Continuiamo, anche in questo numero, a sostenere con ampi servizi l’opposizione dei forestali al decreto Madia che impone la militarizzazione a uomini e donne che avevano scelto di servire lo Stato da civili e non indossando le stellette. E’ vero, sono già iniziati i corsi di militarizzazione ma, alla nostra richiesta di raccontare le loro storie di disagio, i forestali stanno rispondendo con entusiasmo inviandoci lettere e testimonianze. Tutte lì a dimostrare come il provvedimento voluto dal governo Renzi altro non sia che un’imposizione senza risparmi né efficienza. Intanto, procede la contrapposizione anche sul versante legale: Lorenzo Baldarelli, a pagina 8, chiarisce cosa sta accadendo sul fronte dei 3mila ricorsi presentati ai Tar di mezza Italia.
Insomma, proviamo a soffiar via questa cappa acida, opaca e insensata: è il caso dei forestali come anche della vicenda che ha fatto seguito alla morte di Anis Amri, l’autore della strage al mercatino di Natale di Berlino. Qui si è rasentata l’eutanasia del pensiero divulgando i nomi dei due agenti che, nel corso della sparatoria a Sesto San Giovanni, hanno ucciso il terrorista.
Ma non c’è niente di meglio che lasciare la parola ai principali attori.
Marco Minniti, ministro dell’Interno. "L'attentatore della strage di Berlino, Anis Amri, ha cercato riparo in Italia. Alle tre di notte due agenti gli hanno chiesto i documenti, lui ha tirato fuori una pistola e ha sparato. L’agente [e qui fa il primo nome e cognome, ndr] è stato colpito e ora si trova in ospedale ma non è in pericolo di vita. Il secondo poliziotto [altro nome e cognome] è illeso. Sono stati loro a uccidere, reagendo pronti, Amis Amri".
E Gentiloni? Anche lui euforico. Informando dei fatti il cancelliere Angela Merkel il presidente del Consiglio ha precisato: "Una gratitudine speciale va al giovane agente in prova [di nuovo, nome e cognome] rimasto ferito e al suo collega [ancora nome e cognome], agenti che hanno mostrato coraggio e capacità professionali notevoli".
Mancava solo il gruppo sanguigno.
Immediate le polemiche per questi interventi da prime donne insensibili ai rischi cui esponevano i due agenti. Forse più per parare dalle critiche Gentiloni e Minniti che per convinzione personale, è intervenuto il capo della Polizia Gabrielli. “Non c’è alcuna esposizione, ma un riconoscimento chiaro. Una sottolineatura per mettere al centro chi ha reso possibile tutto questo, rischiando la propria vita. Fare i nomi con questo tipo di terrorismo – ha osservato - non è né un errore né un’esposizione”.
Dunque nessun pericolo.
E infatti, trascorrono due mesi, e una circolare del ministero dell’Interno sancisce che i “due agenti di Polizia del commissariato di Sesto San Giovanni (Milano) che lo scorso 23 dicembre fermarono ed uccisero l'attentatore di Berlino Anis Amri, sono stati trasferiti ad altri uffici di Polizia in altre località. La decisione del Viminale presa a scopo precauzionale”.
Amen.
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