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Gennaio - Febbraio/2017 - Articoli e Inchieste
L'arte del dialogo
Le intercettazioni da sole non bastano
di Leandro Abeille

Senza investigatori che conoscono da anni
la realtà sociale in cui poi si sviluppa un crimine,
il superpoliziotto venuto da lontano
rischia di essere vissuto come una figura
aliena da cui difendersi

Non è trascurabile il supporto che le scienze sociali e antropologiche possono fornire alle investigazioni di Polizia. Le investigazioni, infatti, non dovrebbero prescindere dalla conoscenza del territorio e della gente che lo abita, è difficile pensare che il "super investigatore" che arriva da fuori, da solo, possa ritrovare il bandolo della matassa di un caso intricato, in un posto che gli è alieno. E' un fatto provato che i migliori investigatori siano espressione di una realtà sociale che conoscono, perché ci sono nati, o che hanno imparato a conoscere, in quanto la frequentano da anni. Conoscere soprattutto le dinamiche sociali è di fondamentale importanza per capire in quale contesto (sociale appunto) si sia sviluppato un crimine per poi provare a indagare nei confronti di chi che risulta sospetto.
I criminali, siano essi serial killer, piuttosto che terroristi o stupratori, si muovono in ambienti che conoscono e in cui sono, in qualche modo, integrati. E' una necessità tattica, il "diverso" viene immediatamente riconosciuto dalla comunità (territoriale o sociale) e più facilmente segnalato e scoperto.
In generale, le comunità funzionano come un organismo. A volte, sembra che le componenti siano slegate ed invece non lo sono; sembra che accettino passivamente gli esterni e invece, non lo fanno. Le comunità tendono ad espellere, a "ghettizzare" i diversi (il nero in una comunità di bianchi e viceversa, così pure l'eterosessuale in una comunità di gay, il cristiano in una comunità di musulmani ecc.), al pari di un organo trapiantato anche l'elemento umano ha difficoltà a integrarsi, ci riesce solo con il tempo e spesso con l'accettazione di alcune regole sociali non proprie. La comunità territoriale (intesa come insieme di persone che abitano lo stesso territorio) e le comunità sociali (intese come gruppi di persone che hanno interessi, regole sociali, modi di vivere e di sentire comuni) sono presenti nello stesso spazio e tempo.
Più elementi, estranei a una comunità territoriale già strutturata, formano dei gruppi diversi (o sotto-comunità) che hanno regole differenti rispetto al luogo che abitano. Se e quando si integrano con la comunità autoctona, spesso lo fanno in qualità di sotto-comunità (es. i gruppi etnici delle nostre città) e a volte, tramite rappresentati istituiti ad hoc. Se la comunità territoriale (quella che abita un territorio) è percepita come unica, le comunità sociali (che definisco anche gruppi) sono invece diversissime e vanno da quelle etniche, familiari e di provenienza geografica, a quelle religiose, sportive e si differenziano ancora per occupazione, status, gusti sessuali, "fede" sportiva, ecc. Esistono tanti gruppi (e sotto gruppi) sociali quanti sono gli elementi che possono accomunare un certo numero di persone. Per avere successo, il criminale deve muoversi agevolmente nel territorio e tra i vari gruppi, senza risultare dissonante. Ad esempio, uno stupratore seriale che sceglie le sue vittime tra le donne che frequentano un centro sportivo, dovrà essere integrato socialmente in quel luogo, per non destare immediati sospetti.
Ogni uomo, e anche il criminale, è espressione di più gruppi sociali e per avere libertà di manovra, nell'ambiente che lo ospita, deve ricevere la solidarietà (anche in termini di omertà o connivenze) delle sue comunità: territoriale e sociale. Questo è il motivo per il quale in qualsiasi posto dei malviventi iniziassero un sequestro di persona, il luogo di detenzione sarebbe quello di loro provenienza. I killer, stupratori o rapinatori seriali non fanno eccezione, si muovono tutti nei loro territori che spesso coincidono con i luoghi che abitano (o hanno abitato), in contesti sociali in cui si muovono agevolmente. Il truffatore che decide di incassare del denaro da ignari risparmiatori, ufficialmente per investirli in borsa, ma che invece scappa all'estero, deve muoversi, vestire, parlare e magari essere conosciuto nell'ambiente, come un vero e proprio consulente finanziario. Anche i latitanti (in special modo i mafiosi) storici non si sono mai troppo allontanati da casa, a cui fanno da contraltare gli attentatori dell'11 settembre che, pur se lontani dai luoghi di nascita, "sembravano" perfettamente integrati nel territorio, come lo erano nella comunità jihadista.
