Caro Direttore,
sono forestale di terza generazione; mio nonno e mio padre sono stati forestali. Ho studiato Scienze forestali, ho preso la laurea Magistrale ed un Master di II livello in Scienze della Sicurezza ambientale, sono (ero) nel CFS dal 1988. Ho concepito tutta la mia vita professionale, e gran parte di quella relazionale, tutta attorno al CFS.
Ho provato, per il bene di quello che potrà restare del CFS nella nuova struttura, ad immaginarmi nel ruolo di Ufficiale (Tenente Colonnello, quello sarebbe stato il mio grado corrispondente) dei Carabinieri-Forestali, ma lo sgomento mi ha sopraffatto: non si può essere uomini per tutte le stagioni! Non si può rinnegare tutto ciò in cui si crede profondamente per decreto!
Il lungo percorso (da luglio 2015 al 31 dicembre 2016) che ha portato alla chiusura del CFS è stato terribile. Non trovo altro termine per descrivere l’indignazione, lo smarrimento, la profonda tristezza che mi ha accompagnato in questi mesi, coinvolgendo inevitabilmente anche i miei cari. Ho avuto la possibilità di manifestare la mia disponibilità al transito nei ruoli del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, uscendo dal Comparto Sicurezza ed iniziando una nuova carriera nel ruolo del funzionario Mipaaf. Ho preso questa decisione coerente con tutto il mio percorso professionale e personale.
Confrontandomi quotidianamente con gli ex colleghi forestali transitati nell’Arma e con i “veri” Carabinieri, ho la possibilità di riscontrare nel loro sguardo la reciproca diffidenza, al di là dei rigidi formalismi di facciata. I colleghi ex CFS che mi incontrano continuano a dirmi: beato te… Non ce la posso fare… Siamo mondi troppo diversi e distanti… non riesci a portarmi con te al Ministero? Per non parlare della damnatio memoriae messa in atto nella sede ministeriale, che è quanto di più inutile, antieconomica e culturalmente abominevole ci possa essere. Ho visto intere biblioteche smantellate: libri, supporti audiovisivi, materiale divulgativo, dati al macero! Ma c’è di più:l’ex Capo del Corpo Forestale dello Stato, in occasione di una pubblica riunione per magnificare l’assorbimento nei Carabinieri, già nel mese di luglio 2015, rispondendo a una mia specifica domanda con la quale gli chiesi di garantire, nonostante tutto, la continuità culturale del CFS nella nuova struttura, mi rispose dicendomi che dovevo liberarmi del passato.
Sono stato costretto a spogliarmi di tutto quello in cui ho sempre creduto. Il bene del CFS era al centro della mia vita lavorativa e anche familiare, ma la mia scelta è stata l’unica compatibile con la certezza che quel Corpo Forestale in cui credevo, e per il quale mi battevo quotidianamente, non ci sarà mai più.
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