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ottobre-dicembre/2016 - Panorama sindacale
Siulp
Rappresentanze sindacali - Riforma che urge
di Giovanni Sammito - Siulp

Da tempo si parla invano di riforma della rappresentanza. E anche nel nostro settore, benché forse più che altrove se ne avvera impellente il bisogno, si assiste ad un’inerzia sconforante da parte della cosiddetta controparte.
E’ paradossale ma in tal senso quel poco che si è fatto, ad esempio in materia di razionalizzazione, è da attribuire più ad iniziative sindacali che alll’Amministrazione. A tale riguardo basti ricordare la limitazione dei componenti da convocare in sede di riunione delle commissioni paritetiche provinciali piuttosto che la costituzione delle federazioni. Due modiciche, non c’è dubbio, che hanno consentito di ridurre di parecchie migliaia le giornate di permessi sindacali.
E’ evidente che però non basta. E con molta probabilità ancora una volta dovrà essere il sindacato ad avere il coraggio di mettersi in discussione per acquisire maggiore credibilità e quindi avvrescere la sua forza contrattuale ora eccessivamente parcellizzata. Lo diciamo da tempo: “troppe sigle indeboliscono”. E qui risiede la ragione per la quale l’Amministrazione assiste impassibile ed anzi favorisce questo tipo di degenerazione!
Perché è risaputo che non intercorre alcuna relazione positiva tra il reale grado di ‘rappresentatività’ e l’eccessivo numero di formazioni che costituiscono il panorama sindacale in Polizia. Troppe non v’è dubbio. Ma quanti sono esattamente i sindacati che si sono costituiti a 35 anni dalla gloriosa riforma 121/81?
L’ultimo censimento aggiornato a gennaio dell’anno corrente aveva portato l’asticella a quota 29! Di queste, fatta eccezione per tre o al massimo quattro ben identificate ed in qualche modo storicizzate, le restanti tra gennaio e ottobre di ogni anno subiscono continue metamorfosi dovute a ‘transiti’ o ‘cambi di denominazione’ dettati da necessità connesse al superamento della fatidica soglia di sbarramento ancorata al 5%. Ovvero­ circa quota 4.650 in considerazione del fatto che ora l’organico complessivo è stato fissato a quota 93.000 unità. In altre parole, attraverso le ‘porte girevoli’ delle cosiddette federazioni, si assiste ad una ‘variegata transumanza annula’ che, ad eccezione di Siulp, Sap e Silp per la Cgil (sindacati in se), coinvolte tutte le altre.
Gli effetti collaterali di questo genere di ‘apparentamenti’ sono molteplici. Si va dalla costituzione di cartelli che spesso mettono insieme sindacati di cultura e tradizioni completamente diversi, a quelli di natura più immorale anche sotto il profilo dell’uso delle risorse che la legge 121/81 pone a disposizione della rappresentanza. Emblematico il malcostume d’occupazione di cariche sindacali in assenza di iscritti. Oppure, solo per fare un altro esempio, quello dell’utilizzo improprio di permessi sindacali, un genere, questo, di diseconomie destinato a dilatarsi a dismisura.
Insomma, in tema di rappresentanza è quanto mai urgente promuovere iniziative capaci di invertire questa tendenza suicida. Come? Personalmente ritengo che sia arrivato il momento di coinvolgere i colleghi in questo tipo di dibattito in modo da favorire, attraverso la conoscenza più approfondita del fenomeno, una maggiiore determinazione nel pretendere una riforma capace di valorizzare i sindacati realmente rappresentativi rispetto a quelli che nascono, mutano, nuoiono e rinascono per finalità completamente avulse dall’interesse della categoria.
In tal senso sarebbe già un bel passo avanti se lo sbarramento al 5% potesse valere anche su base provinciale. E, contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, non verrebbe vulnerato affatto alcun principio democratico. Anzi, accadrebbe esattamete il contrario poiché la contrazione del numero di sindacati comporterebbe l’accrescimento della forza democratica espressa attraverso l’istituto della rappresentanza.
D’altra parte stiamo parlando del modello confederale dove sostanzialmente ancora oggi esistono quattro grandi poli. In altre parole si tratterebbe di tornare al modello originario avviato in Polizia all’indomani della legge di riforma allorquando per contare i sindacati erano sufficienti le dita di una sola mano!
Forse erano pochi ma non ci è dubbio che erano anche più forti ed autorevoli

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