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Gennaio - Febbraio/2011 - Laboratorio
laboratoriopoliziademocratica@gmail.com
Ancora una politica degli annunci
di Antonella Manotti Dir. “Nuovo Giornale dei Militari”

Non si può che rimanere sconcertati leggendo le dichiarazioni dell’on. Gasparri e del ministro Brunetta che, all’indomani del varo della norma sulla “specificità” contenuta nel disegno di legge sul lavoro, hanno parlato di svolta epocale ed “obiettivo storico” per gli appartenenti alle Forze armate e Forze di polizia.
Secondo gli esponenti di governo la nuova disposizione “sottolinea la insostituibilità, unicità, rilevanza svolta dal Comparto Sicurezza” ed andrà a regolamentari vari aspetti tra i quali quello previdenziale, funzionale ed economico compatibilmente con le risorse disponibili.
Peccato che per ora ci si trovi soltanto davanti ad una norma “manifesto” priva di “sostanza” economica.
Il governo riconosce una specificità solo virtuale alle Forze armate e alle Forze di polizia, parlando tra l’altro di un ipotetico aumento di 100 euro, mentre le risorse per la specificità, come dimostrato dai sindacati di Polizia, sono esattamente la metà (100 milioni) di quelle previste dal precedente governo (200 milioni) e che l’aumento medio lordo pro-capite sbandierato è di circa 100 euro lordi mensili, a fronte dei 160 del precedente contratto. Una scatola vuota - quindi - che rischia però di aprire il varco a tentazioni striscianti volte ad un ridimensionamento dei diritti del personale. Stante la profonda crisi economica, infatti, è molto difficile che potranno essere messe a disposizione della “specificità” risorse tali da soddisfare le problematiche del Comparto.
Molto più probabile invece, che la norma possa essere utilizzata per comprimere diritti e far fare passi indietro alla categoria.
Significative in proposito sono le recenti dichiarazioni del direttore della Direzione generale del personale militare, gen, Roggio, il quale, nel corso di una audizione in Senato ha testualmente affermato che “...è necessario qualche intervento legislativo volto a contenere o a non estendere procedure di tutela valevoli nel pubblico impiego per tutti i cittadini, anche al Comparto miliare. ... Sempre in un’ottica di snellimento organizzativo dell’area amministrativa, di semplificazione procedimentale e di standardizzazione interforze è stata poi segnalata l’opportunità di attuare mirati interventi di riordino del quadro legislativo affinché, coerentemente con la specificità della funzione, dell’ordinamento e della condizione militare, siano adottate speciali disposizioni in materia di provvedimenti amministrativi, di ridotte possibilità di esercizio del contenzioso e di diritto di accesso ai documenti, anche in deroga alle previsioni legislative generali valevoli per i cittadini e per la pubblica Amministrazione. Ciò al fine di rendere il più possibile tempestiva l’azione disciplinare, ed esaltarne gli effetti deterrenti”.
Una compressione del diritto di accesso agli atti amministrativi e la “riduzione” delle possibilità di adire i giudici amministrativi per la tutela dei propri interessi, viene quindi considerata “coerente” conseguenza della specificità.
Il riconoscimento giuridico della specificità del Comparto, può giustificare, quindi, eventuali limitazioni dei diritti acquisiti?
Il ministro Brunetta afferma con enfasi che la norma sulla specificità è un fatto di straordinaria rilevanza e moralmente dovuto per dei servitori dello Stato che rischiano tutti i giorni e svolgono compiti estremamente delicati e sensibili... Un altro slogan, un altro annuncio mediatico perché - sul terreno concreto dell’azione governativa - le problematiche del Comparto non sembrano essere una priorità.
Quale concreta attenzione è stata riservata alla condizione militare? Dove sono le iniziative volte a risolvere il problema del precariato, del riordino delle carriere, del contratto di lavoro, della previdenza complementare, della casa, senza contare la paventata ristrutturazione del modello di Difesa e dei suoi effetti sugli assetti e sulle condizioni di vita e di lavoro del personale, la progressiva erosione dei bilanci, la sicurezza nei posti di lavoro, il mobbing, il demansionamento...
Ci troviamo quindi ancora una volta davanti alla politica degli annunci ed a soluzioni pret-a-porter da spendere subito nel “mercato elettorale”... Mentre la categoria esige ben altro rispetto.

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