E’ una delle migliaia di immagini che hanno fatto il giro del mondo che però, solo insieme ad una manciata di altre, rappresenta in maniera chiara ed inconfutabile, l’impotenza, il terrore, lo sgomento, di chi ha subito il terremoto; lo stesso terrore che si legge, ugualmente inequivocabilmente, negli occhi del sovrintendente che quella notte era in servizio sulla Volante, come l’impotenza dell’autista della stessa Volante.
Sono loro i primi ad arrivare ad Amatrice, 25 minuti dopo la prima terribile scossa; i primi a rendersi conto dell’immane tragedia che si era consumata. Insieme agli stessi abitanti superstiti e via via col passare dei minuti, delle ore, insieme ad altri soccorritori, altri poliziotti, per tutta la mattinata, per tutto il giorno, tutta la sera e la notte successiva e poi il giorno dopo e il giorno dopo ancora, fino a dimenticarsi quanto tempo fosse passato, fino a dimenticare l’ultima volta che si è mangiato o dormito, fino a che l’ultimo lamento si è spento sotto i piedi.
E’ la cosa più terribile che abbia mai sentito in vita mia; è la cosa più terribile che ognuno di noi soccorritori non dimenticherà mai; le voci sotto i piedi.
Probabilmente, anche se in maniera parziale, ognuno a suo modo, riuscirà a metabolizzare, a rimuovere lo strazio e la sofferenza dei superstiti, le grida delle persone ferite, le decine di corpi privi di vita, anche di ragazzi e bambini, adagiati su barelle di fortuna.
Nessuno di noi potrà mai rimuovere le voci sotto i piedi.
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