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ottobre-dicembre/2016 - Articoli e Inchieste
Anniversario
Firenze, cartoline dall'alluvione
di Fabrizio Condò

Lo scorso 4 novembre le celebrazioni per il cinquantenario
del disastro. Mattarella: “Sembrava l’Inferno di Dante”.
“Una lezione perché non succeda mai più” il monito del sindaco
Nardella. La commozione degli Angeli del Fango


meraviglioso. Unico. Perché, orgogliosa e volubile, continua a specchiarsi nei versi di Dante, il genio partorito e rinnegato, e nelle acque dell’Arno, che pure sommersero la sua ineguagliabile bellezza 50 anni fa. Ma seicentomila metri cubi di fango non ne hanno nemmeno intaccato il fascino quel 4 novembre 1966, quando l’alluvione più famosa della storia recente – per citare un dispaccio dell’Ansa – trasformò la città medicea in “un immenso lago immerso nelle tenebre”. Un’immagine che sembra tratta proprio dalla Divina Commedia, cui ha attinto anche il presidente Mattarella nel suo discorso a Palazzo Vecchio, al culmine delle celebrazioni del cinquantenario: “Sembrava quasi che si fossero materializzati gli elementi – l’‘acqua buia’, le ‘onde bige’, la ‘lorda pozza’ dello Stige – descritti da Dante nel lugubre paesaggio dell’VII Canto dell’Inferno”.
Ecco, un inferno d’acqua, ossimoro drammaticamente perfetto per lo straripamento dell’Arno. Dopo giorni e giorni di piogge torrenziali il fiume si avventò sulla culla del Rinascimento, seminando morte e distruzione. Firenze fu annientata. 35 morti, interi quartieri allagati, l’immenso patrimonio culturale sfregiato (1.500 le opere d’arte danneggiate). Le notizie e le immagini fecero il giro del mondo, contribuendo a far scattare una gara di solidarietà senza precedenti e nacque l’epopea degli Angeli del Fango. Fu la penna del giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Grazzini, a ribattezzare l’esercito di giovani volontari che si riversò in città da ogni parte del mondo, per soccorrere le popolazioni e mettere in salvo i capolavori della città. A distanza di 50 anni quell’esercito è tornato ad invadere le strade di Firenze.
E allora ripartiamo da qui, dal 4 novembre 2016, Piazza della Signoria, il cuore pulsante di Firenze. Gli Angeli che hanno raccolto l’invito del sindaco Nardella salgono l’imponente scalinata di Palazzo Vecchio che conduce al Salone dei Cinquecento. Hanno un cartellino al collo – “Angelo del fango” – ma gli occhi lucidi e l’emozione stampata sul volto sono più eloquenti di una carta d’identità. Ieri giovani, oggi più attempati, sono loro che saldano il 4 novembre di ieri con quello di oggi, sono loro che si siedono con compostezza ed un’educazione fuori moda sulle seggiole di plastica, in attesa di un consiglio comunale straordinario, nel quale sono gli invitati speciali, più di ogni altro. In prima fila, a guidarli idealmente, uno di loro, l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori. ... [continua]

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