1 maggio - “Bisogna andare nelle periferie e nelle carceri. Andare in carcere significa prima di tutto dire a se stesso: se io non sono qui, come loro, è per pura grazia di Dio”.
11 luglio - Il Papa in visita ai detenuti del carcere più duro della Bolivia: “Peccatore come voi”.
13 settembre - Un gruppo di detenuti visita la Cappella Sistina per seguire l’Angelus su invito di Papa Francesco.
28 settembre - Durante l’incontro con un centinaio di detenuti nell'Istituto di Curran-Fromhold, a Philadelphia: “Penoso un sistema penitenziario che non tende al reinserimento sociale”.
14 dicembre - “Come espressione delle opere di misericordia, vengono aperte anche le Porte della Misericordia nei luoghi di disagio e di emarginazione. A questo proposito, saluto i detenuti delle carceri di tutto il mondo, specialmente quelli del carcere di Padova”.
15 dicembre - Cancellare la pena di morte, concedere un'amnistia, curare le condizioni di vita dei detenuti, con un'attenzione particolare a chi è ancora in attesa di giudizio.
Nel messaggio per la Giornata mondiale sulla Pace (prevista il primo gennaio 2016), Papa Francesco chiede gesti concreti agli Stati in occasione del Giubileo.

19 maggio 2015: Orlando annuncia gli Stati generali dell’esecuzione penale
Partono oggi dalla casa di reclusione di Bollate gli Stati generali dell'esecuzione penale. "Sei mesi di ampio e approfondito confronto che dovrà portare concretamente a definire un nuovo modello di esecuzione penale e una migliore fisionomia del carcere, più dignitosa per chi vi lavora e per chi vi è ristretto", scrive il guardasigilli nella presentazione della giornata inaugurale che si è svolta questa mattina, dalle ore 10, nella casa di reclusione milanese.
Sono costituiti 18 tavoli tematici (coordinati da un Comitato di esperti) composti da operatori penitenziari, magistrati, avvocati, docenti, esperti, rappresentanti della cultura e dell'associazionismo civile.
Gli incontri tra i componenti dei tavoli avvengono prevalentemente su piattaforma web dedicata. Nel corso dei lavori sono previste visite negli istituti penitenziari, incontri con operatori e detenuti, audizioni di gruppi di esperti ed altre iniziative.
Queste le date principali:
1 luglio 2015 - riunione plenaria degli Stati generali;
9 settembre 2015 - Orlando incontra i direttori delle carceri;
17 settembre 2015 - riunione plenaria del Comitato;
15 gennaio 2016 - un primo bilancio;
5 febbraio 2016 - pubblicate le relazioni finali dei tavoli tematici;
18/19 aprile 2016 - giornata conclusiva presso il carcere di Roma Rebibbia.
Andrea Orlando: “Si tratta di un lavoro importantissimo che servirà a riformare l’ordinamento, a cambiare le prassi, a costruire un modello di esecuzione della pena europeo. Ma anche una vera e propria banca dati di progetti, di idee e di riflessioni che potrà essere utile sia al legislatore, sia all’Amministrazione Penitenziaria, sia alla società”.

Giugno 2015: l’Europa promuove ancora l’Italia sul sovraffollamento
Il 16 giugno il segretario generale del Consiglio d'Europa Thorbjorn Jagland incontra il ministro della Giustizia Andrea Orlando per parlare dei risultati ottenuti in quest’ultimo anno dall’Italia con le iniziative prese per risolvere i problemi del sovraffollamento carcerario, della velocizzazione dei processi e dei risarcimenti a chi ha subito i processi eccessivamente lenti regolati dalla legge Pinto. "Sulle risposte da dare per risolvere la questione del sovraffollamento carcerario l'Italia è diventato un esempio di buone pratiche per diversi altri Stati membri. Apprezziamo molto tutti gli sforzi messi in campo dall'Italia per quanto riguarda la questione del sovraffollamento carcerario. Il Ministro mi ha informato delle interessanti iniziative messe in campo, che potrebbero diventare anche queste, esempi di buone pratiche per altri Paesi".

