Il dibattito in Parlamento, la trasversalità
dei temi etici e i contenuti del d.d.l. in esame
Il dibattito alla Camera doveva iniziare il 25 di luglio. E in fin dei conti così è stato: il disegno di legge sulle “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati” a Montecitorio ci è arrivato ed è stato anche incardinato con la discussione generale, però si è subito arenato per essere rimandato a settembre. Sì, perché il muro dei circa 1.700 emendamenti, in larga parte di natura soppressiva e in larga parte presentati dagli alfaniani di “Area popolare”, non ha permesso alle due commissioni competenti, quella Giustizia e quella Affari sociali, di votare definitivamente il testo e di dare mandato al relatore.
Toccherà quindi alle due Commissioni trovare una sintesi per un provvedimento che, almeno nella forma, si presenta snello e tutto sommato semplice. Il problema è che, come è già accaduto per le unioni civili, i temi di natura etica sono trasversali agli schieramenti politici e non sempre deputati e senatori sono disposti ad allinearsi con la posizione ufficiale dei partiti cui appartengono.
Nonostante il rinvio, il primo firmatario Roberto Giachetti e il senatore e sottosegretario agli Esteri - nonché promotore dell’intergruppo che sostiene il d.d.l. - Benedetto Della Vedova si sono detti soddisfatti perché per la prima volta nella storia parlamentare italiana si discute in assemblea un provvedimento del genere.
Il testo si presenta al voto con le firme di 221 deputati a sostegno - 87 del Movimento cinque stelle, 85 del Partito democratico, 24 di Sinistra italiana, 16 del Gruppo misto, 7 di Scelta civica e 2 di Forza Italia – ma a Montecitorio per ottenere la maggioranza necessaria dovrà incassare almeno 315 sì. A Palazzo Madama, invece, si dovrebbe partire con il via libera di 73 senatori.
Ma cosa propone questo d.d.l.?
Il provvedimento prevede la detenzione lecita di 5 grammi di cannabis per uso personale e ricreativo, che possono arrivare fino a 15 in un domicilio privato. Sarà permesso avere cannabis per uso terapeutico entro i limiti indicati nella prescrizione medica, limiti che in questo caso possono superare quelli previsti per l’uso ricreativo. Anche la coltivazione verrà disciplinata: si potranno coltivare fino a 5 piante di cannabis e detenerne il prodotto ricavato; per la coltivazione personale non ci sarà bisogno di una autorizzazione ma basterà inviare una comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli competenti per territorio. La coltivazione in forma associata, invece, come nel caso dei “cannabis social club spagnoli”, sarà consentita solo ai maggiorenni residenti in Italia e in numero non superiore a cinquanta. Ciascun cannabis social club può coltivare fino a 5 piante di cannabis per ogni associato. Sarà possibile iniziare a coltivare decorsi trenta giorni dall’invio della comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli competenti per territorio. ... [continua]
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