Il Consiglio dei Ministri, in attuazione della delega conferita dalla Legge Madia, ha finalmente approvato lo schema di decreto legislativo relativo al riordino delle carriere del personale del Comparto Sicurezza. Un riordino atteso da oltre 20 anni. Un riordino che arriva quando ormai nessuno ci avrebbe scommesso sopra.
Sono passati poco più di 4 anni da quando, con l’insediamento del governo Monti, sull’onda del rischio di default, ebbe avvio una drastica politica di rigore e di tagli sulla spesa pubblica. Fu l’anno in cui, sotto la spinta della Commissione europea, si ventilò la possibilità di tagliare le retribuzioni del pubblico impiego sino al 20%, di decurtare la 13^ mensilità dei dipendenti pubblici e di omogeneizzare i trattamenti pensionistici, eliminando tutti gli istituti che garantiscono la specificità del Comparto Sicurezza.
Questo era il contesto nel quale il Siulp, pure in un momento di grave crisi, ha compreso di poter cogliere l’opportunità di avviare una globale operazione di riorganizzazione che sanasse le sperequazioni e i disallineamenti esistenti all’interno del Comparto e recuperasse il grave gap economico determinato dal tetto salariale e dal blocco dei rinnovi contrattuali.
L’esigenza del riordino parte da lontano, precisamente dal 1999 allorquando, nel corso della definizione delle intese contrattuali, emerse che, pur a sostanziale parità di organico e meccanismi di progressione di carriera, la retribuzione media della Polizia di Stato era più bassa rispetto a quella di altri Corpi ad ordinamento militare, a cagione di una minore concentrazione di qualifiche medio alte.
Fu allora che il Siulp richiese ed ottenne il famoso “patto per la sicurezza” all’interno del quale, tra le varie questioni che attenevano alla revisione e alla riorganizzazione del sistema sicurezza nel suo insieme, fu inserita anche la richiesta di un finanziamento, unitamente ad una delega legislativa da conferire al governo, per procedere al riordino delle carriere all’interno del Comparto Sicurezza.
Il patto per la sicurezza, fu sottoscritto con le organizzazioni sindacali dall’allora vice ministro dell’Interno Marco Minniti. Di lì a poco, quello stesso governo stanziò una prima trance di risorse, pari a circa 148 milioni di euro, per alimentare il processo di riordino delle carriere e procedere, quindi, nel rispetto del principio dell’equiordinazione stabilito dal decreto legislativo 195/95 (norma istitutiva del Comparto Sicurezza e Difesa come area autonoma a livello ordinamentale, contrattuale e previdenziale), al riordino delle carriere con l’obiettivo di eliminare i disallineamenti tra le varie Forze di polizia, sanare le sperequazioni esistenti e ridisegnare un nuovo quadro ordinamentale che valorizzasse l’aspetto meritocratico e la professionalità acquisita attraverso il lavoro svolto nell’ambito del servizio.
Da quel finanziamento, tuttavia, si attinse per sanare, in via urgente, una sperequazione che si era creata in danno dei sovrintendenti della Polizia di Stato già ex sottufficiali del Corpo delle Guardie di P.S., i quali, a seguito della riforma del 1995 erano stati collocati in un ruolo ad esaurimento.
Dopo questa operazione, le risorse che avanzarono si attestarono a 119 milioni strutturali, una somma rivelatasi da subito insufficiente a ridisegnare una riorganizzazione corrispondente alle legittime aspettative della categoria. Per dette ragioni quella delega non trovò applicazione.
E’ sintomatico che, proprio con quelle risorse, le Amministrazioni del Comparto abbiano, poi, tentato di percorrere la strada dell’attribuzione di un emolumento alle qualifiche apicali che si concretizzava in 66 centesimi al giorno agli assistenti capo, 88 centesimi ai sovrintendenti capo e 1 euro e 10 centesimi agli ispettori superiori.
E’ evidente come un’operazione di questo genere avrebbe frustrato le aspettative della categoria vanificando per sempre la possibilità di eliminare i disallineamenti e accorciare quei tempi di permanenza nelle qualifiche che amplificano le penalizzazioni previdenziali introdotte dalla riforma Dini e successivamente dal decreto legislativo 165/97.
Oggi, è possibile affermare che la pervicace determinazione del Siulp, nel creare le condizioni per l’attribuzione delle ulteriori risorse necessarie per compiere una operazione di largo respiro, abbia dato i suoi frutti, permettendo, oggi, di giungere al compimento di un faticosissimo percorso.
E’ doveroso evidenziare come, da una completa disamina del provvedimento, emerga il raggiungimento di risultati collegati a storiche rivendicazioni, quali l’accrescimento culturale di tutti i ruoli, la contrattualizzazione della dirigenza e la dirigenzializzazione degli attuali funzionari direttivi.
Si tratta di obiettivi strategici che si aggiungono agli innegabili benefici economici che deriveranno dalla riparametrazione delle retribuzioni e dalla stabilizzazione del contributo straordinario degli 80 euro concesso dal governo Renzi.