12 settembre 2015: Orlando: “L’amnistia chiesta dal Papa non serve più”
Entro la fine dell’anno metteremo la parola “fine” al sovraffollamento nelle carceri.
È la risposta indiretta all’appello per l’amnistia lanciato da Papa Francesco che arriva dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Credo siano i fatti a suggerire le risposte. Tutti i nostri dati, le nostre proiezioni, ci portano a pensare che nei prossimi mesi, entro la fine dell’anno, nelle carceri italiane saremo a quota zero sovraffollamento. Potremo arrivare, grazie ai nostri provvedimenti e all’inaugurazione di nuovi istituti, a tanti posti regolari quanti detenuti”.

30 settembre 2015: la Corte dei Conti certifica il fallimento del “piano carceri”
Il piano carceri messo a punto nel 2008 da Angelino Alfano (all’epoca Ministro della Giustizia), e poi approvato nel 2010 con una spesa inizialmente prevista di 675 milioni è stato un fallimento.
A metterlo nero su bianco è la Corte dei Conti in una relazione del 30 settembre 2015. Il piano prevedeva inizialmente la costruzione di 11 nuovi istituti penitenziari e 20 nuovi padiglioni, per un totale di 18mila nuovi posti detentivi per il 2016, poi scesi a 12.024 nelle previsioni di dicembre 2013 e ulteriormente diminuiti a 11.934 nei calcoli aggiornati dal Dap.
Alla fine del mandato del Commissario però, sono stati realizzati soltanto 4.415 posti detentivi, “che entro il 2016 dovrebbero raggiungere il totale di 6.183”.

Dicembre 2015: finisce il periodo di applicabilità della liberazione anticipata speciale
Il 23 dicembre 2013 il governo (ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri) aveva emanato il decreto che prevedeva lo “sconto” di pena per buona condotta attraverso la liberazione anticipata che passava da 45 a 75 giorni ogni 6 mesi di carcere. La misura aveva un’applicabilità di due anni che scadono proprio in questo periodo.

Statistiche presenze detenuti 2015
Per tutto il secondo semestre 2015, le presenze delle persone detenute nelle carceri italiane non superano le 53mila e a dicembre fanno segnare un incoraggiante dato di 52.164 detenuti per 49.592 posti (105% di affollamento).
La situazione è praticamente stabile, nonostante ci siano più di 2.500 presenze in più rispetto alla capienza dichiarata dal Dap.

Gennaio 2016: Andrea Orlando, “Superato il problema del sovraffollamento”
30 dicembre 2015 - “Do un dato inedito: entro sei mesi arriveremo, per il calo dei detenuti in attesa di giudizio e l'apertura di nuovi istituti, all'equilibrio tra numero dei detenuti e posti disponibili".
30 gennaio 2016 - "Il 2015 ha segnato il superamento del sovraffollamento carcerario”.
10 febbraio 2016 - “Nel 2012, a fronte di una capienza carceraria di circa 47mila unità, vi era una popolazione carceraria che ammontava a circa 65mila unità. Quattro anni dopo, una capienza leggermente superiore, pari a circa 50mila unità, siamo arrivati ad avere 52mila detenuti: abbiamo portato da 20mila a 40mila le pene eseguite all’esterno del carcere, e l’emergenza non c’è più”.

