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ottobre-dicembre/2016 - Interviste
Anniversario
Dall'alluvione a Firenze nel '66 al terremoto nell'Italia centrale. Cosa significa convivere con la paura?
di Francesco Toniarini

In un 2016 segnato dalle scosse in Centro Italia che sembrano non
volersi fermare e tengono i cittadini nella morsa della paura,
lo scorso 4 novembre è ricorso il 50esimo anniversario dell’Alluvione
di Firenze, una delle tragedie più grandi che hanno colpito il nostro
Paese dai tempi del dopo-guerra. E un sentimento. La paura.
Oggi lo sciame sismico sta costringendo le popolazioni
a convivere con una paura costante. Quali sono gli effetti negativi
di questo sentimento collettivo?
Lo abbiamo chiesto alla sociologa Chiara Saraceno


Mezzo secolo fa, a Firenze, la prima vittima dell’alluvione dell’Arno fu un sorvegliante degli impianti idrici, alle tre del mattino del 4 novembre 1966. Iniziò così.
Un evento terribile, che sconvolse il capoluogo toscano, dopo due giorni di pioggia incessante, e tutta la Toscana.
Tutta Italia si mobilitò e vi fu un moto solidale pure all’estero: uno degli appelli più famosi si dovette a Edward Kennedy; Franco Zeffirelli girò un documentario, e così via. Oggi, Firenze espone in piazza i mezzi d’epoca dei Vigili del Fuoco, sempre benemeriti, anche allora; ha di nuovo invitato gli angeli del fango. Ma chiunque abbia almeno 60 anni, ricorda che cosa fu, allora, la mobilitazione dell’intera penisola: una delle pagine più drammatiche e una reazione tra le più nobili.
L’acqua saliva, in Santa Croce e in San Niccolò aveva superato i cinque metri.
Nelle trombe scure e strette dei palazzi più popolari si controllava il livello al lume delle candele. Ma non era più acqua. Ormai era morchia. La nafta era uscita dalle case e l’Arno se la portava o-vunque, e solo un sentimento collettivo sembrava unire le persone, la paura.
Oggi , nei paesi colpiti dal terremoto la sensazione è la stessa.
Le continue scosse hanno provocato il panico, e non bisogna sottovalutare le conseguenze della paura che, inevitabilmente, ha contagiato molte persone in questo sciame sismico infinito.
Un trauma che può degenerare in uno stato ansioso permanente e che può provocare shock, ansia e angoscia in moltissime persone.
Insonnia, disorientamento, senso di agitazione, battito cardiaco accelerato, sussulti al minimo e insignificante rumore: sono i tipici sintomi provati da chi si è trovato a vivere l’esperienza del terremoto nell’Italia centrale, in questi ultimi due mesi e soprattutto la fortissima scossa della mattina del 30 ottobre.
I drammatici eventi degli ultimi giorni sono stati fortemente destabilizzanti per le persone. Nelle ultime settimane, a fatica ci si stava abituando alle piccole scosse di assestamento, certi che a breve si sarebbe tornati alla normalità. Ma ecco che è arrivato un imprevisto, un altro forte e lungo terremoto, che ha danneggiato, distrutto e impaurito più dei precedenti. E così l’ansia da terremoto è diventato, per molti, vero e proprio panico.
La reazione fisiologica, che chiunque sperimenta dopo questi eventi, si tramuta in patologia se la situazione è reiterata nel tempo e non trattata. Le persone vivono in una terra che non smette di tre-mare, in un continuo stato di allarme ed esasperazione che può diventare ansia da catastrofe.
Gli psicologi invitano a non sottovalutare la paura del terremoto: dopo le recenti scosse che hanno sconvolto il Centro Italia, sono molte le persone che hanno perso la casa e che si preoccupano per il loro futuro. In particolar modo la sensazione di allarme costante che si trasforma in attacchi di panico pesa sui 40-45enni, ma chiunque può sviluppare crisi d’ansia che possono degenerare. Gli psicoterapeuti consigliano di mettere in atto subito la strategia dell’agire, per riprendere la routine facendo anche cose banali, utili ad affrontare la situazione e a combattere il senso di impotenza.
Ne abbiamo parlato con la professoressa Chiara Saraceno, sociologa della famiglia e collaboratrice del periodico di inchiesta online La Voce.info, che per molti anni ha insegnato i fenomeni sociali relativi ai nuclei familiari di primo e secondo livello, proprio dal punto di vista sociologico.
A lei abbiamo chiesto di provare ad analizzare i risvolti a medio e lungo termine della paura costante che sta attanagliando da tempo gli abitanti dell’Italia centrale, e non solo, coinvolti in maniera più o meno intensa, dallo sciame sismico.

Come riuscire, oggi, a convivere con l’allerta costante relativa alle scosse di terremoto? Quali possono essere le ripercussioni, emotive e sociali, nel vivere la quotidianità nelle zone colpite dal terremoto, dove lo sciame sismico sembra non volersi arresta-re?
Gli abitanti di quelle zone sono sottoposti a una convivenza con la paura che si sta protraendo da tempo e, certamente, è una situazione psicologicamente molto pesante. Nessuno sa dire quando finirà e, soprattutto, se si potrà tornare come prima, perché i tempi sono lunghi e le persone invecchiano, i bambini crescono e, quindi, occorre prepararsi non soltanto a un’attesa prolungata ma proprio al dover riorientare le proprie aspettative, il proprio ritmo di vita. Una cosa complicata, quindi, perché, per quanto le istituzioni dicano: «Tutto tornerà come prima», il ché è da vedere, nel frattempo bisogna vivere e bisogna crescere, nel caso dei bambini. ... [continua]

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_________________
Il vademecum
dell’Associazione europea
disturbi da attacchi
di panico suggerisce
tre accorgimenti
per superare il panico
da terremoto:

1. respirare in maniera diaframmatica e profonda in modo da riuscire ad abbassare i livelli di adrenalina;
2. evitare di esporsi costantemente a immagini televisive e notizie ansioge-ne;
3. per sonni tranquilli una tecnica utile è concentrarsi su un episodio bello della nostra vita.

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