Negli ultimi decenni lo stato sociale è entrato in crisi in quasi tutta Europa e ha avuto bisogno di riforme anche drastiche. Il problema principale è la sua sostenibilità economica, in quanto l’allungamento della vita media, grazie ai progressi della società e della medicina, ha aumentato le spese sanitarie e pensionistiche.
Inoltre, i processi di globalizzazione hanno messo in competizione con l’Europa paesi con un basso costo della manodopera e con poche spese di welfare, specie nelle industria a bassa tecnologia accentuando le difficoltà economiche.
Inoltre negli anni 80 si è diffusa un’ideologia neo-liberista tendenzialmente contraria agli interventi dello stato a favore del welfare. Secondo i neoliberisti, il welfare è uno fattore che incentiva l'’assistenzialismo, cioè l'abitudine della gente a essere assistita dallo stato. Secondo loro, invece, bisogna stimolare l'iniziativa individuale che fa emergere il merito e le capacità, secondo le regole del mercato, e ognuno deve essere responsabile della sua di vita senza aiuti di nessuno.
In Italia la situazione si presenta ancora più grave perché il paese deve affrontare un debito pubblico diventato sempre più pesante e che stava aumentando, negli anni 80, in
maniera esponenziale superando di molto il valore del PIL(prodotto interno lordo) annuale.
Le tensioni sono diventate drammatiche nel 1992: la liraè dovuta uscire dallo Sme (Sistema Monetario Europeo, l’antenato dell’Euro) ed ha avuto una svalutazione di circa il 20% sulle altre monete. E’ stata attuata una politica di rigore. Questi drastici provvedimenti hanno permesso l’inizio del risanamento economico con forti riforme al welfare: aumento dell’età pensionabile, abolizione di privilegi, limitazione delle pensioni di anzianità, ticket per le prestazioni sanitarie. L’inizio del risanamento ha inoltre permesso all’Italia di entrare, assieme alle altre potenze europee, nell’euro, moneta forte e garantita.
Sicuramente si va verso un futuro in cui i cittadini sono meno garantiti dallo stato sociale. Questo può essere un problema, specie per i giovani che si vedono meno tutelati, non
solo dalle limitazioni del welfare, ma anche da contratti di lavoro sempre più precari e privi di sicurezze.
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