5 febbraio 2016: Mauro Palma nominato Garante nazionale dei detenuti
Il prof. Mauro Palma è il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Arriva così a compimento l’istituzione di una funzione di garanzia e monitoraggio della complessa area della privazione della libertà personale, prevista dalla legge n. 10 del 2014 e fortemente voluta sia dal Ministro della Giustizia, sia dal mondo del volontariato e degli operatori che agiscono in tale settore. Sul piano nazionale, il Garante coordinerà il lavoro dei Garanti regionali, positivamente operativi già in molte regioni e auspicabilmente presto nominati nelle altre, mentre sul piano internazionale costituirà quell’organismo di monitoraggio nazionale indipendente richiesto agli Stati aderenti al Protocollo opzionale per la prevenzione della tortura (Opcat), ratificato dall’Italia nel 2012. Il Garante nazionale potrà inoltre visitare, senza preventiva autorizzazione, i diversi luoghi di detenzione, avere accesso alle informazioni e alle persone, in uno spirito di collaborazione volto a prevenire situazioni di rischio e a promuovere una sempre maggiore cultura del rispetto di chi è privato della libertà e di chi in tali difficili contesti opera. Il Garante riferirà annualmente al Parlamento sulla propria attività.

Statistiche presenze detenuti 2016: le presenze dei detenuti tornano a salire
18 aprile 2016, Andrea Orlando: “La situazione del sovraffollamento è molto migliorata, ma bisogna tenerla sempre sotto osservazione”.
Cos’è che ha fatto smorzare l’entusiasmo del Ministro della Giustizia che è passato in soli quattro mesi dalla convinzione che il sovraffollamento fosse ormai risolto ad affermazioni più moderate?
C’è stato un motivo ben preciso.
Le statistiche ufficiali delle carceri diffuse dal Ministero della Giustizia rivelano che dal gennaio 2016, i numeri delle presenze delle persone detenute nelle carceri hanno avuto una inversione di tendenza e sono tornati a salire.
Nel dicembre 2015 c’erano 52.164 persone ristrette, 52.475 a fine gennaio 2016, 52.846 a fine febbraio, 53.495 a fine marzo.
Tendenza confermata anche a fine aprile con 53.725 detenuti presenti.
Tendenza confermata per tutti i mesi successivi tanto che a gennaio 2017, le persone detenute sono 55.381 su 50.174 posti detentivi dichiarati (110% di affollamento).

Governo Paolo Gentiloni
Il 12 dicembre 2016 vengono nominati i Ministri del governo Gentiloni.
Andrea Orlando è confermato Ministro della Giustizia.
Il governo entra in carica nello stesso giorno.

Gennaio 2017: Andrea Orlando, “Superato il problema del sovraffollamento”
Il 26 gennaio 2017 in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Suprema Corte di Cassazione, il ministro della Giustizia Andrea Orlando dichiara: “Nell’ambito dell’esecuzione penale è cessata l’emergenza dovuta al sovraffollamento”.
Pochi giorni prima, il 18 gennaio, sempre Orlando nella sua relazione sulla Giustizia presentata al Parlamento aveva affermato: “In carcere ci sono 54.653 detenuti, 10mila in meno rispetto al 2013”.
La seconda affermazione, di per sé, è parzialmente vera (rispetto a dicembre 2013 infatti, i detenuti in meno sono quasi 8mila (62.536 dicembre 2013, 54.653 dicembre 2015), ma è un’affermazione che non tiene conto dell’inversione di tendenza che invece, da un anno, ha iniziato di nuovo a riempire le carceri italiane.
Oltretutto, i dati statistici sulle presenze e capienze nelle carceri forniti dal Ministero della Giustizia, sono molto fuorvianti perché non comprendono i posti detentivi non disponibili (per inagibilità o in ristrutturazione) che ammontano, approssimativamente, a quasi 5mila posti.
Per questo motivo è lecito stimare che attualmente, nelle carceri italiane, sono detenute circa 55.000 persone su circa 45.000 posti detentivi, numeri che fanno balzare il sovraffollamento al 122% della capienza detentiva rispetto al 110% apparente.

