La prima controffensiva del governo centrale al dilagare del fenomeno mafioso è costituita dalla necessità di aggredire i patrimoni conquistati illecitamente dalle famiglie mafiose che, oramai, risiedono stabilmente in molte regioni del territorio nazionale.
Tra queste ultime il Lazio che con circa 50 comuni su 378, è una delle regioni dove le infiltrazioni mafiose, trovano un terreno particolarmente interessante ed alquanto coltivabile.
Ovviamente tale contrattacco del governo centrale deve essere poi calato ed adeguato a livello regionale ed accompagnato da un disegno che faccia realmente comprendere quale sia oggi il quadro complessivo delle strategie criminali delle varie organizzazioni caratterizzate da mafiosità, operanti in questo caso nel Lazio, ed i loro rapporti con le organizzazioni criminali locali.
Il Lazio appare come una regione ideale per il reinvestimento dei capitali illeciti. Un vero e proprio laboratorio per alchimie economiche e politiche delle cosche, rappresentate da pericolosi esponenti della 'Ndrangheta, di Cosa Nostra e della Camorra.
Il Lazio e la Capitale sono, oramai, campo di manovra di tutte le mafie.
Rifugio sicuro di molti latitanti di rango. Luogo da "colonizzare", come già progettato alla fine degli anni 60 da padrini di Cosa Nostra come Frank Coppola e, più tardi, da boss della 'Ndrangheta e della Camorra, che, grazie alla presenza nella regione di esponenti di famiglie loro contigue, destinati al soggiorno obbligato, hanno sviluppato vere e proprie attività economico/criminali.
Oltre a ciò, da diversi anni, nella regione si è accentuata la presenza della criminalità straniera: formazioni rumene, albanesi, cinesi, nigeriane e di matrice russa. Quest'ultima impegnata soprattutto in operazioni di riciclaggio e reinvestimento di denaro.
Eppure, mafie italiane e straniere sembrano convivere senza conflitti rilevanti. Anzi, collaborano, fanno affari insieme, soprattutto nel campo della droga, delle armi, della prostituzione, gioco d'azzardo e dei falsi.
E tale collaborazione deriva dal fatto che non si spara. Ciò non significa che il fenomeno non sia presente, anzi, possiamo dire che in questo momento si registra una sorta di cosiddetta "tregua o pace criminale” segnale che la criminalità organizzata è forte e ben radicata nei settori vitali dell'economia regionale, Quest'ultimo aspetto, anche se non visibile, proprio in ragione di una logica del profitto, operando in totale assenza di regole, produce effetti devastanti per l'intera collettività.
Tutto ciò a scapito della tutela dell'ambiente e della salubrità delle persone.
Proviamo, per un attimo, a guardare le formazioni criminali che si muovono nel Lazio. Le famiglie camorristiche dei casalesi insediate principalmente in vaste aree della provincia di Latina e nelle aree più ricche della provincia di Frosinone. Un vero e proprio controllo di segmenti del territorio. Condizioni di monopolio delle attività illecite tradizionali, “stupefacenti, armi, esercizio della violenza, intervento sul territorio e sulle attività economiche attraverso forme di partecipazione estorsiva o di usura si accompagnano a forme di reinvestimento massiccio del denaro sporco attraverso l'aggiudicazione dei grandi appalti.
Pertanto possiamo dire che la criminalità organizzata, principalmente "camorra", è fortemente presente nel Lazio. ciò, anche, per una questione geografica. Soprattutto nel basso Lazio, “Sud Pontino” e cioè la zona confinante con il territorio dei casalesi. Le possiamo considerare, da un punto di vista criminale, propaggine della Campania.
Le attività presenti sono varie: quella del cemento, quella della catena della distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, (dove è noto che vi è una fortissima presenza della criminalità organizzata calabrese e campana), nella realizzazione delle grandi opere, nelle imprese impegnate nell'edilizia, nelle strutture alberghiere, nel settore della ristorazione, nello smaltimento di rifiuti, nei supermercati, nel settore turistico e delle agenzie portuali, quest'ultime considerate strategiche per altri traffici, ed attualmente, quello che costituisce l’affare del momento, i Centri Commerciali. Quindi dovunque c’è da investire vi è la presenza della criminalità organizzata.
Ormai nel Lazio è provato l'insediamento stabile di famiglie criminali della Camorra, della Ndrangheta e della Mafia che ben si legano con famiglie criminali autoctone e storiche come la "Banda della Magliana".
Proprio quest'ultime costituiscono il cosiddetto emporio o la cosiddetta lavatrice delle vere e proprie cosche mafiose.
Alla luce di ciò, tracciando una ripartizione geografica provincia per provincia della presenza delle cosche, dobbiamo, purtroppo constatare che non esiste provincia laziale, pur con i dovuti distinguo, del tutto esente da tale contaminazione.
Anche se il tessuto politico/amministrativo regionale mostra, forse, una buona tenuta alle infiltrazioni caratterizzate da mafiosità, a nostro parere, occorre rivisitare attentamente il fenomeno legato alle cosche per quello che è, e per quello che sono e, cioè " elementi fortemente condizionanti del tessuto economico, sociale e politico".
A dimostrazione di quanto detto sono i numerosi arresti e sequestri di beni avvenuti nella regione in quest'ultimo periodo. Sequestri di beni di ingente valore, da destinare, come da normativa alle finalità di uso sociale, ma che oggi, in mancanza di chiari obiettivi, potrebbero avere diversa destinazione se non supportati da una corretta ed attenta legislazione regionale in funzione di antimafia.
Se, nel Lazio, forse per non destare allarme sociale, tutto ciò venisse ricondotto al solo fenomeno circoscritto e finalizzato a rappresentare una regione, non contaminata da mafiosità, ma solamente violata ed aggredita dal traffico di droga e dalla cosiddetta micro-criminalità, senza poi effettivamente guardare oltre, cioè cosa c'e' dietro questi fenomeni, cosa si muove e quale reimpiego abbiano i capitali che derivano da queste sottostrutture criminali, sicuramente, arriveremo a combattuto una battaglia, già persa in partenza.
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