Nella sala Koch di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, la Dia ha celebrato con un convegno il suo 25esimo anniversario di fondazione. Promossa, in particolare, dal magistrato Giovanni Falcone, fu istituita nel 1991. Si tratta di un organismo formato da personale specializzato a provenienza interforze (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e, nell’ultimo periodo, anche Corpo di Polizia Penitenziaria e – fino al suo scioglimento nel gennaio scorso – Corpo Forestale dello Stato).
La struttura centrale, a Roma, è composta da una Divisione di Gabinetto, tre Reparti (“Investigazioni preventive”, “Investigazioni giudiziarie” e “Relazioni internazionali ai fini investigativi”) e sette Uffici. L’articolazione periferica conta dodici Centri operativi e nove Sezioni distaccate. Il direttore della Dia viene scelto a rotazione tra i dirigenti della Polizia di Stato e gli ufficiali generali dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, esperti nella lotta alla criminalità organizzata. A ricoprire tale incarico, dal primo ottobre 2014, è Nunzio Antonio Ferla, classe 1959, generale della Guardia di Finanza. Finora la Dia ha sottratto alla criminalità organizzata beni per un valore di 30 miliardi di euro e ha arrestato più di 10mila persone appartenenti ad organizzazioni mafiose.
In occasione della ricorrenza, è giunto un messaggio del capo dello Stato Sergio Mattarella: «La Dia, sorta insieme alla Direzione nazionale Antimafia grazie all’impegno di Giovanni Falcone», ha esordito il Presidente della Repubblica, «rappresenta una riuscita sintesi tra le esigenze di qualificazione, specializzazione e, al contempo, di agilità della struttura investigativa, requisiti essenziali nel contrasto alla complessità degli odierni fenomeni criminali».
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha giudicato «positivo e insostituibile» il bilancio delle attività svolte dalla Dia. «È importante», ha detto la seconda carica dello Stato, «che non venga mai meno l’animo ispiratore della centralità delle investigazioni sulla criminalità organizzata che assume un carattere transnazionale, sempre di più, e diviene, sempre di più, globale».
Nunzio Antonio Ferla, che è l’undicesimo direttore nella storia della Dia, ha dichiarato: «Le mafie hanno saputo cambiare volto, metodi, geografia. E noi dobbiamo continuare a modificare le nostre azioni, adattando il nostro agire ai loro nuovi parametri di intervento, sforzandoci possibilmente di arrivare per primi». «Siamo e saremo sempre più impegnati sul fronte della lotta alla mafia», ha garantito poi il generale Giorgio Toschi, comandante generale della Guardia di Finanza.
Nel suo intervento, il generale Tullio Del Sette, comandante generale dei Carabinieri, ha affermato: «La Dia è un esempio, un simbolo del coordinamento, perché si realizza il coordinamento tra le Forze di polizia, e tra le Forze di polizia e la magistratura nella maniera più piena».
Il prefetto Franco Gabrielli, capo della Polizia di Stato e direttore generale della pubblica sicurezza, ha ricordato che nella Dia, in questi anni, «si è riaffermata la priorità dell’esigenza delle misure preventive, della capacità di andare a colpire le mafie non soltanto all’esito del verificarsi di un reato, ma nella fase prodromica». E ha aggiunto: «La Dia non è una monade, è una struttura del Dipartimento della Pubblica sicurezza. Credo che la pluralità delle Forze di polizia sia una ricchezza».
Franco Roberti, Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha evidenziato: «La Dia è un organismo ormai pienamente affermato anche a livello internazionale. Finalmente anche la sua funzione di raccolta, elaborazione, circolazione delle informazioni antimafia ha trovato compiuto riconoscimento sia sul piano normativo che sul piano organizzativo».
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