Ma cosa accadrà domani con il riordino? Partiamo da quello che è previsto a regime.
Stabilizzazione degli 80 euro con benefici sulla pensione e sulla liquidazione attraverso un meccanismo di decontribuzione degli accessori, anche fissi e ricorrenti, che unitamente al valore della riparametrazione, consentirà di recuperare significativamente il gap economico accumulato con il blocco dei rinnovi contrattuali.
Ampliamento dell’organico del ruolo Sovrintendenti da 20.000 a 24.000 (più 4000 unità) e quello degli Ispettori di altre 537 unità, creazione di un nuovo ruolo direttivo.
Ma, grazie a questa operazione di riorganizzazione, si pongono le basi per una emancipazione della Polizia di Stato, sotto il profilo professionale e culturale atteso che, come dal Siulp richiesto, per l’assunzione degli Agenti si prevede il diploma di scuola media secondaria con concorsi aperti alla società civile per l’80% dei posti messi a bando. Inoltre, la laurea triennale potrà essere utilizzata per l’accesso, dall’interno, alla qualifica di Vice Commissario della nuova carriera dei Commissari.
Il decreto legislativo in corso di emanazione opera la sostanziale unificazione dei due ruoli base attraverso un significativo accorciamento dei tempi di permanenza allo scopo di accelerare il raggiungimento della qualifica apicale per massimizzare gli effetti previdenziali, alla luce dei meccanismi del sistema retributivo che impongono il raggiungimento della contribuzione massima il prima possibile.
Ridotti anche i tempi di permanenza nel ruolo degli Ispettori per il quale è stato previsto, a seguito del concorso, un corso di formazione di due anni, al termine del quale, i neo Vice Ispettori accumulano i crediti formativi necessari al conseguimento della laurea breve, utile a consentire agli stessi, senza limiti di età o di permanenza minima nella qualifica, la partecipazione al concorso per accedere alla qualifica di Vice Commissario della nuova carriera direttiva.
Il nuovo ruolo degli Ispettori è definito “a vocazione direttiva”. Questo significa che la funzione di vice dirigenza negli uffici nei quali non è presente un secondo funzionario oltre al dirigente spetterà ai Sostituti Commissari.
Rimodulato l’accesso alla nuova carriera dei funzionari per la quale è oggi previsto:
- un concorso pubblico per l’ingresso dall’esterno riservato ai titolari di laurea magistrale o specialistica con una riserva del 20% dei posti per gli appartenenti alla Polizia di Stato, in possesso del medesimo titolo di studio, di cui la metà riservata agli appartenenti al ruolo degli ispettori e l’altra metà a tutto il personale con il medesimo titolo di studio. Dopo la frequenza del corso biennale il vincitore del concorso assumerà la qualifica di Commissario Capo;
- l’alimentazione interna dal ruolo degli ispettori, in possesso della laurea breve.
Per la nuova carriera del Funzionari, come già anticipato, è stata costituita una specifica area contrattualizzata con un’autonoma alimentazione delle risorse finalizzate ai rinnovi contrattuali che, ferma restando la disciplina delle retribuzioni secondo le previsioni di cui alla Legge 121/81, riguarderanno le indennità accessorie e tutti gli istituti normativi, ivi compresi i percorsi di carriera.
Nella fase transitoria è previsto un ampio ripianamento degli organici in tutti i ruoli, attraverso l’azzeramento dei ritardi accumulati in questi anni nel bandire i concorsi per la progressione interna ed una sostanziale sanatoria per la mancata attuazione del Ruolo Speciale a favore dei beneficiari originari.
Mentre, scriviamo, il provvedimento è al vaglio delle Commissioni Parlamentari. Tuttavia il lavoro continua per definire ancora meglio alcuni elementi il cui approfondimento non è stato possibile a causa dei ristretti tempi a disposizione.
Va dato atto al governo Renzi prima, e Gentiloni poi, di aver lavorato in una materia complessa e difficile per qualsiasi esecutivo, rispettando gli impegni In tema di efficientamento degli uffici di Polizia, revisione e potenziamento delle funzioni, attraverso la riforma dell’ordinamento del personale e il riordino dei ruoli e delle qualifiche. Da apprezzare, inoltre, lo sforzo profuso anche sul fronte finanziario. Si è trattato di una scelta coraggiosa: è infatti il primo intervento di sistema sulle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, dopo la Legge 121.
Un passo importante e decisivo per l’implementazione del processo di valorizzazione e di professionalizzazione delle donne e degli uomini in seno ai ruoli e alle qualifiche del Comparto Sicurezza.
Siamo consapevoli che questo provvedimento non risolverà tutti i problemi. Ma, al di la di ogni legittima rivendicazione individuale, era nostro intendimento dare avvio ad una riforma di sistema. In questo senso riteniamo di avere costituito una base che, nel medio e lungo periodo, soprattutto dopo la conclusione della fase transitoria, possa essere un utile punto di riferimento per chi si determina ad intraprendere la professione del poliziotto e per i riflessi positivi sul servizio reso, in termini di sicurezza, alla comunità civile.
*Segretario generale Siulp
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