Le misure alternative al carcere
A fine 2010, l'anno in cui venivano notificati i ricorsi Torreggiani al governo italiano, il numero dei soggetti in esecuzione penale esterna era di 21.494 ed erano 67.971 i ristretti in carcere.
A fine 2015 le persone in esecuzione penale esterna sono di 34.069 e 55.381 i detenuti in carcere (gennaio 2016).
Quindi, il totale delle persone sottoposte a misure carcerarie e alternative, nel 2010 era di 89.465 unità, nel 2015 invece, il totale è di 89.450.
Cioè, 15 persone in meno nel 2015 rispetto al 2010.
La differenza sta tutta nel modo in cui viene scontata la pena.
Questo “travaso” di persone ha parzialmente alleggerito il carico delle carceri (va considerata però l’inversione di tendenza delle presenze da gennaio 2016 che sta di nuovo facendo aumentare il sovraffollamento dei penitenziari), ma ha appesantito il lavoro degli Uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe) i quali, nell’ambito della riorganizzazione del Ministero della Giustizia, nell’ultimo anno sono passati di competenza dal Dap al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (Dgmc).

Nuova cultura della pena
Già dai lavori degli Stati generali dell’esecuzione penale, era emersa l’intenzione del governo di promuovere una nuova cultura della pena, ribadita più volte nel corso dei mesi dal Ministro e Sottosegretari della Giustizia.
Andrea Orlando: “L'ambizione è quella di imprimere un segno ancora più incisivo in termini di cambiamento nella cultura della pena. Il fine ultimo è quello di abbandonare un sistema anacronistico che identifica, troppo spesso, la sanzione penale con la reclusione in carcere".
Cosimo Maria Ferri: "L'efficacia delle misure alternative al carcere è un elemento strutturale di una nuova politica di esecuzione della pena su cui deve fondarsi il nuovo ordinamento penitenziario italiano".
Finalità del carcere, organico del personale che vi lavora e trattamento rieducativo
Lo scopo del carcere in Italia è stabilito dal terzo comma dell’art. 27 C. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e la rieducazione del condannato, in Italia, si svolge attraverso il “trattamento”.
Art. 1 Dpr 230/2000: Il trattamento degli imputati sottoposti a misure privative della libertà consiste nell'offerta di interventi diretti a sostenere i loro interessi umani, culturali e professionali. Il trattamento rieducativo dei condannati e degli internati è diretto, inoltre, a promuovere un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo a una costruttiva partecipazione sociale.
La legge prevede inoltre che per ciascun condannato deve essere predisposta un’attività continua di osservazione in modo da rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale, in modo tale da predisporre un trattamento rieducativo personalizzato.
A tale scopo, da parte dell’equipe trattamentale, è redatta la cosiddetta "sintesi".
L'equipe è composta da: il direttore del carcere, il medico, l'assistente sociale, lo psicologo, l'educatore.
Lo strumento più importante per il reinserimento nella società delle persone detenute è il lavoro.
Il 30 giugno 2016, il Dap ha rilevato 15.272 persone detenute al lavoro negli istituti penitenziari che equivalevano al 28,24% rispetto alle 54.072 persone ristrette quello stesso giorno.
Di quelle 15.272 persone che lavorano nelle carceri, ben 12.903 svolgono lavori (poco professionalizzanti) alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, pari all’84,49% del totale dei lavoratori (23,86% dell’intera popolazione detenuta).
I restanti 2.369 detenuti invece, lavorano “non alle dipendenze dell'Amministrazione Penitenziaria”, cioè in/per cooperative, ditte e società esterne e svolgono lavori che possono fornire loro un’occasione di lavoro una volta usciti dal carcere.
Questi 2.369 detenuti rappresentano solo il 4,38% dell’intera popolazione ristretta.
La figura maggiormente coinvolta nel trattamento è l’educatore che dovrebbe vivere a stretto contatto con la popolazione detenuta. L’educatore scrive la “sintesi”, necessaria affinché il magistrato di sorveglianza conceda i benefici di legge. L’educatore coordina anche le attività culturali, ricreative, sportive.
Dalle rilevazioni statistiche degli ultimi mesi, dei 1.190 educatori previsti nelle carceri, ce ne sono in servizio solo 803, pari al 67% dell’organico e va considerato anche il fatto che gli educatori prestano servizio solo nelle ore d’ufficio.
Chi ha a che fare maggiormente con la popolazione detenuta (365 giorni l’anno 24/24) è il Corpo di Polizia Penitenziaria che però ammonta attualmente (gennaio 2017) a meno dell’80% del personale previsto.