E’ ragionevole pensare che esista la necessità investigativa di conoscere non solo i territori e le comunità ma anche i gruppi sociali, se si vuole avere la speranza di risolvere casi complicati, soprattutto quando la tecnologia non aiuta.
Quando viene perpetrato un crimine complesso, poter interagire in una comunità sociale in cui il crimine ha trovato spazio, diventa un'arma vincente nelle investigazioni di Polizia. Non si tratta dell’infiltrato ma di una persona che riesce a dialogare con la comunità al fine di recuperare informazioni preziose. Tuttavia, non si ottiene nulla se prima non si conoscono le comunità sociali, le loro regole di convivenza, i luoghi di ritrovo, le abitudini ecc. (in questo c'è parte del lavoro della famosa “Polizia di prevenzione”).
E' curioso ma da quando si fa affidamento esclusivo sulla tecnologia, la conoscenza diretta dell'uomo e del suo territorio sta scomparendo. Affidarsi alla tecnologia ha portato degli indubbi vantaggi in termini operativi ma da quando “Sigint” (Signal Intelligence, spionaggio di segnali elettromagnetici) ha sostituito “Humint” (Human Intelligence, attività di intelligence che consente la raccolta di informazioni mediante contatti interpersonali), sono stati fatti anche errori di valutazione che hanno portato a scelte operative sbagliate e non solo nel mondo delle agenzie di intelligence.
Rispetto al passato sembra che, attualmente, le Forze di polizia abbiano perso il controllo del territorio, i segni sono visibili a tutti, in quelle zone di ampia illegalità che si palesano in tutta Italia (questi esempi su tutti: “la terra dei fuochi” o le fabbriche e le coltivazioni che impiegano “schiavi” nelle Chinatown cinesi, come nei campi di pomodori in Campania) e che sono possibili perché il territorio non viene più costantemente ed efficacemente “battuto” e controllato (anche amministrativamente). Le Forze di polizia hanno perso anche la conoscenza diretta delle persone, espressione di quelle sotto-comunità sociali in cui i criminali si muovono. I più obietteranno che è impossibile conoscere tutti i dettagli delle sotto-comunità e questo è poco confutabile, ma se si inizia da una buona base di partenza ci viene in aiuto la comunicazione. Quello che non si sa, "alla bisogna" s'impara: comunicando.
Si comunica con le persone e da loro si può conoscere "il modo di vivere e di sentire" di un gruppo che ha creato e in cui vive un criminale ancora sconosciuto. Iniziando da uno strumento utilissimo che è la "Polizia di prossimità" che dà la possibilità di conoscere "vita, morte e miracoli" di una comunità territoriale, per arrivare alle informazioni apprese in via “riservata”, fino alle sommarie informazioni testimoniali che, se ad ampio respiro e non stringate e sterili, sono fonte inesauribile di informazioni e anche se non immediatamente utili, lo possono diventare. Bisognerebbe aggiungere all'investigatore, allora, un nuovo (vecchio) skill: dialogare con la gente, tra la gente (prima che avvengano i reati e non solo dopo).
Saper dialogare, imparando a conoscere i gruppi sociali, dovrà essere un impegno per gli investigatori se vogliono invertire una tendenza piuttosto antipatica. Cinquanta anni fa le Forze di polizia scoprivano i reati e poi avvisavano i giornalisti, oggi, molti reati sono scoperti dai giornalisti che poi avvisano le Forze di polizia. La spiegazione è semplice: i giornalisti (anche se sempre di meno) "battono" ancora il territorio, parlano con le persone e apprendono informazioni utili per conoscere le varie sotto-comunità e non di rado, grazie a questo e ricerche documentali (storiche, informatiche ecc.), scovano anche dei reati.
L’obiettivo futuro allora dovrebbe essere quello di anticipare “Le Iene” o “Striscia la Notizia”, invece del semplice, “acquisire le immagini”, per contestare i reati.

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