Signor Ministro, dopo che è stato annunciato al Paese che c’è un esubero di personale nelle Forze armate e che, nemmeno tanto gradualmente, bisogna procedere ad una drastica riduzione, finalmente ci si accorge che esiste una rappresentanza militare a cui illustrare le decisioni già prese.
Ai rappresentanti del personale in divisa a questo punto si cerca di scaricare l’ingrato compito: spiegare al personale che oltre alle pensioni, ai blocchi degli stipendi, allo scippo delle somme sul riordino delle carriere, dall’oggi al domani forse un nutrito gruppo di colleghi non indosserà più la divisa. Un cinismo politico che non può trovarci complici. Questo, scusi l’ardire, è colpire alle spalle i servitori dello Stato. Se Pasolini fosse ancora tra noi non li chiamerebbe più figli del proletariato ma conierebbe una definizione ancora più bassa.
Questa è l’amara istantanea degli uomini in divisa oggi, oggetto di scherno e rabbia da parte di chi protesta contro il potere. In senso metaforico si può dire che siamo gli eunuchi dello Stato privati del diritto di essere cittadini tra i cittadini con la negazione dei principi stabiliti dalla carta costituzionale di cui si vuol dare l’interpretazione più restrittiva possibile se si tratta di Forze armate.
Non venga strumentalizzato artatamente questo pensiero. Non siamo nostalgici di un mondo che abbiamo lasciato alle spalle né integralisti che non si rendano conto del cambiamento che è avvenuto nel mondo. E’ il linguaggio dei servi di questo Paese che vede costretta a fare i conti con una classe dirigente – cito le parole del Presidente del Consiglio - inetta e disamorata del proprio Paese che ha portato l’Italia sul baratro del disastro economico/finanziario. Questo sfascio avrà pur dei responsabili? Chi sta pagando il prezzo della riscossa è proprio la forza operosa di questa Italia. I contribuenti onesti che ieri come oggi stanno facendo a costo di enormi sacrifici la loro parte. Ma c’è un limite oltre il quale non si può andare . E’ troppo oneroso risollevare l’Italia da questo pantano confidando sempre nel prelievo nelle tasche dei soliti noti e soprattutto ridurre le spese dello Stato facendo tagli senza verificare le conseguenze che questi creano al patrimonio umano.
Qualsiasi imprenditore sa che il patrimoni umano è la maggiore risorsa di un’azienda. Soltanto gli uomini dell’alta finanza, si affidano a meri calcoli ragionieristici per fare quadrare i conti anche se questi vanno a discapito degli uomini.
Uno Stato, però, non può fare questo. Esso fonda la propria esistenza proprio sul popolo e quindi sul patrimonio umano che mai potrà essere rottamato come una carcassa di autovettura.
Tagliamo, riduciamo i costi, ma non sugli uomini. Via i privilegi, via le auto blu, via anche la corsa agli armamenti ma via anche i tanti generali senza truppa o le sovrapposizioni e doppioni di compiti e competenze tra le varie Forze di polizia e/o Forze armate.
In tempi di vacche grasse tutto passava inosservato oggi anche i cappellani militari fanno notizia se sono un costo. Presidente Monti, il suo Governo invita i cittadini a segnalare dove intervenire per fare tagli. I delegati Cocer firmatari del presente documento sono pronti a dare il proprio contributo ed essere auditi nelle sedi competenti per fare la propria parte, Signor Ministro della Difesa provi a crederci, possiamo farlo senza toccare il personale e di conseguenza le famiglie.
E’ noto a tutti che nonostante una chiara lettera del Signor Presidente del Consiglio sulla necessità di contenere i costi, le amministrazioni militari prevedono feste ad ogni piè sospinto. Dal Santo d’Arma e/o di Corpo, alla festa d’Arma e/o Corpo, con tanto di cerimonie ad ogni cambio di comandante. Un continuo brindare che costa alle tasche dei contribuenti cifre assolutamente insostenibili. Ma tant’è la Festa è sacra. Non si tocca. Meglio tagliare gli uomini che lo champagne.
Volete limitare i costi della rappresentanza militare prevedendo limitazioni di bilancio. Noi del Cocer della Guardia di Finanza diciamo che siamo pronti a fare un passo in più. Siamo pronti ad autofinanziare la rappresentanza stessa. A condizione che essa sia esterna all’amministrazione. Come un normale sindacato di categoria.
E’ opportuno che il Parlamento ascolti il popolo. Non si governa senza popolo e noi siamo popolo che il parlamento ha il dovere di ascoltare. E’ giusto che i rappresentati scelgano liberamente i propri rappresentanti, che ognuno si doti dell’organizzazione che più gli aggrada e che lo Stato intervenga con norme ben precise per limitare lo spazio di manovra negli ambiti previsti dalla Costituzione.
Ci ascolti Signor Presidente del Consiglio e Signor Ministro della Difesa e vedrete che non ne sarete delusi.
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