Celle aperte e sorveglianza dinamica
Una delle soluzioni escogitate dal Dap per cercare di alleviare le condizioni “inumane” dei detenuti costretti a subire il sovraffollamento, è l’adozione del cosiddetto “regime aperto”.
Il regime aperto significa che le persone detenute possono trascorrere la quasi totalità delle ore diurne in ambienti appositamente previsti per la socialità, per utilizzare quegli spazi dove “concentrare le attività indicate dall'art. 16 regolamento di esecuzione 230/2000 di modo che i detenuti vi possano trascorrere una parte via via maggiore della giornata così da agevolare non solo l'intervento delle professionalità dell'area pedagogica e della società esterna, ma anche il controllo da parte della Polizia Penitenziaria.” (circolare Dap 0036997 del 29 gennaio 2013).
Se nei primi mesi questa “soluzione” ha temporaneamente alleviato le tensioni tra le persone detenute, nel lungo periodo sta mostrando tutte le sue lacune e pericolosità. Il regime delle celle aperte infatti, non offre alcuna possibilità di migliorare quelle opportunità di reinserimento nella società, ma anzi, espone tutti i detenuti ad un regime di soprusi e violenze tra coloro maggiormente inclini alla criminalità, soprattutto quella organizzata.
Il fenomeno, oltretutto, è aggravato dall’adozione da parte del Dap di quella organizzazione del lavoro della Polizia Penitenziaria chiamata “sorveglianza dinamica”.
La sorveglianza dinamica istituisce (in teoria) delle “ronde” di poliziotti penitenziari che si aggirano per il carcere, lasciando sguarniti ampi settori dal controllo costante di almeno un operatore di Polizia Penitenziaria.
Di fatto, attraverso la sorveglianza dinamica, l’Amministrazione Penitenziaria consente di assegnare più posti di servizio in capo ad un unico operatore di Polizia e in questo modo consente al Dap di “nascondere” le carenze d’organico dei poliziotti. Carenze che in talune ore della giornata, non consentirebbero di garantire il funzionamento del carcere.
Qualora succeda qualcosa di grave all’interno del carcere (evasioni, aggressioni, suicidi, ecc.) la responsabilità rimane comunque dell’agente penitenziario in servizio, anche se in quel momento era “responsabile” di più posti di servizio in quanto di “sorveglianza dinamica”.
Si consideri ad esempio l’art. 387 del Codice penale: “Chiunque, preposto per ragione del suo ufficio alla custodia, anche temporanea, di una persona arrestata o detenuta per un reato, ne cagiona, per colpa, la evasione, è punito con la reclusione fino a tre anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni”.

Riassumendo …
Le persone detenute sono il 122% rispetto alla capienza prevista, di cui solo il 4,38% svolge un lavoro risocializzante.Gli educatori che devono occuparsi del trattamento sono il 67% dell’organico previsto.
La Polizia Penitenziaria in servizio negli istituti penitenziari è all’80% dell’organico previsto.
Attraverso tutte le leggi e decreti assunti da governo e Parlamento in questi ultimi anni, sono aumentate di molto le persone assegnate alle misure alternative che hanno superato le 34.000 unità; persone seguite nelle loro attività dal personale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità che fino ad ora si era occupato solamente di qualche migliaio di detenuti minorenni.
Decine di migliaia di persone (che secondo le intenzioni del governo dovranno aumentare) sconteranno la propria pena all’esterno delle carceri e il loro “peso”, sarà tutto a carico delle Forze di polizia impegnate nel controllo del territorio.
Oltretutto, nonostante questo “travaso” da carcere a misure alternative, le carceri italiane hanno ripreso a riempirsi di nuovo e non sembra che la tendenza possa invertirsi tanto facilmente.

3 - FINE

[Le precedenti puntate sono state pubblicate sui numeri di marzo e aprile/maggio]

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