Ministero della Giustizia - Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria - Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento
Lettera Circolare
Ai Signori Provveditori Regionali
Ai Signori Direttori degli Istituti penitenziari
Loro Sedi
Ai Signori Direttori Generali
Alla Direzione Generale del Personale e delle Risorse
Servizio Informatico Penitenziario - Sede
OGGETTO: Ridenominazioni corrette di talune figure professionali ed altro in ambito penitenziario.
Come è noto in ogni comunità il linguaggio svolge un ruolo fondamentale, soprattutto per il carcere.
Anche le Regole Penitenziarie Europee prevedono che la vita all'interno del carcere deve essere il più possibile simile a quella esterna e questa "assimilazione" deve comprendere anche il lessico.
I termini attualmente utilizzati nelle carceri riferiti ai detenuti sono spesso avulsi da quelli comunemente adottati dalla collettività ed è causa di una progressiva e deprecabile infantilizzazione, di un isolamento del detenuto dal mondo esterno che crea ulteriori difficoltà per il possibile reinserimento, oltre ad assumere in alcuni casi una connotazione negativa. Prassi errate e terminologie persistenti per talune locuzioni, infatti, alcune anche istituzionalizzate (quali "piantone", "scopino'') o usate nel gergo penitenziario (come "cella", "dama di compagnia''), sono state evidenziate in occasione di alcune visite presso gli istituti penitenziari, svolte dal Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.
I lavori degli Stati generali - Tavolo 2: Vita detentiva. Rsponsabilizzazione del detenuto, circuiti e sicurezza - hanno evidenziato l'uso di una scorretta terminologia utilizzata nel gergo corrente all'interno degli istituti, proponendo l'eliminazione dei termni "infantilizzanti".
Non si può non sottolineare che tali espressioni non sono rispettose delle persone detenute, determinando delle errate considerazioni, oltre ad essere utilizzate con accezione negativa.
In particolare, il termine "cella" non è consono a descrivere la vita detentiva, anche perché già l'ordinamento penitenziario definisce tali ambienti locali di soggiorno o di pernottamento.
Si riportano di seguito le terminologie concordate, per le quali si deve procedere, senza indugio, alla modifica: (Vedi tabella nell'immagine).
Si invitano, pertanto, le SS.LL. a intraprendere tutte le iniziative necessarie al fine di dismettere nelle strutture penitenziarie, da parte di tutto il personale, l'uso sia verbale che scritto, della terminologia infantilizzante e diminuitiva nonché le interlocuzioni orali, soprattutto quelle dirette al detenuto.
Per favorire tale processo di cambiamento si raccomanda una continua attività di impulso, onde garantire la massima sinergia tra tutto il personale delle diverse aree operative e la popolazione ristretta.
Il Servizio Informatico Penitenziario, che legge per conoscenza, avrà cura di provvedere alla modifica della terminologia sopra riportata in tutti i data base relativi alla gestione dei detenuti.
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