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Luglio-Settembre/2016 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Il mondo del lavoro
Le illusioni dei futuri pensionati
di Giancarlo Laino

C’è chi rimane ancora aggrappato all’idea che sarà lo Stato a coprire in maniera completa i bisogni della futura vecchiaia. La previdenza pubblica sembra però registrare segnali di pensioni sempre più scarse, quindi i singoli lavoratori sono stati esortati, sia dal legislatore che da altre parti sociali, a provvedere autonomamente ad un’integrazione del proprio assegno pensionistico, esortando l’adesione a forme di previdenza complementari.
Il sostegno della previdenza aggiuntiva, però, ha portato alla luce alcune distorsioni: non può trattarsi di convenienza assoluta; l’opinione pubblica ha creato così alcuni falsi miti di cui i lavoratori non sono consapevoli, perché manca loro ancora un‟informazione adeguata.
La stessa scelta di far confluire il Tfr nei pilastri integrativi lascia spazio a molti dubbi; ci vorrà, dunque, un confronto tra le caratteristiche che sono proprie alla gestione del Tfr stesso rispetto ai fondi pensione e alle fip (forme individuali pensionistiche), in termini di rivalutazione, protezione verso l‟inflazione e le garanzie in caso di fallimento aziendale.
La soluzione ideale, come già ribadito più volte, si rivela dunque il bilanciamento tra Mercato e Solidarietà, tramite un impiego mirato delle risorse destinate in termini di utilità sociale
Infatti ci si trova in un‟era di doppio passaggio: cambiamento da Stato puramente sociale a sistema in cui aumenta la voce della responsabilità privata da un lato e la trasformazione da un sistema previdenziale monolitico ad un’articolazione in una struttura multi-pilastro dall’altro; l’evoluzione del sistema pensionistico dovrebbe proprio prendere spunto dai fattori di crisi emersi.
Il nuovo modello del sistema italiano dovrà garantire dunque utilità individuali, tanto quanto convenienze pubbliche.
Nella gestione della previdenza obbligatoria il regime pubblico ha compiuto nel passato un importante sostenimento dello sviluppo sociale, tramite il potenziamento della capacità produttiva delle imprese italiane e l’accrescimento generale della popolazione.
Lo Stato ha offerto la copertura necessaria al tessuto caratteristico del nostro Paese composto da piccole e medie imprese per garantire loro la ripresa economica del dopoguerra, che permettesse di porre la nazione in una buona posizione di competitività anche nei confronti dell’estero.
Oggi questo ciclo di protezione sociale risulta concluso, per non dire quasi dimenticato.

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