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Luglio-Settembre/2016 - Mondo Poliziotto
Siulp
Orizzonte Sicurezza. La distinzione degli "illuminati"
di Eugenio A. Bravo - segr. prov. Siulp Torino

Governo buono governo cattivo, politica buona politica cattiva, sinistra sì destra no e viceversa; meglio il rosso del nero, viva il nero abbasso il rosso; e ancora… noi siamo più bravi loro sono più cattivi, noi siamo seri loro no, noi abbiamo l’onore e la morale indefettibile gli altri sono dei reietti ingloriosi, noi capiamo tutto gli altri non capiscono niente.
Per non parlare poi degli esperti in massime, in aforismi, dei dispensatori di perle di saggezza che sempre consigliano, suggeriscono, disponibili senza riserve, nella loro summa loquacità, verso gli altri: campioni di buon esempio in tutti i campi o solo in quelli in cui sono interessati e ciò a prescindere dalla loro discutibile biografia. Adulatori delle teorizzazioni e dell’astrattismo sono poco inclini al senso pratico e alla concretezza.
Sembra che la parola d’ordine sia attardarsi nel compiacersi nella spasmodica rappresentazione di dimostrarsi il più bravo, il più saccente, il più capace, il più competente, il più presente, in una parola il più appariscente. Vogliono distinguersi mediante l’artificiosa ed orgogliosa considerazione di sé.
C’è sempre qualcuno che ne sa più del libro e che ci illumina con il suo irresistibile punto di vista. Un irresistibile punto di vista che si prostra solamente nell’irrefrenabile desiderio di lusingare il capo del momento a prescindere da ciò che fa e da ciò che dice, ma per il sol fatto di esistere.
E’ probabile che la democrazia, il libero pensiero, accresca l’innata ragione umana che deve porsi e proporsi differenziandosi. Ma è proprio l’indiscutibile proposizione universalistica delle idee che diventa insopportabile e che non aiuta il dialogo e la costruzione del bene comune.
Differenze indifferenziabili che solo grazie al pressapochismo e i limiti culturali di questi geni del distinguo, tutto l’ingegno viene proteso nello scovare con la lente d’ingrandimento diversità spesso inesistenti ma ancorchè necessarie per solcare prepotentemente la politica, la società, il sindacato, ovunque… occorra dividere, distinguere.
Una differenziazione fondata sull’intolleranza “la fonte segreta di tutte le divisioni”.
La costante volontà di smarcarsi dall’altro sottolineandone con arroganza o con dissimulata prosopopea i difetti, rifiutarsi in modo aprioristico di cimentarsi in analisi costruttive guardandosi bene dall’invitare in modo asettico ad una moderata riflessione sugli impegni comuni e sulle idee, limita e ridimensiona in negativo anche il pensiero più avanguardistico e giusto: stronca sul nascere la realizzazione delle aspettative.
Eppure autocelebrarsi e autoglorificarsi, qualunque sia l’interesse comunitario di cui si tratti, non aiuta il conseguimento del fine e men che meno la sua produzione valoriale. E non è certo la fedeltà a un dogma ciò che distingue questi “illuminati”, quanto piuttosto la voglia incontenibile di mettersi in mostra.
Ma il tranello dei sibillini che si manifestano umili tra gli umili e persino peggio; già perché è proprio tipico della prosopopea più becera quella di autoproclamarsi umile difensore dei più umili, salvo poi essere insofferente verso chi osa esprimere giudizi o critiche su di loro o sul loro operato.
Non è facile modificare un sistema che ha quale denominatore comune l’uso spregiudicato delle strumentalizzazioni destinate sempre e comunque a salvaguardare un interesse di parte. Molto spesso chi punta il dito accusando altri di strumentalizzare, appena potrà, non esiterà a fare della strumentalizzazione un mezzo utile per il proprio fine. Strumentalizzazione contro strumentalizzazione o meglio strumentalizzare la strumentalizzazione e così via sine die, offuscando e mitigando la realtà delle cose, infierendo, senza riguardo, anche su quelle giuste.
Ma se per Aristotele “l’uomo è un animale socievole”, perché ci sembra che permanga ancora quello stato di natura di hobbesiana memoria?
Il rispetto verso il prossimo, comunque costui pensi o valuti le cose, non osteggiato con l’aiuto di barocche elucubrazioni ma con intelligenza e lungimiranza non senza determinazione, questa sì è l’auspicabile connotato che può fare la differenza: nel mentre valorizza la diversità del pensiero, può a ragione formare ed educare al confronto costruttivo, lasciando comunque libero sfogo alle passioni, ai moti dell’animo.
Rifuggire dall’esaltazione dell’ego o semplicemente dall’ignoranza che fa pensare a qualcuno di essere un illuminato, obbligato ad irradiare gli altri della sua luce accecante e... fastidiosa, potrebbe essere un primo passo.

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